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Conti Generali

Generali, ecco perché Donnet strattona Caltagirone e Intesa Sanpaolo

Parole e critiche del capo azienda di Generali, Philippe Donnet.

 

Sberle a Caltagirone, ramanzina a Intesa Sanpaolo.

Non è stata un’audizione troppo soft quella del vertice di Assicurazioni Generali.

Nella sua prima uscita pubblica in Parlamento dopo l’assemblea di aprile, Philippe Donnet, amministratore di Generali, ha sottolineato la natura di public company assunta dalla compagnia. «Generali è importante per il Paese, per questo non deve essere proprietà di alcune famiglie, di alcuni imprenditori. Per me le Generali sono un bene comune, un bene di tutti», ha detto in un’audizione parlamentare con una stilettata indiretta – non troppo diplomatica – verso sia Francesco Gaetano Caltagirone sia verso Leonardo Del Vecchio.

In assemblea i fondi esteri ha fatto la differenza votando per la lista del consiglio uscente mentre la lista antagonista guidata da Caltagirone (secondo cui invece i fondi esteri hanno preferito più la sua lista; le opinioni d’altronde sono libere) ha ottenuto poco meno del 30% dei voti e tre posti in cda.

La governance del Leone non è però ancora a punto visto che i comitati endoconsiliari non comprendono al momento nessun consigliere di minoranza, sottolineano oggi le cronache: «Stiamo lavorando a una soluzione di mediazione – ha detto ieri il neo presidente Andrea Sironi -. Il cda è sovrano in questo percorso. Sono ottimista che si possa arrivare a una soluzione che veda soddisfatte le minoranze e la maggioranza». Donnet si è poi tolto qualche sassolino dalla scarpa respingendo le voci sulla “minaccia francese” su Generali.

Ma gli sbuffi del vertice del gruppo Assicurazioni Generali non hanno riguardato solo i soci Caltagirone e Del Vecchio.

«Sono arrivato in questo gruppo quasi 10 anni fa e da 9 anni nella stampa italiana ho sempre letto di un interesse da parte dei francesi, ma non c’è una realtà, è un’invenzione. Se c’è stata una minaccia, c’è stata 5 anni fa ed è nata in questo paese».

A chi riferisce? L’ad si riferisce al tentativo fallito di Intesa Sanpaolo nel 2017 di integrarsi con Generali nel momento in cui correvano voci di interesse da parte di Axa o Allianz, rimarca Repubblica.

E ora Donnet respinge anche l’ipotesi di aggregazione con Unicredit: «Non c’è nessun progetto, nessuna ipotesi, non rientra nella nostra strategia perché non ha senso. Parliamo di business completamente diversi». In realtà i soci industriali Caltagirone, Del Vecchio e Benetton, benché usciti sconfitti dall’assemblea, non demordono e stanno cercando una via per conquistare Generali dal basso o dall’alto. Dal basso convincendo altri imprenditori ad acquistare un altro 5% del Leone rendendo possibile un ribaltone alla prossima assemblea. Dall’alto cercando di rafforzare le posizioni in Mediobanca dove Del Vecchio è sulla soglia del 20% e, secondo le norme in vigore, potrebbe chiedere alla Bce di salire fino al 25% senza assumerne il controllo. Oppure trovando una banca italiana interessata a lanciare un’offerta su Piazzetta Cuccia, raccogliendo le azioni di Del Vecchio & C, per poi sciogliere il cordone ombelicale tra la merchant bank e Generali.

Generali è la prima assicurazione in Europa e «non è una debolezza ma la nostra forza», ha ricordato Donnet, facendo notare che negli ultimi sei anni la compagnia «implementato con successo due piani strategici, centrando tutti i target nonostante la pandemia». I dividendi, ha aggiunto, sono saliti costantemente, non a discapito di solvibilità e forza patrimoniale mentre il debito è calato e il tasso di digitalizzazione della rete distributiva è passato dal 10% al 99%. «I risultati eccellenti di Generali e la qualità della gestione finanziaria sono riconosciuti dal mercato, dove ci siamo conquistati grande credibilità: un cambiamento storico», ha precisato. Ora, ha detto, c’è un nuovo piano «molto ambizioso, aggressivo, di crescita e di trasformazione».

In Italia l’ambizione è di crescere ancora ma in modo organico: il tempo dell’M&A, dopo l’acquisizione di Cattolica è finito, ha sottolineato il Sole 24 Ore. Al proposito, Donnet ha anche smentito qualsiasi ipotesi di fusione con una grande banca, in particolare con UniCredit: «Non entra nella nostra strategia perché non ha senso, parliamo di business completamente diversi e sarebbe un indebolimento per entrambi».

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