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Banco Bpm sale sul monte di Mps, chi vince e chi perde a Siena

Ecco le ultime novità sul Monte dei Paschi di Siena (Mps). Fatti, numeri, nomi e commenti dopo la mossa di Banco Bpm, Del Vecchio e Caltagirone

Cosa succede in Mps?

Brinda il Tesoro per l’incasso, festeggia Banco Bpm visto che ha messo un piedone sul Monte, Caltagirone e i Del Vecchio si fanno bellini di fronte al governo sovranista in nome dell’italianità (vera o presunta), qualche leghista duro e puro è attapirato perché preferiva la banca senese sempre in mani pubbliche, Fratelli d’Italia fa buon viso a cattivo gioco (visto che in passato aveva sparacchiato contro il primo azionista di Banco Bpm, ovvero il colosso francese Credit Agricole) e il gruppo assicurativo Unipol sarà deluso perché l’esecutivo ha sbarrato la strada verso Siena alla compagnia di Bologna, secondo recenti ricostruzioni giornalistiche in primis del quotidiano Repubblica).

E’ questo il quadro politico ed economico, in estrema sintesi, dopo le novità emerse ieri sul Monte dei Paschi di Siena (Mps).

Ecco tutti i dettagli e gli approfondimenti.

CHE COSA SUCCEDE IN MPS

Qual è il risultato della terza tranche di privatizzazione di Mps, conclusa ieri dal Mef? Il governo tramite il ministero dell’Economia scende dal 26,7 all’11,7% del Mps e incassa altri 1,1 miliardi. Banco Bpm entra al 5% e Anima sale dall’1 al 4% nell’istituto senese, portandosi nell’insieme al 9%. Al loro fianco, la cassaforte Delfin della famiglia Del Vecchio e il gruppo Caltagirone, che hanno acquistato il 3,5% di Mps a testa, investendo nel complesso circa 500 milioni, proseguendo così le convergenze parallele già in corso in Mediobanca e Generali.

I NUMERI DELL’OPERAZIONE DEL MEF SU MPS

Alla luce dell’elevata domanda riscontrata, il Mef ha non solo raddoppiato la quota ceduta dal 7 al 15%, ma è anche riuscito a collocarla a premio del 5%. L’incasso per lo Stato è di 1,1 miliardi, cifra che porta a circa 2,7 miliardi i proventi complessivi della privatizzazione, a fronte degli 1,6 miliardi messi sul piatto solo due anni fa dal governo per ricapitalizzare Mps, ha sottolineato il Corriere della sera. «Abbiamo realizzato un’operazione di politica bancaria e finanziaria italiana volta a rafforzare l’azionariato di un attore importante nel mercato del credito», ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (Lega).

COSA FA IL GOVERNO IN MPS

Il governo resterà il primo socio con l’11,7% e avrà così rispettato l’impegno preso con l’Ue di scendere al di sotto del 20% della banca entro la fine dell’anno. A questo punto, l’eventuale azzeramento della quota pubblica dipenderà soltanto da valutazioni di opportunità politica e finanziaria, rimarca il Corriere della sera. Bpm deterrà il 5% e, se e quando l’opa da 1,6 miliardi su Anima andrà in porto, arriverà al 9% grazie al 4% portato in dote dalla società di gestione del risparmio.

CHE COSA DICE IL BANCO BPM SU MPS

Nell’annunciare l’acquisto, comunque, Bpm ha precisato di non avere intenzione di spingersi oltre il 10% e che l’investimento ha la sola funzione di consolidare la collaborazione esistente fra Mps e Anima nel risparmio gestito. Il risiko resta insomma nel cassetto, almeno per ora, assicura il Corriere della sera. Ma non tutti gli osservatori finanziari sono dello stesso avviso.

L’ITALIANITA’ DI MPS SECONDO IL CORRIERE DELLA SERA

Sempre il quotidiano Rcs sottolinea che la presenza di Bpm e Anima nel capitale di Mps potrà fungere da deterrente contro eventuali mire straniere, cosa che certo non dispiace al governo: “Una barriera rafforzata dal duo Delfin-Caltagirone che assommano nei loro portafogli il 7% di Mps, il 27,6% di Mediobanca e il 16,9% di Generali e, così, si candidano a diventare un perno della finanza italiana”. Non tutti nei partiti della maggioranza che sostengono il governo Meloni sono di questo avviso, visto che fino a poco tempo anche esponenti di spicco del primo partito italiano vedevano come fumo negli occhi la presenza come primo azionista di Banco Bpm, con il 9,18%, del colosso bancario francese Credit Agricole.

IL SOLE SCALDA IL MEF

“Con questa mossa, guidata dal dg del Mef Marcello Sala, il Governo scende dall’attuale 26,9% all’11,7%, così rispettare gli impegni fissati da Bruxelles, che prevedevano la riduzione sotto la quota del 20% entro fine anno”, commenta oggi il quotidiano Sole 24 ore: “Il Mef ha venduto le azioni a 5,792 euro ciascuna, per un controvalore complessivo pari a circa 1,1 miliardi di euro. E così facendo sfrutta l’ottimo andamento del titolo, salito del 71% da inizio anno, per fare cassa: è di circa 2,6 miliardi l’introito per lo Stato dall’inizio del disimpegno avviato a novembre 2023. L’operazione di ieri si aggiunge infatti alle altre due realizzate nei mesi scorsi: la prima, nel novembre 2023, ha permesso di scendere dall’iniziale 64% al 39% con un incasso da 920 milioni; la seconda, a marzo scorso, ha portato alla vendita di un altro 12,5% per 650 milioni”

CIMBRI DI UNIPOL ATTAPIRATO

Chi non gioisce per la mossa del Banco Bpm guidato dall’ad, Giuseppe Castagna (nella foto, a destra), è il gruppo assicurativo Unipol le cui mire su Mps sono state castrate dal governo e che vede come fumo negli occhi la presa dell’istituto milanese sul risparmio gestito di Anima. Sui 1.300 sportelli senesi, infatti, transita un terzo dei ricavi di Anima, di cui Mps è «il primo distributore di prodotti dopo Banco Bpm»”, rimarca il quotidiano Repubblica: “Anima, prima di diventare un mare interno di Banco Bpm si comprerà un 3% di Mps dal Tesoro. Altri 219 milioni, che portano all’8% il pacchetto del nuovo partner industriale. Un asse rilevante, perfino se è vero che Banco Bpm «non intende presentare alle autorità competenti le istanze per poter eventualmente superare la soglia del 10%». Se son rose, fioriranno: c’è tempo. L’investimento, con impatto minimo sul patrimonio di Banco Bpm, «non influirà sulla politica di distribuzione e genererà un rendimento annuo del 14% in dividendi»”. Conclude Repubblica: “Non fioriranno invece, le rose, per Unipol, assicuratore bolognese controllato dalle coop “rosse” fattosi avanti per Mps con l’idea di vendere polizze alle sue filiali”. Una sottolineatura dalla connotazione negativa che ha evitato di fare il Corriere della sera: d’altronde, Unipol è azionista di Rcs con circa il 4%.

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