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Caro Conte, le spiego perché non è poderoso il decreto che ha sbandierato. Firmato: Zanetti

Ma come si fa a definire “poderoso” un decreto che afferma di garantire 400 miliardi di liquidità stanziando 3-4 miliardi e continua a rinviare le scadenze fiscali di due mesi in due mesi? Il commento di Enrico Zanetti, tributarista e già viceministro alle Finanze

Ma come si fa a definire “poderoso” un decreto che afferma di garantire 400 miliardi di liquidità stanziando 3-4 miliardi e continua a rinviare le scadenze fiscali di due mesi in due mesi per non mettere nemmeno un euro di indebitamento sul 2020?

Già nei giorni scorsi avevamo anticipato che 400 erano i miliardi da garantire, ma avevamo anche stimato in 30 miliardi il costo realistico di una “vera” garanzia, semplice e immediata, dello Stato.

Hanno messo un decimo, lasciando in piedi per tutti i prestiti sopra 25.000 euro; meccanismi che, quanto a semplicità e immediatezza, faranno il bis delle recenti esperienze Inps.

Per molti, purtroppo, la forma più semplice e immediata di sopperire alla mancanza di liquidità rimarrà quella, sbagliata e pericolosa, di non onorare le proprie obbligazioni verso fornitori e altri creditori.

Tanto più che il decreto, in altra sua parte, sospende la possibilità di ottenere la dichiarazione di fallimento per chi non paga.

Mi chiedo: quale visione del mondo e dell’economia si cela dietro a un decreto in cui, nonostante le meritorie pressioni anche interne alla maggioranza, si fatica tremendamente a erogare in modo generalizzato, senza valutazioni di merito, liquidità alle imprese perché paghino altre imprese e dipendenti, ma al contempo non si esita a prevedere, questa volta sì in modo generalizzato senza valutazioni di merito, la sospensione delle pronunce di fallimento di chi non paga su richiesta di chi non viene pagato?

Il momento è difficile e mi è ben chiaro quanto possa esserlo provare a governarlo e quanto sia più facile parlare, ma questa visione di uno Stato che preferisce aprire “ufficialmente” un temporaneo far west nei rapporti tra privati, piuttosto che mettere in campo un vero “what ever it takes” temporaneo a favore della filiera dei pagamenti, per pretendere poi che ciascuno onori le proprie obbligazioni verso gli altri, francamente mi atterrisce.

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