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Perché il risparmio investito ha troppi nemici

"Uomini e soldi", il libro di Paolo Basilico, letto e raccontato da Ettore Gotti Tedeschi 

Paolo Basilico è senza dubbio una delle migliori menti in Italia in grado di elaborare strategie di investimento finanziario. Leggendo questo libro che è storico, biografico e persino un po’ manuale dell’investitore, si rimane un po’ incuriositi. Si potrebbe trarre l’impressione che oggi poter investire i propri soldi (preferisco parlare di sudati risparmi) nell’intento di crescerne il valore con un rendimento a rischi prevedibili, sia diventato piuttosto difficile e complesso, se non persino impossibile, soprattutto se si pensa di farlo senza affidarsi a esperti “nocchieri in questo mare tempestoso”.

Trarre rendimenti da un patrimonio investito sembra esser diventato oggi persino una illusione ed esser costretto a gestire investimenti è diventato paradossalmente una preoccupazione, anziché una soddisfazione. E questo, Basilico, nonostante sia un geniale investitore di patrimoni, ha l’onestà intellettuale di ammetterlo e spiegarlo. Cosa rara in natura.

Nel libro viene spiegato cosa è cambiato nell’investimento dei risparmi che un tempo doveva assicurare una rendita. Un tempo il risparmio era considerato una specie di valore da tutelare, persino per assicurare ordine sociale, era proposto addirittura come valore morale. Erano altri tempi, dal dopoguerra fino a fine anni Settanta si risparmiava un quarto dei redditi delle famiglie, sostenendo così la crescita economica del nostro Paese, ancora ricco di risparmio delle famiglie, risparmio che oggi non solo non è valorizzato ma è persino oltraggiato.

Oggi il risparmio investito ha troppi nemici. I primi sono i nuovi e più imprevedibili rischi in ogni tipo di investimento. Non esiste più un investimento senza rischio, anzi i più rischiosi son diventati quelli che erano ieri esenti da rischi, perché garantiti dagli Stati. Altri nemici sono le imposte, sempre utilizzate dal governante irresponsabile, per risolvere i suoi problemi. Altro nemico è la solita inflazione che siamo convinti non esista, perché non sappiamo più individuarla.

In questo libro, facile da leggere anche per chi non è un tecnico, Basilico propone verità finanziarie, inserendole in storie personali, o storie di altri uomini ed istituzioni, in periodi o cicli finanziari degli ultimi decenni, che io ho trovato straordinariamente raccontate. E lo dico perché molte di queste storie le ho anch’io vissute personalmente. Ma Basilico in più le racconta persino come lo farebbe un filosofo, peraltro implicitamente riconoscendo che il filosofo è un genio dell’investimento. Per esempio, per descrivere il ruolo dell’investitore Basilico richiama le mitiche Colonne d’Ercole (stretto di Gibilterra), confine del mondo e della conoscenza. Per Basilico la metafora del superamento delle colonne d’Ercole permette l’interpretazione del il ruolo dell’investitore, che le supera senza guardarsi indietro, come fece Ulisse.

Basilico infatti raccomanda di tenere sulla propria scrivania l’Odissea al fine di esser ispirati nella gestione del rischio. Io, al solo fine di apparire un po’ provocatore, suggerisco di tenere sulla scrivania anche la Divina Commedia di Dante che su Ulisse ha una opinione diversa da quella di Omero. Ispirandosi alle Metamorfosi di Ovidio, Dante racconta che Ulisse lasciando Circe (Calipso, forse l’attuale Ceuta, di fronte a Gibilterra) “andò incontro a una navigazione incerta e con pericoli del mare furioso…”. Dante, divin poeta, diffidava un po’ della sola troppa ragione umana, unita magari anche a un po’ di superbia, che vedeva nella figura di Ulisse. Così nel canto XXVI° dell’Inferno fa proferire ad Ulisse la famosa frase rivolta ai suoi compagni per incoraggiarli a superare le colonne d’Ercole: “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. Così Ulisse supera le colonne d’Ercole e naufraga.

Ascolto da anni i suggerimenti finanziari di Basilico, e così gli regalerò l’Inferno di Dante perché lo tenga vicino alla Odissea di Omero.

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