Skip to content

Greenwashing

Chi sono le prof che fanno nere le finte banche verdi

Cosa dice uno studio di quattro economiste sulle presunte banche "verdi" dell'eurozona pubblicato sul blog della Bce

Le presunte banche “verdi” dell’area euro sono in realtà “marroni”, come le brown industries – si chiamano così le aziende responsabili dell’emissione di grandi quantità di gas serra – a cui prestano tanto denaro. È il risultato di un articolo pubblicato il 6 dicembre sul blog della Banca centrale europea a firma di quattro economiste: Mariassunta Giannetti, Martina Jasova, Maria Loumioti e Caterina Mendicino.

Il post non esprime un parere ufficiale della Banca centrale europea, ma è comunque stato pubblicato sul blog dell’istituto, presso il quale Mendicino è ricercatrice di politica monetaria.

I RISULTATI DELLA RICERCA

Lo studio, condotto su 101 gruppi bancari di “importanza sistemica” dell’eurozona, evidenzia come proprio le banche che si presentano come più attente all’ambiente sono quelle che prestano più denaro alle industrie brown. Denaro che – peraltro – spesso non viene nemmeno speso nella transizione ecologica, cioè nella riduzione delle emissioni.

“Le imprese con una grande impronta di carbonio che ottengono prestiti da banche con un’informativa ambientale più ampia non finiscono per diminuire le proprie emissioni o per impegnarsi in obiettivi volontari di emissione”, scrivono le autrici. “È sorprendente che queste banche mostrino anche una certa riluttanza a concedere prestiti alle giovani imprese dei settori industriali bruni – imprese che potrebbero potenzialmente promuovere l’innovazione nelle tecnologie più pulite”.

LE BANCHE VERDI FANNO GREENWASHING?

In sostanza, la ricerca evidenzia una “discrepanza tra il modo in cui le banche parlano di intenzioni ambientali e il modo in cui concedono prestiti”: le banche più verdi, all’apparenza, sono invece quelle più “sporche”. Si tratta di una pratica che potrebbe venire considerata greenwashing, un termine che indica proprio la comunicazione ingannevole sui presunti impatti ambientali positivi di un’attività o di un investimento.

– Leggi anche: Ops: la finanza europea è la più sporca di greenwashing

“Abbiamo scoperto”, si legge a questo proposito nel post, “che le banche con un’informativa ambientale più ampia hanno anche maggiori probabilità di adottare gli standard di rendicontazione della sostenibilità. Esaminando i dati sui prestiti, scopriamo che queste stesse banche tendono ad essere specializzate nell’erogazione di prestiti alle industrie marroni. Ciò è coerente con l’ipotesi che le banche con una maggiore esposizione alle industrie marroni siano sottoposte a maggiori pressioni per divulgare le loro strategie ambientali e i loro piani di decarbonizzazione”.

CHI SONO LE AUTRICI

Mariassunta Giannetti insegna Finanza alla Stockholm School of Economics, in Svezia. Ha un dottorato in Economia all’Università della California e un master of science all’Università Bocconi di Milano. Le sue ricerche si concentrano sulla finanza aziendale e sull’intermediazione finanziaria.

Martina Jasova è professoressa di Economia al Barnard College della Columbia University di New York. Nei suoi studi si occupa delle relazioni tra macroeconomia e finanza.

Maria Loumioti è professoressa associata all’Università del Texas a Dallas, dove insegna Contabilità. Ha un dottorato in Business Administration alla Harvard Business School e un bachelor in Business Administration all’Athens University of Economics and Business.

Caterina Mendicino è consulente della Banca centrale europea, nella divisione di ricerca sulla politica monetaria: è specializzata in macroeconomia e in economia monetaria. Dal 2018 al 2021 ha coordinato la task force della BCE sulla politica monetaria. Ha un dottorato in Economia alla Stockholm School of Economics, un master in Economia al CORIPE dell’Università di Torino e una laurea in Economia all’Università Roma Tre.

Torna su