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Affitti brevi: parte la rivoluzione dei Cin

Dal 1° settembre parte la rivoluzione degli affitti brevi: il Ministero del turismo introduce i Cin. Dovranno adeguarsi più di 500mila strutture. Sanzioni da 500 a 8mila euro.

Il prossimo 1° settembre parte la fase due della rivoluzione nel settore degli affitti brevi, cioè quei contratti di locazione di immobili a uso abitativo che hanno una durata non superiore a 30 giorni. Il 1° settembre, infatti, termina la fase sperimentale che ha interessato sette Regioni nell’introduzione del Cin, il Codice identificativo nazionale, dedicato proprio alle locazioni brevi. Per le circa 500mila locazioni restanti scatteranno gli obblighi e le eventuali sanzioni. Inoltre, le piattaforme che pubblicizzano affitti brevi come Booking e Airbnb si sono impegnate a non pubblicizzare più annunci senza Cin. “È davvero una cosa epocale allineare 19 Regioni e due Province autonome che hanno seguito nel tempo logiche normative e tecnologiche differenziate. Ma ci stiamo riuscendo grazie ad una collaborazione eccezionale e uno sforzo importante del ministero per non lasciare nessuno indietro – ha detto Daniela Santanchè -. Hanno perfettamente capito l’importanza del Cin, su cui ci siamo impegnati tantissimo per far emergere abusivismo e innalzare la qualità offerta nella tutela del consumatore”.

COS’È IL CIN

Il CIN, il Codice Identificativo Nazionale (CIN), è un codice, introdotto a livello nazionale, finalizzato a contrassegnare le unità immobiliari destinate allo svolgimento di attività alberghiere ed extra alberghiere. Questo codice viene assegnato dal Ministero del Turismo attraverso una procedura automatizzata. Il CIN sostituisce i vecchi codici regionali ma, come riportano le FAQ del Ministero del Turismo, dovrà essere richiesto dai gestori delle unità immobiliari per affitti brevi ed alimenterà la Banca Dati nazionale delle Strutture Ricettive (BDSR). Il Cin deve essere utilizzato per la pubblicazione degli annunci e deve essere esposto, insieme al CIN (Codice Identificativo Regionale) all’esterno delle strutture e degli immobili.

COME RICHIEDERE IL CIN

I gestori di immobili per affitti brevi possono richiedere il CIN tramite la Banca Dati nazionale delle Strutture Ricettive (BDSR), accedendo alla piattaforma bdsr.ministeroturismo.gov.it con SPID o CIE.

LA LEGGE DI BILANCIO 2024 E LA CEDOLARE SECCA SUGLI AFFITTI

La legge di bilancio 2024 (legge n. 213/2023) ha modificato il decreto-legge n. 50/2017, norma che aveva ha introdotto una specifica disciplina fiscale per gli “affitti brevi”, cioè quei contratti conclusi da persone fisiche al di fuori dell’esercizio dell’attività d’impresa. La Legge di bilancio 2024 ha modificato l’aliquota dell’imposta sostitutiva (dovuta da chi sceglie il regime della cedolare secca per la tassazione dei redditi derivanti dai contratti di locazione breve) e gli adempimenti a carico degli intermediari non residenti. Il decreto-legge n. 50/2017 aveva reso possibile applicare, anche agli affitti brevi, le disposizioni in materia di “cedolare secca sugli affitti”. La disciplina, come riporta la guida dell’Agenzia delle entrate, si applica sia quando i contratti sono conclusi direttamente tra il proprietario (o il sublocatore o il comodatario) e i locatari sia quando per la loro stipula o per il pagamento dei canoni o dei corrispettivi intervengono soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o che gestiscono portali telematici.

NELLE BANCHE DATI CIRCA 20 MILA CIN

Al momento sono nove le regioni che hanno iniziato a trasformare i Codici Identificativi Regionali in Cin: Abruzzo, Calabria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Veneto, Sardegna e Liguria. Su 276mila strutture registrate, sono stati già rilasciati quasi 20mila Cin. Nella Banca dati, che diverrà operativa il 1° settembre, rientreranno tutte le strutture ricettive: alberghi, ostelli, motel, agriturismi, ma anche villaggi, campeggi, rifugi alpini, solo per fare qualche esempio. Il totale dei codici unici, allora, potrebbe arrivare intorno al milione.

LE SANZIONI: MULTE FINO A 8MILA EURO

Le sanzioni per le strutture che non rispettano le nuove norme sono salate. Le multe vanno da 800 a 8.000 euro, in base alle dimensioni della struttura. Inoltre, la mancata esposizione del bollino del Cin può costare da 500 a 5.000 euro, con l’immediata rimozione dell’annuncio. La stessa multa è prevista in caso di mancata indicazione sugli annunci dei portali di intermediazione e sul proprio sito web. I controlli saranno a carico dell’Agenzia delle entrate e delle Fiamme Gialle che potranno avvalersi del database nazionale, che riporterà i dati di circa 500mila bed and breakfast. I rilievi incrociati si avvarranno di software, analisi dei rischi, liste selettive. La Banca dati permetterà all’Agenzia delle entrate e al Ministero del turismo di alzare il velo sul sommerso che affligge questo settore.

UNA SOLA ECCEZIONE: LE ATTIVITÀ SVOLTE A TITOLO (QUASI) GRATUITO

Quasi tutte le strutture ricettive devono avere il Cin. Le Faq del Ministero del Turismo segnalano una sola eccezione: quella delle attività di ospitalità svolta a titolo meramente gratuito. Inoltre, sottolinea il ministero che “le libere donazioni corrisposte dagli ospiti non fanno venir meno la gratuità della prestazione offerta”.

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