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Partite Iva

Ammortizzatori per le partite Iva? Tre emendamenti al vaglio del Parlamento

Novità in arrivo sugli ammortizzatori per le partite Iva?

La recente crisi economica portata dalla pandemia di Covid-19 ha messo in risalto le innumerevoli fragilità del mercato del lavoro italiano. Non è un caso se questa settimana i dipendenti del settore pubblico siano tornati a scioperare contro il mancato rinnovo del contratto e chiedendo di avviare una “riforma seria della Pubblica amministrazione”, con assunzioni nella scuola e nella sanità, che superi una volta per tutte la precarietà (anche se, fanno notare dall’Osservatorio Conti Pubblici di Carlo Cottarelli, gli statali attualmente guadagnano il 24 per cento in più rispetto ai dipendenti privati). Ma le categorie lavorative maggiormente esposte sono le partite Iva. Accusate a più riprese di non pagare le tasse ed evadere quando è possibile, hanno dovuto superare l’annus horribilis del Coronavirus con due assegni da 600 euro e un terzo da 1000, a patto di riuscire a dimostrare una significativa diminuzione del reddito sul 2019 (qui avevamo fatto un punto conclusivo sui ristori). Troppo poco, considerato il costo della vita e soprattutto il fatto che tutti i dipendenti privati hanno avuto libero accesso alla Cig straordinaria. E così ora si pensa ad ammortizzatori per le partite Iva.

COSA SAREBBERO GLI AMMORTIZZATORI PER LE PARTITE IVA

Si chiama Iscro, acronimo per Indennità straordinaria di continuità reddituale ed operativa, e recepisce una delle raccomandazioni avanzate dal Cnel, il redivivo Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, a favore dei lavoratori autonomi. Nel disegno di legge originale si legge: “Allo scopo di mitigare gli effetti derivanti da eventi critici a carattere personale, sociale ed economico gravanti sull’attività economica dei lavoratori autonomi, nonché di assicurare la continuità e il rilancio dell’attività stessa in tali frangenti, è istituita una «Indennità straordinaria di continuità reddituale ed operativa», erogata dall’INPS e spettante ai professionisti lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata”.

A CHI SPETTA L’ISCRO

Gli ammortizzatori per le partite Iva spetterebbero dunque ai soli liberi professionisti iscritti all’Inps, escludendo perciò tutti i professionisti registrati negli Albi (architetti, geologi, ingegneri, medici, psicologi, giornalisti, avvocati, ecc…). Per accedere all’Iscro occorre dimostrare che rispetto “all’anno precedente a quello in cui è presentata la domanda” risulti “una decurtazione reddituale pari o superiore al 50% della media dei redditi conseguiti nei 3 anni precedenti, e comunque a condizione che il reddito dichiarato nell’anno precedente a quello in cui è presentata la domanda sia risultato inferiore a 8.145 euro”. “Se nel corso dei 3 anni precedenti a quello in cui si è verificata la decurtazione reddituale è avvenuta una sospensione dell’attività professionale per maternità o malattia o altro evento cui corrisponde un indennizzo a carico della gestione separata INPS, la media dei redditi è calcolata considerando anche le somme percepite a titolo di indennità. Se nell’anno in cui si è verificata la decurtazione reddituale il lavoratore ha usufruito di indennità di maternità, malattia o altro indennizzo a carico della gestione separata INPS, tali indennità rilevano ai fini della quantificazione del reddito”.

A QUANTO AMMONTA L’ISCRO

“Il valore dell’Iscro spettante al lavoratore è pari al 50% della differenza tra la media reddituale dei 3 anni precedenti a quello in cui si è verificata la decurtazione reddituale e il reddito dell’anno precedente a quello in cui è presentata la domanda. L’importo onnicomprensivo dell’indennità non può in ogni caso superare i 6.516 euro”. Il medesimo disegno legge del Cnel sugli ammortizzatori per le Partite Iva prevede che “Se il lavoratore ha già usufruito in passato dell’ISCRO, essa può essere ulteriormente concessa a condizione che la domanda sia presentata a distanza di almeno 5 anni dalla conclusione del precedente trattamento di indennità. In ogni caso, nessuno può usufruire della indennità per più di 3 volte”.

CRUCIALE L’INSERIMENTO NELLA FINANZIARIA

Fortunatamente per le partite Iva, la proposta del Cnel, ignorata in toto dall’esecutivo, non è rimasta lettera morta ma è confluita in tre diversi emendamenti alla Legge di Bilancio 2021. Per questo è già iniziato il pressing delle associazioni di categoria. «L’approvazione della proposta di riforma al vaglio del Parlamento», hanno dichiarato in una nota congiunta Confprofessioni, Acta, CNA Professioni, Confassociazioni e Confcommercio Professioni, «consentirebbe di ridurre il grave deficit di garanzie sociali che colpisce i lavoratori autonomi ogni qual volta si trovano a dover fronteggiare cali significativi degli incarichi o la perdita delle commesse e sarebbe un segnale di grande attenzione nei confronti del mondo del lavoro autonomo e professionale». «Si aggiunga che i professionisti – in particolare, come sancito dalla generalità degli studi e delle ricerche, giovani e donne – sono i soggetti più colpiti dagli effetti della crisi pandemica. Si presenta quindi l’occasione» conclude la nota «di iniziare a intraprendere un percorso che parta da questo primo intervento per ragionare insieme su una riforma coerente con l’esigenza di offrire con rapidità ed efficienza a una platea ampia e diffusa di professionisti l’accesso ad ammortizzatori sociali volti a fronteggiare situazioni straordinarie in momenti drammatici come quello che stiamo vivendo. Auspichiamo pertanto che Parlamento e Governo, anche attraverso l’approvazione della proposta in esame, si facciano carico delle grandi difficoltà dei lavoratori autonomi del nostro Paese».

GLI AIUTI DELLE REGIONI

Per gli ammortizzatori per le Partite Iva occorrerà attendere il voto dell’Aula. Chiudiamo ricordando che se il Governo è rimasto fermo ai tre assegni della scorsa primavera, si registrano invece diversi bonus locali. Con delibera n. 3869 del 17 novembre 2020 la Giunta regionale della Lombardia ha approvato la misura “Sì! Lombardia”, che sostiene le microimprese e i lavoratori autonomi con partita Iva individuale non iscritti al Registro delle imprese. Le agevolazioni consistono nella concessione di un contributo a fondo perduto una tantum da 1000 euro a titolo di indennizzo per la situazione di particolare disagio, senza vincolo di rendicontazione di spese connesse. Bonus una tantum da 1.500 euro pure per i professionisti calabresi con un fatturato pari o inferiore a 60.000 euro nel corso dell’anno solare 2019 nell’ambito dell’iniziativa Riapri Calabria. La Campania ha strutturato un bonus una tantum di 1.000 euro, cumulabile con l’indennità prevista dal governo nazionale pari a 600 euro, destinato ai professionisti iscritti alla gestione separata dell’Inps, o alle singole casse a patto che abbiano fatturato nell’anno 2019 meno di 35.000 euro. Niente assegni ma prestiti a interessi agevolati per gli autonomi piemontesi: i finanziamenti, a fronte dei quali verrà erogato un importo fino a un massimo di 7.500 euro, devono connotarsi come nuovo credito connesso a esigenze di liquidità, di importo fino a 150.000 euro e con durate di rimborso fino a 6 anni. La Toscana, infine, ha aperto tre fondi a favore di imprese e liberi professionisti.

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