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Opa, ecco il vero tesoretto di Atlantia

Atlantia: fatti, numeri e analisi. L’articolo di Emanuela Rossi

 

Atlantia: si avvicina l’annuncio del lancio dell’Opa sulla holding controllata al 33,1% da Edizione, la scatola societaria riconducibile ai quattro rami della famiglia Benetton.

Una mossa difensiva, sostenuta dal fondo Usa Blackstone, per prevenire offerte ostili da parte di investitori istituzionali e del settore (come quella del gruppo spagnolo Abertis alleato con diversi fondi) interessati ad una società quotata che sta per ricevere 8 miliardi di euro di assegno per la vendita dell’88% di Autostrade, di cui la metà, circa 4 miliardi, in carico a Cassa depositi e prestiti (controllata dal ministero dell’Economia e partecipata dalle fondazioni bancarie).

I NUMERI DELL’OPA SU ATLANTIA, ECCO TUTTI I DETTAGLI

L’ARROCCO DI EDIZIONE PER ATLANTIA

Fa gola a tanti e il motivo è abbastanza logico. La prossima cessione di Autostrade per l’Italia a Cassa Depositi e Prestiti e ai fondi americani Blackstone e Macquarie porterà oltre 8 miliardi nella holding guidata da Carlo Bertazzo ed ecco la mossa del gruppo iberico Abertis, in alleanza con Gip e Brookfield, che si contrappone di fatto a quella di Blackstone, cui guarda con favore Edizione-Benetton, il maggiore azionista di Atlantia con il 33% del capitale.  Del resto, era stato Bertazzo – in una intervista al Sole 24 Ore – ad annunciare che la holding avrebbe investito 10 miliardi entro il 2024, “5 miliardi per la crescita esterna e altri 5 come investimenti operativi delle partecipate”.

LE TAPPE DI ATLANTIA

Intanto il prossimo 29 aprile è in programma l’assemblea di Atlantia che – secondo quanto indicato nella lista depositata da Sintonia, holding dei Benetton – confermerà Bertazzo nel ruolo di amministratore delegato ed eleggerà quale presidente per i prossimi tre anni Giampiero Massolo, ex direttore del Dis e attuale presidente di Fincantieri e dell’Ispi.

LA CESSIONE DI ASPI

Come si diceva, la vendita di Aspi è un affare succulento che porterà nelle casse di Atlantia 8,2 miliardi. Il closing dell’operazione è previsto entro 30 giorni lavorativi dal 31 marzo quando è avvenuta la registrazione da parte della Corte dei Conti del Decreto Interministeriale di approvazione dell’Addendum e del piano economico e finanziario e dunque si sono verificate tutte le condizioni sospensive previste dal contratto di cessione da parte di Atlantia dell’88% di Aspi al consorzio in cui rientrano Cdp Equity e i fondi Blackstone e Macquarie.

PERCHE’ ATLANTIA FA GOLA

Di sicuro, come ha scritto il quotidiano confindustriale, occorrerà cerchiare in rosso sul calendario la data del 5 maggio, ultimo giorno utile perché la cordata guidata da Cdp saldi il conto per rilevare Autostrade per l’Italia. “Una dote miliardaria – scrive Il Sole 24 Ore – che evidentemente è il vero obiettivo di questo, non certo inaspettato, interesse per Atlantia”. Un interesse ravvivato da quanto sta accadendo in Borsa: fino a qualche giorno fa la holding capitalizzava meno di 15 miliardi, che diventano poco meno di 7 se si tolgono gli 8,2 miliardi dati dalla cessione di Aspi. Una valutazione “a sconto considerato che la holding ha il controllo di Abertis, il primo operatore autostradale al mondo, strade a pedaggio in Cile, in Brasile e in Polonia, Aeroporti di Roma, lo scalo di Nizza, Telepass, Getlink e il pacchetto di azioni in Hochtief”. Insomma, asset che tutti insieme valgono circa 6,5 miliardi di ricavi e un margine operativo lordo di 4 miliardi. E così dal 7 marzo è iniziata “un’inarrestabile ascesa delle quotazioni” del titolo. Dunque, nota Il Sole, “a scatenare l’interesse dei fondi e ad accelerarne improvvisamente la manovra sono stati un portafoglio ricco di beni da valorizzare, tanta liquidità in arrivo e la necessità di evitare che il titolo si gonfiasse ancora mosso chissà da quali speculazioni”.

COSA DICONO GLI ANALISTI DELLA CONTESA PER ATLANTIA

Come sempre accade in caso di grandi operazioni finanziare, gli analisti si sono esercitati a formulare scenari su quanto potrà accadere e di sicuro – scrive Radiocor – si parte da tre certezze ovvero dal fatto che non sarà per nulla facile scalare Atlantia in modo ostile; che serve un premio alto; che la mossa di Perez mette a rischio la convivenza di Abertis con Atlantia.

Per Equita “vista la posizione di Edizione (che ha il 33% di Atlantia) e degli altri soci storici (Gic con l’8,2%, Crt con il 4,5% e Hsbc con il 5%) si dovrebbe arrivare a un accordo con questi azionisti in caso di offerta sul titolo”. Il prezzo dovrebbe aggirarsi sui 20,5 euro che include “un premio del 5% sulla nostra somma delle parti della holding per il significativo buyback che attendiamo verrà effettuata, anche con una probabile offerta parziale sul mercato”.

Scettici su qualsiasi tipo di offerta ostile anche gli analisti di Akros, perché – data la partecipazione dei Benetton – qualsiasi offerta ostile sarebbe “challenge” ma al tempo stesso sottolineano come una aggregazione o “combinazione” con Acs porterebbe ulteriori sinergie sul business autostradale dell’America Latina, che Atlantia controlla sia direttamente sia attraverso Abertis.

Anche secondo Banca Imi, prosegue l’agenzia di stampa, l’offerta di Acs potrebbe avere un razionale industriale perché permetterebbe al gruppo spagnolo di riguadagnare il pieno controllo di Abertis, ma la stessa Acs “avrebbe bisogno di un forte supporto da partner finanziari per rendere il deal fattibile vista la sua posizione di cassa.

Per Ubs a breve Atlantia avrà oltre 8 miliardi di cassa in entrata grazie alla cessione di Aspi e “una grande componente del suo valore, circa il 45% del Nav, è cash, cosa che potrebbe limitare molto il potenziale upside dell’azione”. Anche secondo la banca svizzera, tuttavia, un’offerta ostile sarebbe un problema per Edizione. Ad Acs, invece, “permetterebbe di salire in Abertis e di passare dal 51% al 67% di Hochtief”, altro colosso infrastrutturale.

E’ poi il turno di Bestinver secondo cui, “in caso di guerra per il controllo di Atlantia, la famiglia Benetton sarebbe in netto vantaggio, in quanto detiene già il 33% del capitale, ma il suo eventuale successo lascerebbe aperto il problema di Abertis, di cui Acs è socio al 50%”. In caso di acquisizione, dicono da Bestinver, “riteniamo che un’offerta per Atlantia che voglia avere qualche possibilità di successo non possa essere fatta per meno di 23 euro per azione (+21% sull’ultima chiusura di borsa), corrispondente ad un equity value di 19 miliardi”.

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