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Banco Bpm

Banco Bpm, i piani di Castagna giudicati da sindacati e Borsa

Come è stato accolto dal mercato e dalle organizzazioni sindacali il piano strategico 2020-2023 di Banco Bpm approvato ieri dal board del gruppo capitanato da Castagna

Un nuovo piano industriale che per il momento la Borsa sembra non apprezzare e che ha ricevuto un’accoglienza abbastanza fredda da parte dei sindacati.

Il piano strategico 2020-2023 approvato ieri mattina dal consiglio d’amministrazione di Banco Bpm non ha convinto neppure gli analisti, critici – secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore – sulle previsioni macroeconomiche e sull’assenza di una guidance fino al 2023.

Come dicevamo, il mercato ha dato segnali chiaramente negativi: il titolo del gruppo ha chiuso la seduta lasciando sul terreno il 4,8% mentre il settore bancario ha perso in media il 2%. In totale da venerdì 28 febbraio Banco Bpm ha ceduto il 28%.

COSA PREVEDE IL PIANO

Tra gli obiettivi fissati nel piano strategico c’è l’utile netto a circa 770 milioni nel 2023 (+4,3% media annua di crescita rispetto allo scorso anno) e i ricavi in aumento (+0,6% medio annuo) a 4,4 miliardi grazie all’incremento del 5,1% medio annuo delle commissioni nette. Previsti anche oneri operativi stabili a 2,6 miliardi e oltre 800 milioni di dividendi – da distribuire nell’arco del piano – con un pay-out medio superiore al 40%. Dunque, se tale scelta non subirà modifiche, per gli azionisti ci sarà una creazione di valore superiore ai 2 miliardi.

Nelle linee guida si parla anche di 1.100 prepensionamenti volontari che rientrano in un programma che punta a un ricambio generazionale e all’attrazione di nuovi talenti, come spiega una nota del gruppo. In tal modo, comunque, i costi per il personale scenderanno a 1.660 milioni nel 2023 rispetto ai 1.700 milioni del 2019.

LE AMARE PAROLE DELL’AD CASTAGNA

Proprio l’accoglienza del piano da parte del mercato è al centro dell’intervista rilasciata oggi dall’amministratore delegato del gruppo, Giuseppe Castagna, al Sole 24 Ore. “Abbiamo voluto fare un’operazione di trasparenza al mercato e forse oggi questo non paga. Noi però andiamo avanti per la nostra strada. Siamo convinti che ci sia spazio per realizzare gli obiettivi che ci siamo dati perché abbiamo margini importanti sui costi che possono compensare eventuale frenate sui ricavi, nel caso in cui questo scenario di crisi dovessero perdurare per tutto il 2020” ha detto il manager aggiungendo che “ci sarà modo per spiegare meglio quello che questo piano mette in conto e quali sono i nostri margini di flessibilità pur in uno scenario che rimane incerto e non facile”.

Castagna non nasconde che il momento che sta vivendo il Paese è veramente difficile e incerto: “La situazione al momento è complicata ma nessuno sa cosa succederà: l’emergenza potrebbe concludersi tutta nel breve periodo e allora le cose potrebbero andare meglio di come le abbiamo ipotizzate”. Già ieri, all’atto della presentazione, l’ad aveva affermato che il piano era “annunciato in un contesto sicuramente impegnativo per il Paese, con non poche incertezze sull’outlook macroeconomico 2020”.

Nel frattempo, “noi stiamo continuando a lavorare – ha detto ancora durante l’intervista al quotidiano confindustriale – ma è vero che in questa fase molte aziende sono bloccate o per mancati approvvigionamenti o minore domanda, in particolare sul fronte dei servizi, del turismo e della logistica”. Dunque, rileva Castagna, “è evidente che una parte degli investimenti messi a piano, oggi pari a 600 milioni di euro, a fronte di una situazione di recessione verrebbero in parte rallentati”.

Ieri, presentando le linee guida, Castagna aveva parlato di un piano “che rafforzerà ulteriormente il posizionamento competitivo” di Banco Bpm come “solida terza banca del Paese, creando le condizioni ottimali per sviluppare il core business e cogliere al meglio tutte le opportunità future”.

I RILIEVI DEI SINDACATI

Punta l’attenzione sugli esuberi la Fabi, il maggiore sindacato del settore. “Vogliamo esuberi solo di carattere volontario, con un’assunzione ogni due uscite al netto del turn over. Non nascondiamo le nostre perplessità sulla chiusura di 200 filiali, in territori dove daremo i clienti in mano a Poste che sono concorrenti sleali con un impatto negativo sulle quote di mercato” ha commentato il segretario nazionale, Giuliano Xausa, che ha ricordato anche l’attuale complicata situazione a livello nazionale e internazionale. “Abbiamo sollecitato le nostre preoccupazioni sullo scenario avverso dettato dal Coronavirus; le elezioni in America, la crisi di governo, l’aumento dello spread e le ricadute provenienti dalla Cina” ha spiegato aggiungendo che è stata posta pure l’attenzione “sul rischio del risiko bancario che potrebbe essere celere” e che è stata chiesta “più formazione per creare nuove figure professionali legate all’offerta di digitale per creare nuovi posti di lavoro”. Infine, la Fabi ha fatto un’ultima osservazione sulle vendite di immobili domandando “se siano gioielli di famiglia e la risposta è stata negativa. Per ultimo abbiamo sollecitato un cambio di passo sulle relazioni industriali”.

Più positivo il commento di First Cisl che – per bocca del suo segretario Riccardo Colombani – saluta “finalmente un piano che punta sull’aumento dei ricavi e non solo sulla contrazione dei costi. Già questa è una notizia, considerate le scelte fatte dalle altre banche”. A parte questo, però, “i 1.100 esuberi previsti da Banco Bpm sono comunque troppi e con gli altri sindacati ci batteremo perché vengano ridotti. Non va dimenticato infatti che il precedente piano ha tagliato l’organico del 12%, ben al di sopra del 2,7% stimato inizialmente. Lo stesso vale per le filiali, già diminuite del 30% negli anni scorsi. È però positivo – ha proseguito il numero uno First Cisl – che le uscite siano in parte bilanciate da un numero rilevante di assunzioni. Nel complesso la riduzione del personale resta significativamente inferiore a quella richiesta dai piani di altri gruppi”.  Bene, secondo il sindacato di Via Po, “l’attenzione posta sulla formazione e sulla riqualificazione dei lavoratori, fondamentale nell’ambito di una strategia che mira a far crescere i ricavi incrementando il credito alle Pmi e la percentuale della raccolta gestita sulla raccolta diretta. L’obiettivo di aumentare le commissioni non deve però portare ad un inasprimento delle pressioni commerciali: tutelare i lavoratori è il modo migliore per tutelare anche il risparmio”. La vera sfida per Banco Bpm, ha avvertito Colombani, “non è la competizione su scala dimensionale con le altre big del settore, ma garantire un orientamento sociale del business, l’unica cosa che nel medio periodo può produrre vantaggi durevoli per la banca e per le comunità di riferimento”.

Occhi fissi sull’applicazione del piano presentato dal gruppo guidato da Castagna per la Uilca. “Verificheremo con attenzione l’applicazione del Piano, sottolineando che comunque prevede una riduzione di 200 sportelli di piccole dimensioni, che andranno gestiti in modo responsabile con attenzione al territorio, e di 1.100 lavoratrici e lavoratori da accompagnare tramite il Fondo di settore in modo volontario e incentivato” ha detto il segretario generale aggiunto Fulvio Furlan evidenziando di aver sostenuto che “dopo il periodo transitorio successivo alla fusione (tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano, ndr) sia necessario un deciso cambio di passo, attraverso le relazioni sindacali, sul fronte dell’occupazione, con un piano condiviso a favore dei giovani in ottica di un positivo ricambio generazionale, e nelle soluzioni da ricercare a favore del personale in servizio in termini di attenzione organizzativa e valorizzazione professionale”.

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