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Carige

Banca Carige, guai in vista per Fiorentino?

L’ex amministratore delegato di Banca Carige, Paolo Fiorentino, è indagato per aggiotaggio dalla procura di Milano in relazione alla semestrale del 2018. Tutti i dettagli nell'articolo di Emanuela Rossi

Novità in casa Carige. L’ex amministratore delegato della banca ligure, Paolo Fiorentino, è indagato per aggiotaggio dalla procura di Milano in relazione alla semestrale del 2018. La notizia è stata data dall’Ansa secondo cui al vaglio degli inquirenti c’è anche una denuncia dell’ex primo azionista ed ex vicepresidente, Vittorio Malacalza, in merito all’operato degli ex commissari straordinari dell’istituto di credito Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener. “Sono vicende vecchie e resto serenamente a disposizione della magistratura” è stato il commento di Fiorentino riportato dalla Stampa. Il manager è chiaro: “Ho agito sempre in massima trasparenza”.

L’INCHIESTA PER AGGIOTAGGIO SU FIORENTINO PER CARIGE

Al momento, come ha spiegato l’Ansa, il pm Paolo Filippini, che è titolare del fascicolo insieme all’aggiunto Maurizio Romanelli, è in attesa di un’informativa conclusiva del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza che sta terminando l’inchiesta a carico non solo di Fiorentino ma anche dell’allora responsabile della tenuta delle scritture contabili. Come si diceva, gli inquirenti stanno vagliando pure una denuncia di Malacalza, primo azionista di Carige fino all’aumento di capitale del 2019, che aveva già presentato un esposto anche sulla semestrale. Il nuovo esposto riguarda l’operato degli ex commissari straordinari della banca, Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener, in carica tra il 2019 e gennaio 2020, quando è terminata la gestione commissariale.

L’indagine milanese sulla semestrale del 2018 di Carige, ricorda Il Sole 24 Ore, verteva sulla presunta mancata comunicazione al mercato della necessità di svalutare le sofferenze della banca per centinaia di milioni. Tra aprile e agosto 2018 c’è stata l’ispezione della Bce e in seguito Carige ha recepito rettifiche sui crediti nei conti dei primi nove mesi del 2018 per oltre 219 milioni. Per questo l’ad Fabio Innocenzi — nel frattempo subentrato a Fiorentino — aveva deciso di deliberare un aumento di capitale da 400 milioni. Proprio in quell’occasione per la prima volta era intervenuto il Fitd, sottoscrivendo un bond subordinato da 320 milioni da convertire poi nell’aumento di capitale. Però il 22 dicembre dello stesso anno l’assemblea degli azionisti disse di no alla ricapitalizzazione vista l’astensione della famiglia Malacalza, che chiedeva approfondimenti. Il resto è storia: commissariamento da parte di Francoforte il 2 gennaio 2019, ricapitalizzazione — salita a 700 milioni (più 200 di bond) — approvata a settembre ed eseguita a dicembre, con il sostegno oltre che del Fitd anche di Cassa centrale banca (8,3%), capogruppo insieme a Iccrea delle Bcc.

I RISULTATI AL 30 GIUGNO 2018 DI BANCA CARIGE

La semestrale oggetto di così tante attenzioni ha avuto numeri senza dubbio discutibili: perdita operativa pari a 20,5 milioni (comunque meglio dei -158,4 milioni al 31 dicembre 2017), risultato al lordo delle imposte in rosso per 53,7 milioni, margine operativo netto in calo di 41,4 milioni. In particolare tra il primo e il secondo trimestre dell’anno si era passati da un utile di 6,4 milioni a una perdita di 26,6 milioni, il risultato al lordo delle imposte da -4,5 milioni a -49,2 milioni, il margine operativo netto da +4,6 milioni a -46 milioni. Da ricordare i maggiori accantonamenti a fondo rischi e oneri per indennizzi e penali (23,1 milioni netti) pretesi da Amissima, la società di assicurazioni nata in seno al gruppo bancario. Negli esercizi 2016-2018 le poste prudenzialmente accantonate per Amissima erano pari a circa 67 milioni.

COSA SUCCEDE INTANTO IN BANCA CARIGE

Intanto per Carige, come nota La Repubblica, le giornate si fanno ricche di appuntamenti. Ieri l’assemblea ha nominato presidente Giuseppe Boccuzzi, ex direttore generale del Fondo interbancario di tutela dei depositi e prima per 20 anni in Banca d’Italia, al posto dello scomparso Vincenzo Calandra Buonaura, e vice presidente Paolo Ravà, presidente dell’ordine dei commercialisti di Genova. Oggi invece il consiglio d’amministrazione dovrà cominciare ad esaminare il bilancio d’esercizio 2020 che verrà poi approvato il 10 marzo dal board e il 20 aprile dall’assemblea. Il quotidiano diretto da Maurizio Molinari nota che per la banca ligure si tratta del primo bilancio approvato dopo il commissariamento cui è seguito, un anno fa, l’ingresso nel capitale del Fondo interbancario di tutela dei depositi (insieme allo Schema volontario) e di Cassa Centrale Banca.

I conti peraltro “sono fondamentali non solo per capire l’andamento della banca, ma per mettere le basi per il ritorno del titolo agli scambi in Borsa, dove è sospeso dal gennaio 2019”. Carige nel frattempo ha dato mandato allo studio BonelliErede di predisporre il prospetto da sottoporre alla Consob per tornare agli scambi cosa che potrebbe accadere già a giugno.

C’è poi la questione della “potenziale staffetta” tra il Fondo e Ccb che possiede l’8,3% di Carige pagato 65 milioni nel 2019. L’opzione di Cassa per rilevare l’80% in mano al Fondo scade a fine 2021 “ma una prima finestra si chiude a giugno e, comunque, le parti si sono date un tempo ben più breve per arrivare a un punto fermo, come ha indirettamente confermato l’ad della Cassa, Mario Sartori, ieri in un incontro con i sindacati”. Lontano dai riflettori, asserisce La Repubblica, le parti stanno lavorando. “Il punto è che l’opzione di acquisto è stata decisa in un passato ormai remoto (come tutto quello che è successo prima della pandemia) e Ccb ragionevolmente vuole uno sconto sul prezzo di allora. Senza contare che forse già dal primo momento l’entusiasmo della capogruppo trentina potrebbe non essere stato allo zenit” scrive il giornale.

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