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Alessandro Benetton scalerà la classifica di Reputation Manager?

La posizione presente e futura di Alessandro Benetton nelle classifiche di Reputation Manager. La lettera di Claudio Trezzano

Caro direttore,

ho visto che hai congetturato sull’impatto del riverbero mediatico delle ultime sortite di Urbano Cairo, presidente e maggiore azionista di Rcs, sulla sua reputazione on line ai fini delle classifiche di Reputation Manager.

Ma ancor più attesa per le prossime classifiche deriva dalla intervistona a tutta pagina che il Corriere della sera ha riservato ad Alessandro Benetton.

L’occasione della intervistona è stato il suo sessantesimo compleanno. Sono ben due gli articoli pubblicati contestualmente: Alessandro Benetton compie 60 anni, a Treviso il party con i figli e gli amici: «Vi auguro di cambiare sempre» e soprattutto Alessandro Benetton: «La mia vita con tre figli, ora sono più paziente».

Quello stesso Alessandro Benetton su cui il Corriere il 17 dicembre titolava: Benetton: «Edizione, in due anni 3,5 miliardi investiti in sostenibilità e innovazione», mentre neppure un mese prima, ovvero il 21 novembre, andava in pagina con questo titolo: Alessandro Benetton lancia il fondo 2100: investirà in tecnologie per l’ambiente (e sul rientro dei cervelli).

O, ancora: Palazzo Ancilotto, Alessandro Benetton fa rivivere l’edificio: terminato il restauro dell’archistar Chipperfield e Alessandro Benetton inaugura un hotel-coworking sui Navigli: «Sto investendo a Milano perché è dove si disegna il futuro». Oppure: Alessandro Benetton, per «21 Invest» boom di fatturati e 23 aziende: nel portafoglio c’è anche Omega Pharma.

Scommetto che stai per rispondermi che non è colpa del Corriere se Benetton è una sorta di “Re Mida delle news”: qualsiasi cosa faccia la trasforma in notizia. Probabilmente hai ragione, ho comunque i miei dubbi per esempio sul fatto che l’inaugurazione dell’ennesimo hotel o dell’ennesimo coworking a Milano sia una notizia. Ma tant’è.

Sicuramente però non è una notiziona fantasmagorica che Alessandro Benetton compia sessant’anni, eppure il Corriere gli dedica comunque un bel paginone: “Il presidente della holding Edizione ha compiuto 60 anni: «Il Ponte Morandi? Profondo dolore, rinnovo le scuse. Dopo la tragedia siamo tornati ai valori dei padri fondatori»”.

Ti leggo l’attacco: “Alessandro Benetton la butta lì – una frase fra tante – in una conversazione lunghissima. Dice: «Ognuno di noi è quello che fa quando gli capitano le cose che non si aspetta». Alessandro Benetton ha il talento delle frasi perfette, perché a lui, negli ultimi anni, di cose inaspettate ne sono capitate almeno due di vasta portata. La prima: è diventato presidente della cassaforte di famiglia, lui che per anni si era considerato «all’opposizione». Ed Edizione non è solo una bazzecola arrivata al valore patrimoniale netto di 13 miliardi di euro, con partecipazioni nei settori delle infrastrutture di trasporti e digitali, nel travel retail e food & beverage, nell’immobiliare, nel settore agricolo, in Mediobanca, in Generali e naturalmente nell’abbigliamento, ma era anche nel mezzo della crisi reputazionale seguita alla tragedia del Ponte Morandi”.

Il caso Morandi? «In questi casi, subentrano cattivi consigli degli avvocati e delle agenzie di comunicazione. Io, a titolo personale, le scuse le ho fatte e le rinnovo. Su Atlantia, che controllava Autostrade, non posso dire nulla perché Edizione deteneva solo il 30 per cento e nel Cda sedeva un solo Benetton, mio zio Gilberto. In Edizione, da tempo, Gilberto, in buonissima fede, aveva delegato tutto ai manager: aveva l’idea di una famiglia che si teneva fuori dalla gestione, forse anche per evitare conflitti nel passaggio generazionale. Ma di solito, una delega simile avviene dopo che è stata costruita un’adeguata cultura aziendale, altrimenti, il rischio è l’autoreferenzialità e il management si sente titolato a prendere decisioni come se fosse la proprietà».

Capisci direttore come funziona per i rampolli della finanza italiana? Quando hanno successo è sempre merito loro e poco importa se non sono certo partiti dal nulla, in perfetto ossequio della narrativa underdog che oggi va per la maggiore. Quando però falliscono e sbagliano è sempre colpa degli altri: dei “cattivi consigli degli avvocati, delle agenzie di comunicazione”…

Chiosa Benetton, parlando del crollo del ponte Morandi a Genova: «Quel giorno ero in California a fare surf con mio figlio. Esco dall’acqua, apro i social e, senza sapere cos’era successo, trovo messaggi con tanti like che dicevano cose come: spero che tuo figlio se lo mangino gli squali». D’accordo fare il piangina, ma passare per la vittima del Web mentre “era in California a fare surf col figlio”, anche no. Si capisce perché poi a Genova non la prendano esattamente bene.

Inutile dire che l’eco che può avere quella intervista su un giornale come il Corriere non è la stessa della eco dell’intervista alla rappresentante dei parenti delle vittime pubblicata su una testata locale come Il Secolo XIX.  Non a caso, l’articolo del quotidiano meneghino l’ho già visto ripreso da altri siti sul web, rimbalzando qua e (si va dalle notizie su msn ad aggregatori di notizie meno noti se non persino sconosciuti). Quella del Secolo l’ho vista solo su PrimoCanale, emittente comunque ligure e su Vita diocesiana pinerolese.

Prima Comunicazione ci dice che a febbraio Alessandro Benetton era in 12esima posizione: sono curioso di scoprire dove si troverà a fine marzo, quando la sua intervista sarà rimbalzata su altre testate e magari verrà ripresa pure da quel nugolo di sitarelli non meglio identificati…

Tu, caro direttore, accetti la scommessa che lo troveremo più alto nella graduatoria?

Un saluto,

Claudio Trezzano

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