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Che cosa pensa Alberto Bagnai (Lega) di manovra, regole europee e Francia

L'articolo di Lorenzo Bernardi

 

«Un saldo del 2,4% sarebbe andato benissimo in termini di sostenibilità. Ciò che infastidisce l’Europa è che ora abbiamo meno subalternità». Così Alberto Bagnai, presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato, oltre che mente economica della Lega, è intervenuto nell’Aula di Palazzo Madama sulla manovra del governo.

Dopo una trattativa con Bruxelles, il rapporto deficit/pil, inizialmente fissato dall’esecutivo al 2,4%, è stato livellato al 2,04%. Una mossa che l’opposizione ha bollato come una retromarcia. La maggioranza, per bocca di uno dei suoi più autorevoli esponenti in campo economico, ha contrattaccato.

Due i bersagli scelti dall’economista e senatore leghista: l’Europa stessa e i precedenti governi, giudicati succubi di Bruxelles.

«Noi stiamo resistendo – ha detto Bagnai -. Il presidente Conte, che avete variamente descritto come inesistente, velleitario, sconfitto, in realtà ha fatto sul serio ciò che i governi precedenti avevano fatto solo a chiacchiere: ha negoziato con l’Europa, senza compromettere l’interesse del Paese. E ha fatto anche un’opera di misericordia: visitare gli ammalati, perché è chiaro che l’Unione è profondamente malata».

«REGOLE ASSURDE E OPACHE»

Bagnai, tuttavia, qualcosa ha concesso. «È chiaro che si sarebbe potuto ottenere di più, tuttavia ciò che è accaduto ha messo in evidenza l’assurdità delle regole europee, in particolare il loro carattere prociclico. Ci è stato detto che le nostre previsioni di crescita erano sbagliate, che avremmo dovuto fare proiezioni più realistiche, ma la verità è diversa. Purtroppo l’Europa si basa su meccanismi opachi, dunque è stato necessario rivedere al ribasso la stima della crescita per provare una condizione di necessità, il cosiddetto output gap, senza il quale l’Europa non ci avrebbe magnanimamente concesso di disporre di più risorse per rianimare il paese. Purtroppo il problema è che se ti chiedono di diminuire la crescita, le risorse sono in quota di quella crescita e quindi l’Europa ti costringe sempre a fare uno sforzo inferiore di quello che sarebbe necessario. Questi sono i miracoli dei saldi strutturali». Bagnai ha aggiunto che, rispetto alle attuali regole contabili, «sarebbe stato meglio tenersi la regola del 3% sul saldo nominale, che aveva due vantaggi: essere trasparente e verificabile. Qui invece stiamo parlando di previsioni, di ipotesi, di stime, e su questo stiamo ipotecando il futuro del paese».

I CONFLITTI FRANCO-TEDESCHI

Una regola, quella del 3% del rapporto fra saldo di bilancio nominale e pil nominale, che la Francia avrebbe violato 13 volte, rischiando a sua volta la procedura di infrazione, ha rimarcato l’economista della Lega. E secondo Bagnai, l’Italia avrebbe potuto approfittare dei «conflitti che stanno emergendo in seno all’Europa». «È forse l’unica argomentazione che avrei accettato dall’opposizione – ha argomentato il senatore del Carroccio e presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato – Dato che i conflitti stavano per emergere, forse questo avrebbe consigliato un atteggiamento più prudente. Aspettare che altri, in questa meravigliosa famiglia europea, si combattessero fra loro, senza che avessero pretesti per attribuire a noi delle criticità che da noi non dipendono».

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