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Iccrea

Bcc, tutti i subbugli in Iccrea

Che cosa succede in Iccrea. L’articolo di Emanuela Rossi

Condotta antisindacale per Iccrea. A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione, sezione lavoro, con una sentenza che ha chiuso in modo definitivo una vicenda processuale con protagonisti la Fabi e la ex Banca Romagna Cooperativa e Macerone, nel 2015 posta in liquidazione coatta amministrativa e assorbita da Banca Sviluppo. All’epoca entrambi gli istituti di credito erano controllati proprio da Iccrea.

I FATTI

Con decreto del 15 luglio 2015 il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, su proposta della Banca d’Italia, aveva disposto la revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività e la messa in liquidazione coatta amministrativa per Banca Romagna Cooperativa – Credito Cooperativo Romagna Centro e Macerone, società cooperativa con sede a Cesena.

Il 20 luglio Banca Sviluppo aveva diffuso una nota con cui annunciava la crescita della propria struttura con 22 nuove filiali, che portava il totale a 69, “provenienti dal piano di intervento predisposto per la soluzione della crisi della Banca Romagna Cooperativa – Credito Cooperativo Romagna Centro e Macerone (BRC), già in amministrazione straordinaria”. All’interno era riportato anche il comunicato stampa degli organi liquidatori in cui si chiariva che venivano cedute “attività e passività a Banca Sviluppo Spa (Banca facente parte del Credito Cooperativo), che vi è subentrata, assicurando la continuità dei rapporti in essere con la clientela. La cessione – si evidenziava – è stata realizzata con il sostegno del Fondo di Garanzia dei Depositanti del credito cooperativo (FGDCC), che ha coperto lo sbilancio tra le poste attive e passive cedute. I crediti in sofferenza, non inclusi alla cessione a Banca Sviluppo, sono stati acquisiti dal Fondo medesimo. Sono esclusi dalla cessione i prestiti subordinati, che restano presso la procedura liquidatoria”.

Gli organi liquidatori chiarivano poi che i sottoscrittori retail sarebbero stati “rimborsati immediatamente e integralmente dal Fondo di Garanzia Istituzionale. Quest’ultimo, operante nell’ambito del credito cooperativo, ha deliberato di intervenire a favore dei suddetti sottoscrittori in via volontaria, in assenza di qualsiasi obbligo in tal senso e in maniera del tutto autonoma rispetto all’intervento del FGDCC”.

LE ACCUSE DELLA FABI E L’ITER GIUDIZIARIO

Fin qui i fatti economico-finanziari. C’è poi la parentesi giudiziaria, apertasi perché, secondo la Fabi, “le relazioni sindacali condotte da Iccrea” nell’occasione “attraverso il proprio management deputato, come sancito definitivamente dalla Cassazione, ignorarono scientemente e barbaramente le più elementari regole del diritto”.

Secondo il maggiore sindacato del credito, infatti, Iccrea all’epoca ha condotto in porto “un’operazione di liquidazione coatta della bcc, con circa 200 dipendenti, camuffandola giuridicamente e scaricandola con accordo sindacale separato sulle spalle e sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici”. L’accusa della Fabi è che la banca “aveva tentato di ingannare il sindacato e i lavoratori fingendo di essere prossima alla definitiva chiusura, quando invece era già stata comprata da un’altra banca. Il ‘gioco’ – si legge ancora in una nota – era finalizzato ad assumere personale della vecchia banca a condizioni retributive, contributive e professionali deteriori rispetto a quelle in essere, il tutto, in palese violazione delle norme legislative e, soprattutto, di quelle sancite dal Ccnl delle banche di Credito Cooperativo”.

L’organizzazione sindacale rimarca che “è stata riconosciuta sia l’antisindacalità della condotta sia la pretesa dei lavoratori di essere integralmente reintegrati in tutti i loro diritti” e ricorda che “contrastò con ogni mezzo ed energia tale comportamento di Iccrea e ricorse in tribunale a Forlì per i profili di attività anti sindacale assunti deliberatamente dall’allora responsabile aziendale, Marco Vernieri”.

Dopo sette anni di ricorsi in appello al tribunale di Bologna e alla Suprema Corte di Cassazione, “le tesi e i profili di condotta anti sindacali sono stati definitivamente sanciti dalla sentenza. I giudici hanno ribadito a pieno titolo la giustizia e la giustezza della difesa estrema dei diritti di tutti i lavoratori coinvolti della ex Banca Cooperativa Romagna e del Macerone”.

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