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Come vanno gli affari di Bnl con Accenture e Capgemini

Ecco le ultime novità in casa Bnl (Bnp Paribas). L'articolo di Emanuela Rossi.

 

Nessun golden power per la cessione ad Accenture da parte di Bnl, la banca italiana della francese Bnp Paribas, dei sette rami d’azienda che gestiscono i servizi di back office. Ad aprile, dopo la sigla dell’intesa, Palazzo Chigi aveva voluto vederci chiaro considerando che le attività in questione – svolte da circa 530 dipendenti – presuppongono il trattamento di dati personali dei clienti dell’istituto di credito.

Una vicenda che ha tenuto banco per mesi tra i lavoratori interessati e che ha animato mesi di proteste da parte dei sindacati i quali sin dall’inizio hanno criticato le esternalizzazioni e hanno dato vita a vari presidi, a due scioperi (27 dicembre 2021 e 24 gennaio 2022) e alla mancata firma di tre importanti accordi, tra i quali proprio la cessione dei sette rami d’azienda destinati ad Accenture.

LA CESSIONE

Ricordiamo che il passaggio dei 530 lavoratori da Bnl ad Accenture si inserisce in un progetto più vasto che riguarda la decisione di cedere il ramo IT dell’azienda a Capgemini, o meglio a una sua controllata da poco costituita e oggi priva di attività e lavoratori, la Capgemini Finance Service Tech. Dunque, si tratta di un piano che porterà circa 800 dipendenti a cambiare datore di lavoro: 250 con competenze informatiche, impiegati nel cosiddetto It del core banking, e altri 530 attivi nel back-office. Per questi ultimi si era appunto individuato un partner in Accenture mentre per i primi il passaggio a Capgemini è stato già perfezionato nel mese di aprile senza però la firma dei relativi accordi sindacali.

I DUBBI DEL GOVERNO…

Sulla vicenda, poco più di un mese fa, aveva deciso di muoversi anche l’esecutivo Draghi che ha chiesto a Bnl maggiori dettagli sulla società di Accenture chiamata a gestire i dati personali della clientela italiana della banca, che è oggi in mani straniere. La notizia è arrivata dalle segreterie di coordinamento nazionale del gruppo Bnl delle sigle Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin tramite una nota congiunta. Le organizzazioni sindacali hanno riferito che, durante un incontro avvenuto il 29 aprile, l’azienda “ha comunicato alle lavoratrici e ai lavoratori nel perimetro della cessione oggetto dell’operazione Savoy che ci sarebbe stato uno slittamento degli effetti della procedura (la cessione appunto) a causa di ‘una richiesta di ulteriori informazioni da parte delle autorità competenti nell’ambito della cosiddetta procedura Golden Power’”. Inoltre la stessa comunicazione è stata data telefonicamente dalle relazioni industriali alle rappresentanze sindacali chiarendo che ‘le ulteriori informazioni’ richieste riguardavano Accenture Service Tech. Nessun problema per Bnl che, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Radiocor, faceva sapere di aver già pronte le risposte ai quesiti formulati dal Governo e che comunque l’esternalizzazione dei 530 addetti del back-office sarebbe stata perfezionata entro giugno.

….E IL SUCCESSIVO VIA LIBERA

A questo punto i tempi saranno rispettati vista la decisione di Palazzo Chigi di non esercitare i poteri speciali previsti dalla legge dopo l’istruttoria condotta dal ministero dell’Economia e delle Finanze sulla cessione. Dunque, dopo la notifica avvenuta l’8 aprile, “è stata accolta la proposta di non esercizio dei poteri speciali, formulata dal Ministero dell’Economia quale amministrazione responsabile dell’Istruttoria”.

L’ANALISI DI CAPGEMINI

A tre giorni di distanza dal disco verde del governo sull’operazione è arrivata anche la “benedizione” del Corriere della Sera che in un articolo sull’inserto economico settimanale rievoca la recente ricerca di Capgemini “World retail banking report” da cui emerge in sostanza che “le infrastrutture informatiche che reggono i sistemi delle banche commerciali tradizionali sono datate”. A supporto arrivano anche le parole della stessa Capgemini e, guarda un po’, di Bnl-Bnp Paribas.

“La banca oggi è una miniera di informazioni perché dispone di una quantità di dati relativi ai propri clienti che nessuno altro ha. Ma, per come sono costruite le architetture informatiche, oggi molto spesso accade che quei dati risultino di difficile interpretazione, che non si riesca ad utilizzarli al fine di costruire la migliore esperienza possibile per il cliente” il quale, prosegue Monia Ferrari, financial services director di Capgemini in Italia, “trova piena soddisfazione quando opera con una fintech, quando fa un pagamento con ApplePay o un acquisto su Amazon”.

Insomma, ne emerge la necessità di “una fase di ammodernamento – scrive Stefano Righi – che passi anche attraverso una riprogettazione di tutte quelle aree che hanno un impatto sul business della banca. Appare chiaro che è solo questione di tempo e che il sistema va ripensato”.

A partire, come facilmente ipotizzabile, dall’innovazione tecnologica che “è una delle leve attraverso le quali le banche sono impegnate in processi di trasformazione per elevare la qualità, la personalizzazione e l’efficacia dei modelli di servizio – commenta Saverio Ferraro, direttore It di Bnl-Bnp Paribas -. I clienti se lo aspettano, abituati a nuove customer experience proposte da operatori attivi nei più diversi settori”. Per questo, assicura, il suo gruppo “sta realizzando un ampio programma di evoluzione ed implementazione del modello operativo commerciale, in una logica di open banking, anche sviluppando partnership con player finanziari e non finanziari, per mettere a disposizione del cliente una piattaforma aperta e flessibile di servizi e soluzioni, in grado di intercettare i bisogni del day by day come le progettualità della vita personale e professionale”. Insomma, piaccia o no ai sindacati la strada è tracciata.

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