Caro direttore, il Comitato della Pallacorda di Fondazione Crt è vivo e lotta con noi. Dai scherziamo un po’, perché vedo che oggi alcuni commenti a un tuo post frizzante su X ti hanno messo di cattivo umore…
Ieri il consiglio di indirizzo della Fondazione Crt ha designato Anna Maria Poggi come prossima presidente, con indicazione unanime dei suoi 22 membri.
In attesa di capire cosa farà il Mef – da ieri ha formalmente tutte le carte richieste alla malandata fondazione torinese – le cronache ci rivelano le manovre ormai piuttosto scoperte di Antonello Monti.
Indicato come referente del “patto occulto” di Crt in seno al consiglio di amministrazione della fondazione Crt, Monti è una sorta di Mister Wolf a cavallo tra agricoltura e Chiesa, mi raccontano industriali piemontesi miei amici. E’ consigliere di amministrazione dell’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero (ICSC). Deve l’arrivo in Crt alla conferenza episcopale piemontese, che nell’Ente lo ha designato. Per il vero su quel fronte si osserva qualche ripensamento.
Gli osservatori più attenti hanno infatti preso nota di un seccato comunicato da parte della Diocesi di Torino, che nega alcun coinvolgimento nel patto anti-Palenzona. I monsignori scaricano Monti? Sono in molti ormai a pensarlo, e non solo tra i torinesi più laicisti ma anche tra i baciapile.
Ma se le cose stanno così, allora perché il nostro non è saltato anche dall’ICSC? Calma direttore, calma: Santa Madre Chiesa su queste cose ha un metodo affinato nei secoli. Nel senso che i conti si regolano a tempo debito, a telecamere spente. Di certo c’è che non hanno trovato smentita i reportage notiziosissimi di Claudia Luise del quotidiano La Stampa e de Lo Spiffero secondo cui Antonello Monti e Corrado Bonadeo avrebbero trattato con FdI uno “scambio”: un posto in Crt in cambio di una promozione per lo stesso Monti. Sfumata, forse, la possibilità di approdare in Compagnia di San Paolo, Monti punterebbe al vertice di Finpiemonte. Dove prenderebbe il posto dell’ex sottosegretario Michele Vietti. Cioè il marito di Caterina Bima, che si è distinta per determinazione nel defenestramento di Fabrizio Palenzona e ancora di più nelle auto-nomine da parte del cda di Crt (anche se ha votato nei giorni scorsi contro la nomina dall’ex vicina a M5s, Lucia Calvosa, in Cdp).
Come diresti tu, caro direttore: stra-gulp! Viene infatti confermata l’esistenza di quella sorta di “P2” di Crt (con tante virgolette, mi raccomando). Bonadeo e Monti, che ne sono i presunti vertici, possono allegramente scambiare nomine proprio perché hanno il controllo della Cassa di risparmio di Torino.
A questo punto gli occhi non possono che essere puntati sul ministero dell’Economia che vigila sulle fondazioni di estrazione bancaria. Interverrà o cincischierà? Sta di fatto che io il ritornello “Rivera non avrebbe mai lasciato correre” l’ho già sentito parecchie volte fra chi bazzica questo dossier (Alessandro Rivera è stato direttore generale del Tesoro e ora si accasata profumatamente spero in casa di Bain, tanto le porte girevoli sono d’uso, pare). Ora tutto è nelle mani del direttore generale del Tesoro, Marcello Sala.
Cordiali saluti
Francis Walsingham