La Commissione europea la tiene sott’occhio per alcune pratiche che violerebbero il Digital Services Act e sta anche pensando di introdurre dei dazi per l’importazione di merci a basso costo, ma Temu non teme nulla e, anzi, rilancia aprendo il suo enorme e-commerce anche ai venditori locali di alcuni Paesi europei, tra i quali l’Italia.
TEMU APRE LE SUE PORTE AI VENDITORI EUROPEI
Le voci giravano dall’inizio dell’anno ma ora è realtà. Temu, uno dei giganti dell’e-commerce cinese, noto per i suoi prodotti a prezzi bassissimi, ha dato il benvenuto sulla sua piattaforma ai venditori europei dichiarando di essere “ufficialmente aperta alla registrazione per le aziende con entità dell’Ue, comprese quelle con sede in Germania, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi”, secondo quanto dichiarato dalla responsabile dell’acquisizione dei venditori Zixia Yi su LinkedIn.
“I commercianti – si legge su Ecommerce News – sono responsabili del loro assortimento di prodotti, della gestione dell’inventario e della spedizione dei prodotti venduti. Temu determina i prezzi al consumo dei prodotti”. L’articolo aggiunge poi che: “Per attirare i commercianti, Temu attualmente non applica alcuna tariffa di base o commissione di vendita. I venditori possono anche pubblicizzare gratuitamente i loro annunci sulla piattaforma. Non è ancora noto quanto durerà questo periodo di introduzione”.
Questo nuovo modello di marketplace era già stato avviato in primavera negli Stati Uniti, dove ora una parte significativa degli ordini dell’e-commerce viene spedita localmente.
OBIETTIVI UFFICIALI…
“Aggiungendo alla nostra piattaforma i venditori locali, – prosegue il portavoce – puntiamo a migliorare l’esperienza di acquisto con una gamma più ampia di prodotti e tempi di consegna più rapidi. Ciò offre inoltre alle imprese locali nuove opportunità di crescita, con più scelte per i consumatori”.
…E SOSPETTI UFFICIOSI
Difficile però non sospettare che le reali intenzioni possano essere altre. Sebbene la veloce crescita delle vendite di Temu in Europa – stando ai dati citati da France24, si parla di circa 75 milioni di utenti attivi mensili, a un anno dal suo sbarco sul mercato Ue – renda sempre più difficile mantenere rapidi tempi di consegna a costi bassi, espandersi ancora sembra il vero obiettivo. Solo in Italia, stando alle rilevazioni di Statista condivise da Repubblica, ha superato i 12 milioni e mezzo di utenti unici.
Il quotidiano del gruppo Gedi poi ricorda che Temu opera in totale in 78 Paesi “ed è in piena espansione, ragione che spiega, replica un portavoce dell’azienda, il fatto che Pdd holdings, l’azienda proprietaria, quotata a Wall Street, non abbia distribuito i sostanziosi dividenti (38 miliardi di dollari la posizione di cassa netta secondo il Financial Times)”.
Con la sua ultima scelta Temu punta anche a scrollarsi di dosso l’immagine di venditore di prodotti troppo economici e, quindi, non di alta qualità. Ma oltre a voler conquistare la fiducia dei clienti – che la hanno già denunciata alla Commissione Ue -, la società cinese vuole appianare le tensioni con le autorità europee e con le associazioni a difesa dei consumatori.
QUESTIONI APERTE CON L’UE
Temu infatti è finita nel mirino di Bruxelles proprio per la denuncia avviata tramite l’Ufficio europeo delle Unioni dei consumatori (Beuc), in cui si afferma che il colosso è “sospettato di aver violato diverse leggi dell’Ue volte a proteggere i consumatori”. In particolare quelle del Digital services act (Dsa), la legge sui servizi digitali che obbliga le grandi aziende del settore tech a impegnarsi di più per contrastare la diffusione di beni e contenuti illegali e dannosi.
La Commissione Ue ha quindi chiesto chiarimenti e ora dovrà decidere se aprire un procedimento formale e imporre sanzioni. Le violazioni del Dsa possono comportare multe fino al 6% del fatturato globale di un’azienda.
Inoltre Bruxelles avrebbe anche intenzione di imporre dazi all’importazione di merci a basso costo, andando a colpire giganti quali Temu e Shein che inondano di loro prodotti tutta l’Europa. Finora infatti quelli al di sotto dei 150 euro possono essere acquistati in esenzione doganale e, l’anno scorso, nell’Unione ne sono stati importati 2,3 miliardi. Inoltre, le importazioni provenienti dagli e-commerce sono più che raddoppiate rispetto al 2022, raggiungendo oltre 350.000 articoli in aprile.
Con ripercussioni anche sulla qualità poiché il numero di prodotti pericolosi segnalati dai Paesi dell’Ue è salito di oltre il 50% dal 2022 al 2023, superando le 3.400 unità. Cosmetici, giocattoli, apparecchi elettrici e vestiti sono stati tra i prodotti con il maggior numero di problemi di sicurezza.
LA PAROLA DI TEMU
Temu tuttavia afferma che la decisione di aprirsi ai venditori europei “non è legata ai dazi doganali” ma guidata “dalle efficienze della catena di fornitura” perché “eliminando gli intermediari” può offrire “prezzi più bassi senza sacrificare la qualità”.
E alle osservazioni avanzate dalla Commissione Ue e dalle associazioni dei consumatori risponde: “Essendo presenti sul mercato europeo da poco più di un anno, accogliamo con favore il feedback di clienti, autorità di regolamentazione e gruppi di consumatori e ci impegniamo a migliorare continuamente i nostri servizi”.