Ieri i ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico, Andrea Orlando e Giancarlo Giorgetti, si sono riuniti con i rappresentanti di Acciaierie d’Italia (la ex-ILVA), dei sindacati, di Confindustria e delle regioni. Hanno promesso aiuti finanziari alla società siderurgica affinché possa superare la crisi di liquidità, che saranno definiti da una norma specifica del decreto Aiuti bis.
CHI C’È IN ACCIAIERIE D’ITALIA
Acciaierie d’Italia è la società che gestisce, tra gli altri, lo stabilimento ILVA di Taranto, in Puglia. È costituita da Am InvestCo Italy, del gruppo siderurgico ArcelorMittal, e da Invitalia, l’agenzia italiana per l’attrazione degli investimenti controllata interamente dal ministero dell’Economia e delle finanze.
CIFRE E MODALITÀ DI INTERVENTO
Né Orlando né Giorgetti hanno detto a quanto ammonterà l’aiuto finanziario né di che tipologia sarà. Il Sole 24 Ore scrive però che sarà probabilmente un intervento sul capitale; quanto alla cifra, dovrebbe essere compresa tra 500 milioni e 1 miliardo di euro. La seconda delle due somme era già stata menzionata dal ministro Giorgetti durante un altro vertice con l’azienda e i sindacati, il 23 giugno scorso.
LE RASSICURAZIONI DI GIORGETTI…
Fonti del Sole 24 Ore fanno sapere che ieri Giorgetti ha garantito la disponibilità del governo a “un impegno finanziario significativo” per Acciaierie d’Italia, con garanzia statale. L’aiuto sarà “sufficiente fino a che le condizioni di contesto” faranno ritorno a una situazione di “relativa normalità” – si riferiva all’aumento dei prezzi delle materie prime – e dovrebbe venire “assecondato” da ArcelorMittal.
… E QUELLE DI ORLANDO
Secondo il ministro Orlando, “ci sono le condizioni per realizzare un intervento. Sarà un intervento che determina la liquidità necessaria. Non sarà soggetto ad approvazioni di terzi ma sostanziale e solido. Lo dico avendo contezza delle ipotesi sul tavolo di cui si sta discutendo”.
COSA HA DETTO IL MiSE
Dal ministero dello Sviluppo economico hanno detto che la norma di sostegno ad Acciaierie d’Italia prevista dal decreto Aiuti bis conterrà misure volte a supportare l’operatività della società: sia per quanto riguarda la liquidità, in modo da rilanciare la produzione siderurgica e tutelare i lavoratori, sia relativamente ai costi di approvvigionamento delle materie prime e dell’energia.
IL PARERE DELL’AD MORSELLI
Lucia Morselli, amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia, ha descritto l’azienda come “sana”, ma comunque in difficoltà finanziarie perché “ha destinato tutte le risorse e la ricchezza generata, agli investimenti, che non abbiamo mai smesso di fare e che continuiamo a fare. Investimenti per il piano ambientale che significa il nostro futuro. La carenza è quella del circolante, che non nasce adesso ma da due anni. Siamo limitati nell’acquisto delle materie prime e della produzione da monte a valle”.
Ha aggiunto che per garantire “un futuro” ad Acciaierie d’Italia “serve finanza visto il costo dell’energia”. A questo proposito, Am InvestCo Italy avrebbe firmato una garanzia per 300 milioni di euro da destinare alle forniture di gas e garantire la produzione industriale al di là dei livelli minimi necessari per la salvaguardia degli impianti.
“Stiamo cercando risorse finanziarie perché l’area a caldo vada al massimo, ovviamente nel rispetto dei vincoli ambientali”, ha dichiarato Morselli. Il presidente Franco Bernabè, già banchiere con esperienze di management in Eni e Telecom Italia, ha detto che i livelli emissivi di Acciaierie d’Italia sono inferiori a quelle di altre società europee del settore, senza tuttavia specificarle.
LE PAROLE DELLA FIM-CISL
Roberto Benaglia e Valerio D’Alò, rispettivamente segretario generale e segretario nazionale della Fim-Cisl, hanno accolto positivamente le promesse del governo di supporto ad Acciaierie d’Italia, ma anche con scetticismo data la vaghezza dell’impegno.
I sindacalisti chiedono allora “all’azienda e al governo che questo sostegno si traduca immediatamente in un impegno aziendale nel recuperare produzione, investimenti e sicurezza sugli impianti, sulle merci e sulla capacità di far ripartire il siderurgico di Taranto che sta letteralmente affondando”.
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“Non bastano”, aggiungono i due, “le giustificazioni dei vertici aziendali sull’aumento dei costi dell’energia e sulle difficoltà di liquidità per abbandonare siderurgico di Taranto e gli altri siti del gruppo e con essi i lavoratori in amministrazione straordinaria e dell’indotto in balia della crisi in cui versa il gruppo”.
COME VANNO LE ACCIAIERIE NEL MONDO
Stando ai dati dell’Associazione mondiale dell’acciaio, a giugno la produzione siderurgica globale è diminuita del 5,9 per cento su base annua, a 158,1 milioni di tonnellate. Il calo è riconducibile soprattutto alla Cina – prima produttrice e consumatrice di acciaio -, il cui output è sceso a giugno del 3,3 per cento, a 90,7 milioni di tonnellate.