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Banca Generali

Assicurazioni Generali, ecco come si muoverà il trio Benetton-Caltagirone-Del Vecchio

C’è un concerto sistemico italiano a difesa di Assicurazioni Generali per sventare assalti stranieri ed evitare squilibri in caso di vendita di azioni da parte di Mediobanca? E’ la domanda clou che assilla soci, investitori, analisti e addetti sul colosso triestino delle assicurazioni. Una domanda che può apparire bizzarra visto che l’amministratore delegato del gruppo,…

C’è un concerto sistemico italiano a difesa di Assicurazioni Generali per sventare assalti stranieri ed evitare squilibri in caso di vendita di azioni da parte di Mediobanca?

E’ la domanda clou che assilla soci, investitori, analisti e addetti sul colosso triestino delle assicurazioni. Una domanda che può apparire bizzarra visto che l’amministratore delegato del gruppo, Philippe Donnet, è francese, ha lavorato per anni ai vertici della francese Axa e pure in Vivendi di Vincent Bollorè. Ma tant’è.

L’interrogativo comunque non è peregrino visto quanto è emerso ieri dall’assemblea dei soci di Generali. Con un’approvazione bulgara del bilancio 2017 (con il 99,7% dei presenti) un po’ meno bulgara (l’81%) il voto per i piani di incentivo per il management del Leone.

L’OK DEL BILANCIO E NON SOLO

Sta di fatto che per approvare il miglior risultato operativo della storia del Leone di Trieste e un ricco dividendo (+ 6% rispetto all’anno prima) c’era il 52,8% del capitale e i soci forti italiani sopra il 3% erano il 23,12%. Poco più degli esteri, nota Repubblica: il 22,91 degli istituzionali stranieri che nel 2017 valevano il 24,4%.

I MOVIMENTI DEGLI ITALIANI

La quota degli italiani sale al 26% se si aggiungono i pacchetti di Ferak (1,3%) e di De Agostini (circa l’1,5%); un altro socio è la Cassa Forense (1%). Il gruppo degli italiani è cresciuto grazie all’ascesa della famiglia Benetton, che ha il 3,04% di Trieste, e agli incrementi di Francesco Gaetano Caltagirone che ha raggiunto il 4% (ed è proiettato verso il 5%): così il blocco italiano capitanato da Mediobanca (12,97%) e che conta anche Leonardo Del Vecchio (3,16%), ha superato infatti il 23%. E questo senza contare il contributo delle quote inferiori al 2%, tra le quali quella della famiglia De Agostini che ha l’1,7%., chiosa il Sole 24 Ore.

LE DOMANDE

Ma c’è un vero disegno strategico dietro le mosse degli italiani? Si sta formando un pacchetto di mischia pronto a contrastare incursioni straniere? O si preparano in vista di una discesa della quota di Mediobanca (sulla carta dovrebbe passare dal 13 al 10%)? Oppure – come scrive il Sole – “la forza aggregata rimane per ora nel campo del futuribile”? Di certo Caltagirone ha detto: “Io ci tengo molto all’italianità”. Camilla Conti, cronista di finanza al Giornale, ha twittato: “Sono salito in #Generali perché tengo molto all’italianità”, ha detto oggi Caltagirone. Che a gennaio ha venduto tutte le attività italiane di Cementir ai tedeschi di HeidelbergCement”.

LE PAROLE DI DEL VECCHIO

Comunque, dall’assemblea di Luxottica, Del Vecchio non si è sbilanciato sulle mosse future, dicendo di essere pronto a comprare ma anche a vendere un po’, a seconda dell’andamento del titolo. E nello stesso tempo ha lanciato una provocazione: al Leone di Trieste farebbe bene una mossa stile Intesa, di un anno e passa fa: sono cose che fanno bene alle quotazioni, anche se vengono dall’estero. Però ha sottolineato di essere molto soddisfatto per il dividendo e di come è gestita la compagnia, che “ora si occupa solo delle cose che servono”.

COSA HA DETTO DONNET

Ma che cosa ha detto il capo azienda del colosso assicurativo? Donnet ha ricordato che la compagnia è “in linea e in alcuni casi in anticipo con i target: abbiamo ottenuto eccellenti risultati grazie alle azioni strategiche che abbiamo implementato. Tutto ciò ci consente di proporre un dividendo in aumento del 6%”, ha precisato

LA CEDOLA

In particolare, la cedola sarà di 0,85 euro per azione contro gli 0,8 euro dell’anno precedente, con un rendimento rispetto alle quotazioni del 5,2%. Questo grazie ai passi compiuti negli ultimi due anni che hanno permesso di distribuire dividendi cumulati per 3,7 miliardi (oltre 5 miliardi l’obiettivo al 2018), a fronte di un flusso di cassa operativo netto cumulato di 5,8 miliardi (più di 7 miliardi il target a chiusura del bilancio 2018) e un Roe del 13,7% (13% a piano).

LA BORSA

In questo contesto il titolo della compagnia dall’Investor Day di novembre 2016, è cresciuto del 40,7% contro il +18,4% dello Eurostoxx di settore: “Un’inversione di rotta importante rispetto agli ultimi dieci anni, se si pensa che da aprile 2008 a novembre 2016 il titolo stesso aveva perso il 59,5%”, ha gongolato Donnet.

LA QUESTIONE DEBITO

Non potrà non tenersi conto anche di un altro elemento, chiosa il Sole 24 Ore: il debito. “Generali ha un rapporto tra patrimonio netto ed esposizione che vale il 57% contro il 42% espresso da Allianz e il 21% di Axa, secondo i dati Bloomberg. Ecco perché l’eventuale spinta espansiva difficilmente potrà essere alimentata da nuovo indebitamento”. Piuttosto la compagnia potrà utilizzare i denari che sta raccogliendo con il piano di ottimizzazione geografica. “Vogliamo riallocare le risorse verso i mercati in cui crediamo”, ha spiegato Donnet. La riorganizzazione internazionale, con sette dismissioni praticamente già archiviate (qui l’approfondimento di Start Magazine sul tema), ha prodotto oltre 1,1 miliardi di incassi rispetto alla stima di 1 miliardo complessivo per tutte le 13-15 cessioni messe in agenda.

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