“E’ evidente che l’aggregazione di Ubi in Intesa Sanpaolo cambia il contesto competitivo per tutte le altre banche italiane, noi compresi. Per il momento la nostra priorità + di attraversare bene la fase di crisi post Covid dell’economia italiana, e in questo senso i risultati del primo semestre ci confortano. Contemporaneamente puntiamo ad aumentare il valore di Banco Bpm, se serve anche attraverso aggregazioni che vengano apprezzate dal mercato”.
Queste parole al Sole 24 Ore dell’amministratore delegato di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, hanno fatto eccitare il titolo dell’istituto di credito in Borsa.
Ma che cosa ha detto di davvero clamoroso-eclatante Castagna? Poco o nulla. Vediamo
“La competizione cambia e oggettivamente Intesa-Ubi rende più piccoli tutti gli altri competitor – ha sottolinea Castagna -. Intesa già prima era la banca più grande e più forte, ora lo e’ ancora di più. Non sara’ facile competere con una banca cosi’ grande, pensiamo solo all’offerta commerciale. Per quanto ci riguarda, continueremo a lavorare per aumentare il valore della banca. E come tutti ci stiamo guardando intorno per capire se e’ possibile realizzare un’aggregazione che crei valore”.
Sul mercato girano tante ipotesi, tra cui quella di un’aggregazione tra Banco Bpm e Unicredit (ma i vertici del gruppo anche negli ultimi giorni hanno smentito: “Ovviamente non commento alcuna voce – ha detto il numero uno di Banco Bpm al Sole – La realtà è che per il momento, almeno per quanto ci riguarda, non esistono piani concreti di aggregazione. Ma è evidente che tutti stanno facendo le opportune valutazioni. Avvicinare Intesa sarà difficile, dato il divario dimensionale che si e’ creato. Ma e’ vero che due-tre grandi poli bancari sarebbero necessari nell’interesse dell’economia italiana”.
“Il compito mio e del board di Banco Bpm è quello di aumentare il valore della banca nell’interesse di tutti gli azionisti, se serve anche attraverso il consolidamento con un’altra banca. Siamo una public company, siamo sul mercato”, ha sottolineato Castagna, che sui risultati dell’istituto di credito ha spiegato: “Nel secondo trimestre la nostra macchina del credito ha continuato a girare e addirittura a crescere come nel caso dei mutui residenziali. Il lockdown ha impattato negativamente sui ricavi da commissioni, peraltro già in netta ripresa sia a giugno che a luglio, ma il calo e’ stato più che compensato dall’aumento del margine di interesse, dalla riduzione dei costi e dai risultati dell’attività finanziaria”.
Recentemente Bpm è stata accostata a diversi nomi per valutare una business combination, da Mps a Unicredit, in particolare nell’intervista Castagna ha evidenziato che due grandi poli bancari sarebbero nell’interesse dell’economia italiana, sebbene Mustier di Unicredit abbia ribadito più volte di voler procedere con una politica standalone. Nel dossier Mps c’è in particolare lo zampino del Tesoro che dovendo uscire dal controllo della banca senese (con conti sempre poco rassicuranti) sta cercando una soluzione aggregativa.
Sugli scenari si esercitano gli analisti: “Riteniamo che per Bpm il principale ostacolo a un’aggregazione sia rappresentato dal gap di valutazione a cui la società tratta rispetto ai competitior – scrivono gli analisti di Equita – e che potrebbe trovare l’opposizione di alcuni investitori istituzionali. Riteniamo tuttavia che le dichiarazioni di Castagna rafforzino ulteriormente l’appeal speculativo sul settore”.
Infine nell’intervista Castagna sottolinea che la crescita di Bpm al 20% di Anima (+1,4% a 4,01 euro) e’ un investimento strategico – fatto a valutazioni di mercato appetibili – e conferma la disponibilità della banca a sostenere eventuali piani di crescita della società. “Per noi Anima rimane uno dei principali player per giocarsi il consolidamento nel settore del risparmio gestito in Europa”, conclude Equita.