skip to Main Content

Antitrust Gualtieri 5g Roma

5G a Roma: perché Vodafone, Wind, Tim e Iliad folgorano Gualtieri

A dispetto delle segnalazioni dell'Antitrust, la canadese Boldyn Networks si è aggiudicata la contestata gara per il 5G che trasformerà Roma in una smart city entro il 2025. Ma Vodafone, Wind, Tim e Iliad sono già sul piede di guerra 

 

L’obiettivo è di quelli pretenziosi e forse anche per questo l’Amministrazione capitolina sta correndo forsennatamente senza attendere il giudizio pendente del tribunale amministrativo regionale e disattendendo il parere dell’AGCM: rendere Roma una smart city entro l’anno giubilare del 2025. O, più realisticamente, iniziare a predisporre l’infrastruttura. Ma la città eterna non è una città qualunque e non può riempirsi di quei ripetitori che, torreggiando sui tetti condominiali, oggi caratterizzano la quasi totalità dei panorami urbani del nostro Paese. Da qui, dicono dal Campidoglio, la decisione di favorire la canadese Boldyn Networks, che in Italia è guidata da Luca Luciani (ex top manager del gruppo Tim).

Boldyn Networks, come vedremo più nel dettaglio tra qualche paragrafo, si è aggiudicata la gara per il 5G del Comune di Roma grazie alla sua proposta di installare antenne più piccole del normale (ma ovviamente anche più numerose del solito: ne serviranno migliaia e migliaia) al posto delle classiche torri che dovrebbero ridurre – è la speranza della giunta – l’impatto visivo, lasciando i tetti capitolini più o meno intatti.

VODAFONE E TIM SUL PIEDE DI GUERRA

Tutto questo, scrive oggi Repubblica, “a dispetto del ricorso al Tar e all’Antitrust promossi da Vodafone, Wind, Tim e Iliad, il 2 agosto il sindaco Roberto Gualtieri ha infatti concesso un project financing, della durata di 25 anni, per dotare le 100 maggiori piazze della capitale di una rete di small cell e antenne, per navigare in wifi ad alta velocità e lo stesso per cablare in 5G le tre linee della metropolitana”.

Una mossa che era nell’aria e che certo causerà non pochi mal di pancia agli operatori telefonici i quali, ricorda sempre il quotidiano Gedi, “hanno investito miliardi per comprare le frequenze dei telefonini di nuova generazione […] e da mesi erano in discussioni con l’Atac per far fare il salto di classe alla linea della metro dal 4g al 5g anche perché si erano offerti di sostenere l’intero investimento, e continuare a pagare il canone all’Atac. Il sindaco Gualtieri ha invece deciso di partecipare con un investimento di circa 20 milioni di soldi pubblici al fianco della società guidata da Luciani (che nella gara è affiancata dalla Ifm di Giuseppe Cinquanta), la quale invece si farà carico di altri 80 milioni di investimenti”.

IL PROGETTO PER IL 5G A ROMA CHE PIACE TANTO A GUALTIERI

Dal Campidoglio insomma via libera a Boldyn Network per l’installazione di 2.200 small cell, micro-antenne collocabili su supporti di altezza media come, ad esempio, i lampioni (che si differenziano dalle antenne macro installate sulle torri, che compongono le reti tradizionali ad ampia copertura, c.d. reti “overlay”), adatte soprattutto ai centri cittadini, in quanto a basso impatto visivo e ambientale, per un complessivo potenziale di 6.000 punti di propagazione di segnale.

È prevista, inoltre l’installazione di hotspot Wi-Fi su tutto il territorio di Roma Capitale e di tutti i servizi per la successiva gestione dell’infrastruttura.e 300 torri per collegarle e non solo perché per spuntarla il gruppo canadese si è impegnato a collegare 2mila telecamere di sicurezza e 3mila sensori per la qualità dell’aria che dialogheranno tra loro e con la centrale operativa ovviamente via 5G e costituiranno i gangli di quella rete destinata a trasformare Roma in una smart city.

I COSTI E GLI AIUTI DEL COMUNE

L’investimento complessivo previsto dal progetto è pari a 97,7 milioni di euro di cui 20 milioni erogati da parte del Comune di Roma come contributo pubblico. La gara prevede l’aggiudicazione della concessione in esclusiva, per una durata di venticinque anni, dell’attività di realizzazione e gestione dell’infrastruttura 5G sul territorio di Roma Capitale.

LE INCOGNITE DI TAR E ANTITRUST

“Sempre ammesso – annotano da Repubblica – che il 20 ottobre il Tar non blocchi l’operazione, facendo ripartire tutti gli operatori dal punto di partenza”. Dubbi sono già stati avanzati dall’Antitrust (ne abbiamo parlato qui) che ha formulato a fine luglio osservazioni molto critiche che in via di principio avrebbero dovuto indurre l’Amministrazione a ritornare sui propri passi: “se da un lato non può che condividersi l’obiettivo della realizzazione della rete 5G capillarmente diffusa su tutto il territorio di Roma Capitale, rete che costituisce un momento essenziale per la digitalizzazione e la modernizzazione della città di Roma, dall’altro – rileva l’AGCM – si evidenzia che la proposta di partenariato, così come definita nella Delibera e negli Atti di Gara, presenta significative criticità che non solo compromettono le dinamiche competitive tra gli operatori per la realizzazione dell’infrastruttura 5G, ma pongono dubbi sull’effettiva fattibilità del Progetto, alla luce del concreto contesto nel quale lo stesso si inserisce”.

IL REPULISTI DI GUALTIERI DELL’INFRASTRUTTURA ESISTENTE NON PIACE ALL’AGCM

“In primo luogo – è il parere dell’Autorità -, occorre evidenziare che sul territorio di Roma Capitale è già presente una complessa e articolata rete di infrastrutture per i servizi di comunicazione elettronica mobile, realizzate nel tempo dagli MNO con risorse proprie. Tale rete è destinata a svilupparsi ulteriormente con investimenti sia privati che pubblici – questi ultimi previsti dal Piano “Italia 5G” del Governo italiano, fino a raggiungere, nel 2026, l’obiettivo di copertura dell’intero Comune di Roma con tecnologia 5G altamente performante. Si osserva, infatti, che se da un lato il Piano “Italia 5G” prevede la copertura delle aree da parte di soggetti che, nel 2021, sono risultati aggiudicatari delle gare (Inwit S.p.A., TIM S.p.A. e Vodafone Italia S.p.A.) nelle aree a fallimento di mercato, dall’altro gli MNO copriranno con risorse proprie, entro il medesimo termine del 2026, le aree di maggiore interesse concorrenziale, in conformità con la normativa euro unitaria in materia di aiuti di Stato2. In tale contesto, tuttavia, la Deliberazione e gli Atti di Gara si basano sulla scelta di realizzare ex novo la rete 5G senza tenere in alcun modo conto delle infrastrutture esistenti né di quelle che, in base ai citati piani di investimento pubblici e privati, saranno realizzate nei prossimi anni. La gara potrebbe, peraltro, spiazzare gli investimenti già realizzati o programmati andando a incidere sulla concorrenza tra infrastrutture.”

“È fondamentale, altresì, evidenziare che il soggetto aggiudicatario avrà l’esclusiva non solo della realizzazione, ma anche della fornitura dell’infrastruttura di rete, ossia della messa a disposizione dell’infrastruttura e dei relativi apparati passivi a favore degli MNO, in quanto si prevede che, per la copertura delle aree della metropolitana, vengano progressivamente disattivate le reti preesistenti e l’aggiudicatario risulti l’unico operatore detentore delle infrastrutture. Di conseguenza – rileva sempre l’AGCM -, le infrastrutture sino a oggi realizzate dagli MNO potranno risultare non più utilizzabili laddove non rientrino nel progetto dell’aggiudicatario, compromettendo ogni possibile concorrenza infrastrutturale e vanificando gli ingenti investimenti realizzati e in programma per i prossimi anni, compresi quelli relativi all’acquisizione delle frequenze destinate all’esercizio di reti in 5G, messe a disposizione dello Stato con l’asta svoltasi nel 2018”.

“In altri termini – riassumono dall’AGCM – la rigidità della lex specialis impedisce che si possa realizzare una qualsiasi forma di pressione concorrenziale nella definizione della scelta strategica a monte, ovvero quella di costruire interamente ex novo la nuova rete 5G anziché configurare una soluzione che tenga conto delle infrastrutture esistenti e dell’attività dei principali operatori sul mercato, ovvero degli MNO. Ciò in un contesto in cui gli atti di gara esplicitamente affermano che la scelta compiuta sia per l’Amministrazione più impegnativa e onerosa rispetto all’opzione di articolare la rete 5G basata sulla realizzazione e/o il completamento delle infrastrutture da parte degli MNO. Né, d’altronde, è chiarito quali siano le ragioni per le quali i vantaggi ricondotti alla creazione della rete 5G ex novo (possibilità di indirizzare gli investimenti in funzione delle priorità di Roma Capitale, certezza dei tempi, realizzazione di una rete non solo tecnologicamente avanzata, ma aperta e scalabile per favorire il massimo sviluppo di nuovi servizi) non possano essere perseguiti anche utilizzando, parzialmente, le infrastrutture esistenti”.

LA BOCCIATURA DELL’AGCM DEL PIANO GUALTIERI PER ROMA A 5G

L’Autorità guidata da Roberto Rustichelli ritiene, quindi, “che l’insieme dei vincoli sopra richiamati del Progetto e della lex specialis della gara presentino significativi disincentivi per gli operatori a partecipare alla gara stessa e a esercitare un’effettiva pressione competitiva sul promotore sia nella definizione di un’efficiente architettura di rete 5G sia nella competizione per il rilascio della concessione, comportando soluzioni più onerose anche per la stessa stazione appaltante, con ricadute finali negative nei confronti degli utenti finali dei servizi di telefonia mobile. Pertanto, l’Autorità invita codesto ente Roma Capitale a porre in essere le misure correttive necessarie a ripristinare le corrette dinamiche concorrenziali rispetto alla realizzazione del Progetto 5G nel territorio di Roma Capitale.”

LA POSIZIONE DI ROMA CAPITALE

Tuttavia, al Campidoglio non sembrano turbati dai rilievi sollevati dall’Antitrust. “In merito a notizie di stampa relative a presunti ‘stop’ dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato riguardo al progetto 5G di Roma Capitale, il Campidoglio precisa di aver ricevuto una segnalazione ai sensi dell’art. 21 della legge 287/1990 circa le modalità di realizzazione della rete in questione che non implica in alcun modo un rallentamento o un’interruzione del processo in atto“, spiega l’amministrazione Gualtieri in una nota.

“Nel ribadire che si tratta di un progetto nato dalla necessità di dotare la città di una infrastruttura tecnologica moderna e al passo con i tempi, Roma Capitale precisa che non solo fornirà tutti i chiarimenti richiesti, ma si farà parte attiva per promuovere un dialogo con tutti gli operatori del settore per la migliore configurazione possibile della rete, che sfrutti appieno gli investimenti già realizzati e, al contempo, indirizzi lo sviluppo del progetto nell’interesse tanto degli operatori, quanto dei cittadini e della Capitale”.

TUTTI I DANNI SUBITI DALLE RIVALI

Resta il fatto che l’intervento dell’Autorità antitrust costituisce un vero e proprio assist alle lagnanze di Vodafone e Tim che certamente sfrutteranno il parere dell’AGCM in ogni sede fino al Consiglio di Stato, anche perché entrambe le tlc già contavano di rientrare degli investimenti grazie all’afflusso straordinario di turisti per l’anno giubilare: utenti da tutto il mondo che si sarebbero connessi in roaming per telefonare e usare internet da smartphone, non con il WiFi della nuova infrastruttura.

E, a proposito di infrastruttura, le tlc che hanno visto sfumare la gara del 5G dovranno ora mettere mano al portafogli per rimuovere i loro apparati 4G dalle metro, collegarsi a quelli di Boldyn e pagare un canone annuo di 2,5 milioni (contro, rileva Repubblica, i 350 mila euro pagati fin qui all’Atac). La parola adesso ai giudici amministrativi, notoriamente più rapidi dei colleghi civili e penali ma mai quanto il 5G. E il Comune, abbiamo visto, ha parecchia fretta.

Back To Top