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Bper, ecco primi elogi (e rilievi) dei sindacati a Montani

Tutte le ultime novità sindacali in casa Bper dopo l'arrivo come azienda di Montani al posto di Vandelli. L'articolo di Emanuela Rossi

 

Pare sia stato un incontro positivo quello che ha visto per la prima volta confrontarsi Piero Montani, da neppure due mesi alla guida di Bper dopo aver preso il posto di Alessandro Vandelli, e i coordinamenti sindacali Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin del gruppo.

Almeno stando alle parole delle cinque sigle che in una nota congiunta hanno detto di aver colto “segnali interessanti di attenzione al benessere dei lavoratori e alla tutela dei clienti” e di auspicare che “queste dichiarazioni si traducano in un diverso approccio alla attività commerciale”.

Montani, forte di una buona trimestrale che è stata influenzata dall’acquisizione degli sportelli di Ubi Banca a seguito dell’Opas lanciata da Intesa Sanpaolo sul gruppo lombardo, non ha nascosto che Bper è diventato il terzo gruppo bancario in poco tempo e che occorre lavorare per il consolidamento e ha poi assicurato che il gruppo parteciperà – anche tramite Pnrr – alla ricostruzione post pandemia.

COS’HA DETTO MONTANI AI SINDACATI

Come riferiscono i sindacati, durante la riunione Montani ha illustrato i risultati dei primi tre mesi dell’anno evidenziando come “l’utile sia stato influenzato da poste straordinarie, in positivo dal badwill dell’operazione Intesa-Ubi, in negativo dagli avviamenti, dai costi di integrazioni e dalle rettifiche addizionali”. L’ad ha posto l’accento sulla recente acquisizione degli sportelli, che ha portato Bper ad essere presente in tutte le regioni italiane, Valle d’Aosta esclusa, con circa quattro milioni di clienti, 18.300 dipendenti e 1.857 filiali. Montani ha ribadito “il fermo proposito di concentrarsi sull’integrazione” e ha sottolineato “il lavoro pesante che ci attende per mantenere i clienti acquisiti ed evitare che le masse ‘si sciolgano come neve al sole’, scongiurando il pericolo della disaffezione della clientela”.

IL CONFRONTO AD-SINDACATI SU SVILUPPO COMMERCIALE, QUALITA’ DEL CREDITO E AGGREGAZIONI

Azienda e organizzazioni sindacali si sono poi confrontate in particolare su alcuni temi, affrontando pure questioni organizzative. Riguardo allo sviluppo commerciale si è detto che “le nuove filiali acquisite e quelle storiche continueranno a lavorare come fatto finora prima di arrivare ad una cultura comune”. Inoltre “il lavoro andrà suddiviso per i vari centri di responsabilità, senza gravare soltanto su chi è in filiale”. Per le organizzazioni sindacali “il passaggio sui carichi di lavoro, definiti non eccessivamente alti e la buona tradizione in tema di moderate pressioni commerciali valgono, a nostro avviso, per il passato, ma per il presente li consideriamo l’auspicio di una inversione di tendenza rispetto ai recenti episodi”. Montani ha dichiarato di condividere l’idea che le vendite allo sportello debbano essere effettuate nel rispetto delle persone coprendo un bisogno della clientela e non creando bisogni strumentali.

In merito alla qualità del credito si è sottolineato come abbiano giocato a favore di tutto il sistema, quindi anche di Bper, le moratorie e come il badwill abbia assicurato in bilancio risorse aggiuntive da utilizzare per coprire i crediti con rettifiche addizionali e assicurare al gruppo “un futuro più sereno”, sebbene sia ancora sconosciuta l’entità dell’onda lunga della pandemia.

Sul fronte – assai caldo – delle aggregazioni il ceo ha riferito che “non vengono presi in considerazione dossier M&A” e che “si ragiona al Piano Industriale in modalità ‘stand alone’ per i prossimi tre anni”. Per le aggregazioni “che ci saranno (e questo prima o poi avverrà), si lavorerà per migliorare e non distruggere ciò che funziona al nostro interno”. Infine sulle filiali si è notato che “la centralità dei territori è vocazione comune di Bper e Ubi che avevano una tradizione popolare e culture simili, non c’è motivo di cambiare strada visto che è il punto di forza che ci differenzia dalle altre banche di grandi dimensioni”. Per questo resta fermo “il ruolo fondamentale” delle filiali ma occorrerà ragionare e poi intervenire sullo “sbilanciamento tra la quota di mercato degli sportelli e la quota di mercato delle masse” senza dimenticare e anzi sfruttando “le possibilità offerte dalla digitalizzazione”.

LE CRITICHE SUL COST INCOME

Molto critici i sindacati con quanto detto da Montani sul cost/income, un riferimento definito “unica nota stonata”. L’ad ha infatti chiarito che il rapporto tra costi e ricavi è un dato da “registrare e mettere a posto”. “Purtroppo agire sul cost/income si traduce troppo spesso in interventi importanti sui costi del personale, un argomento che sollecita la nostra vigile attenzione” hanno evidenziato le organizzazioni sindacali.

IL CONFRONTO CONTINUERA’ SU PREMIO AZIENDALE E ARMONIZZAZIONI

In agenda ci sono già degli appuntamenti per continuare il confronto tra azienda e parti sociali. Il 30 giugno e il 30 settembre si riunirà il tavolo su premio aziendale e armonizzazioni ed è presumibile che i sindacati si ricorderanno il Montani-pensiero – “i dipendenti contenti lavorano meglio” – sapendo che “l’Azienda dovrà conciliare questa soddisfazione con un livello patrimoniale e reddituale che consenta alla Banca di andare avanti con tranquillità”.

LA TRIMESTRALE

Intanto Montani ha presentato i numeri dei primi tre mesi dell’anno di Bper che vedono l’utile netto in crescita di 400,3 milioni di euro su base annua, senza le componenti straordinarie e al lordo delle imposte pari invece a 105,5 milioni. In significativa crescita anche la raccolta diretta da clientela (a 94,4 miliardi) e quella indiretta da clientela (a 160,7 miliardi) mentre si conferma la solidità patrimoniale con Cet1 ratio fully phased proforma al 13,4%.

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