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L’Ucraina muove guerra a un gioco russo (finanziato dai cinesi): perché Kiev vuole eliminare Atomic Heart

Non smette di far parlare di sé Atomic Heart, videogame sviluppato da sviluppatori russi accusato di razzismo e perfino di raccogliere informazioni che verrebbero trasferite a Mosca. Ma cosa c'è di vero?

Per essere una startup dei videogiochi, la software house russa (ma con sede a Cipro, per poter godere di una libertà maggiore a quella concessa nella propria madrepatria) Mundfish ha saputo organizzare per il debutto del suo videogioco una campagna marketing fatta di polemiche e perfino boicottaggi degni di una big del tech. La realtà russa – nemmeno delle più piccine: 130 dipendenti, la maggior parte lavora da remoto – lo scorso 21 febbraio ha fatto debuttare il suo titolo: Atomic Heart e in pochi giorni ha scatenato un vespaio di polemiche, fino alla richiesta del governo ucraino di bandire il videogioco. Ma andiamo con ordine.

TUTTE LE POLEMICHE SOLLEVATE DA ATOMICH HEART

Le prime hanno riguardato la presenza, in questo videogame in costume che offre una versione romanzata e parodiata della seconda metà del secolo scorso, di Nu, Pogodi!, una vecchia serie animata sovietica sulla falsariga della statunitense Tom & Jerry risalente al 1969. Ebbene, nella dodicesima puntata appare un capo tribù africano rappresentato in maniera “caricaturale” e “razzista”.

atomic heart
Il frame incriminato

Nulla di realmente eclatante: pensiamo quando, nei film italiani Totò parodiava negli stessi modi le popolazioni africane senza che nessuno si stracciasse le vesti. Probabilmente pure in Tom e Jerry qua e là i due si vestono da capi indiani, parodiando i nativi americani. È semplicemente cambiata la sensibilità al tema, ma se un videogame intende rappresentare fedelmente almeno alcune parti del passato, non potrà certo cambiarle.

GLI SFOTTO’ ALL’UCRAINA

Ben altro peso hanno le accuse di alcuni utenti che lamentano che Atomich Heart contenga diversi sfottò all’Ucraina. Uno dei personaggi iconici del gioco, le gemelle robot, il cui vero lavoro non sarebbe quello di guardia del corpo, ma di sex worker, ha una capigliatura che rimanda all’acconciatura di Julija Volodymyrivna Tymošenko, politica e imprenditrice di origini ucraine.

 

Inoltre, affisso nel gioco vi è anche un manifesto in lingua russa, che parla della stupidità dei maiali e dei loro limiti culturali, poiché non sanno fare altro che leggere il Mein Kampf. Ecco, l’utente che ha segnalato questo elemento sostiene che i russi sarebbero soliti chiamare gli ucraini ‘porci’ e ‘nazisti’. E tanto è bastato per sollevare nuove polemiche.

 

SI MUOVE IL GOVERNO UCRAINO

Fin qui nulla di realmente significativo. È persino ovvio che due popoli in guerra arrivino persino a contestare semplici opere dell’ingegno, se arrivano dall’altra parte del confine. La vicenda ha preso ben altra piega nelle ultime ore, quando è intervenuto il governo ucraino (che dopo un anno di guerra, evidentemente, riesce a seguire anche simili vicende d’importanza secondaria).

L’esecutivo di Kiev ha inviato una lettera a Sony, Microsoft e Valve per chiedere alle società di bandire la vendita di Atomic Heart sul territorio ucraino per PlayStation, Xbox e Steam. Il Vice Ministro ucraino della Trasformazione Digitale, Alexander Bornyakov, ha poi spiegato: «Chiediamo inoltre di limitare la distribuzione di questo videogioco in altri paesi a causa della sua tossicità, della potenziale raccolta di informazioni sui dati degli utenti e della possibilità del loro trasferimento a terzi in Russia, nonché del potenziale utilizzo del denaro raccolto dagli acquisti di videogiochi per fare la guerra contro l’Ucraina».

La vicenda pare ricordare quella di TikTok, l’app cinese messa al bando, almeno per i burocrati, dalla Casa Bianca e dalla Commissione Ue, dato che potrebbe fungere da software spia, ma le parole del ministro sono ben poco chiare. Isteria bellica? Propaganda? Chi può dirlo.

CHI C’E’ DIETRO A MUNDFISH

Certo è che a vederli così, gli sviluppatori di Mundfish fanno anche una certa tenerezza: visi puliti, facce tranquille e il coraggio di trasferirsi a Cipro pur di continuare a fare il lavoro dei loro sogni. Sembrano persino le prime vittime del regime di Putin.

Il team

Ma è anche vero che scavando un po’ qualche elemento interessante emerge, per esempio tra gli investitori principali: il colosso cinese Tencent, l’etichetta russa Gaijin Entertainment (che nel 2015 ha trasferito i propri uffici in Ungheria) e il gruppo GEM Capital, sempre di origine russa ma con sede nella cipriota Paphos.

Tencent ha ormai partecipazioni nelle software house più quotate del pianeta: la sua presenza non allude necessariamente al proverbiale zampino cinese. Paphos, secondo alcune fonti di stampa, è invece più criptico perché il fondatore e proprietario della compagnia, Anatoliy Paliy, sembra avere legami con diverse imprese di stato russe (come ad esempio Rusal e VTB), e per anni ha lavorato alle dipendenze di Gazenergoset, sussidiaria del colosso sovietico Gazprom.

Anche attualmente l’impresa di Paliy ha interessi nel mercato energetico russo, consolidati dopo l’acquisizione della compagnia Volga Gas, completata nel 2021. Ma anche in questo caso il nesso che il videogioco in questione sia un’opera di propaganda o, peggio, un software in grado di raccogliere dati da trasferire a Mosca – come sostiene Kiev – è tutto da dimostrare.

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