Altro che nazionalizzazione. Altro che ripubblicizzazione. Altro che ritorno allo Stato – tramite Cdp, controllata dal ministero dell’Economia – della concessionaria Autostrade per l’Italia.
Il tanto sbandierato in epoca grillozza-dem “vade retro privati” dalle autostrade – quando ai vertici della Cassa depositi e prestiti c’era Fabrizio Palermo, ora neo capo azienda del gruppo Acea per volere di Pd, M5s, Caltagirone e D’Alema – si è tramutato invece una consegna della cassa della società ai fondi esteri Blackstone e Macquarie.
Ecco tutte le novità.
Il 3 maggio scorso, due giorni prima del contratto definitivo per l’acquisto di Aspi, sono stati firmati i patti parasociali tra i soci della holding Hra che detiene l’88% di Aspi: Cdp Equity, interamente posseduta da Cdp, ha il 51 per cento delle azioni di Hra, il fondo americano Blackstone e il fondo australiano Macquarie il 24,5 per cento ciascuno.
Secondo quanto ha svelato oggi il quotidiano Domani, il punto 6.5.1. dei patti parasociali, intitolato “Policy dividendi”, recita: «Quale regola generale, le Parti si sono impegnate a fare in modo che Hra e le entità rientranti nel Gruppo (quindi Aspi e le sue controllate, ndr) distribuiscano ai rispettivi soci, su base semestrale, la cassa disponibile risultante dal bilancio di esercizio».
“In pratica – ha spiegato Giorgio Meletti del quotidiano diretto da Stefano Feltri – ogni euro di utile diventerà automaticamente un euro di dividendo. Non un solo euro verrà accantonato, e semmai ci fosse una nuova emergenza tipo pandemia saranno di nuovo i contribuenti a versare “ristori” per centinaia di milioni, com’è avvenuto nel 2020 e 2021”.
Secondo la ricostruzione di Start, il documento del 3 maggio scorso non poteva non essere firmato da Cdp perché c’erano delle condizioni sospensive che scadevano per avere varie autorizzazioni (come quella della Corte dei Conti). Ma l’attuale vertice del gruppo Cdp, capitanato dall’amministratore delegato Dario Scannapieco, punta a modificare radicalmente quei patti considerati sbilanciati a sfavore della Cassa, dunque del ministero dell’Economia e quindi dello Stato.
Ma chi ha architettato questa impalcatura che favorisce i fondi esteri Blackstone e Macquarie durante la gestione Palermo della Cassa depositi e prestiti?
La trattativa con i due fondi Blackstone e Macquarie è stata gestita dall’amministratore delegato di Cdp Equity Pierpaolo Di Stefano, e dal manager Gianluca Ricci che fino a maggio scorso, cioè fino alla firma del contratto di acquisto di Aspi e dei patti parasociali, è stato presidente della holding Hra.
Sarà stato un caso oppure no, sta di fatto che il 5 settembre il fondo Macquarie ha annunciato l‘assunzione di Ricci come managing director, con l’incarico, tra l’altro, di gestire l’investimento del fondo australiano in Aspi.
Con il paradosso che sarà proprio Ricci a trattare per conto del fondo australiano la revisione dei patti parasociali che l’attuale numero uno di Cdp, Dario Scannapieco, in accordo con il governo uscente Draghi ma anche con quello entrante che sarà presieduto da Giorgia Meloni (viste le posizioni passate di Fratelli d’Italia sul tema) intende impostare per tutelare più e meglio lo Stato di quanto è stato fatto durante precedenti governi e precedenti gestioni di Cdp,