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Breton Fair Share

Taci, il nemico ti vede ballare. Dopo gli Usa anche l’Ue vieta TikTok ai dipendenti

L'Ue non vuole TikTok nei palazzi del potere: i dipendenti della Commissione europea entro il 15 marzo dovranno disinstallare l'app. E l'esecutivo chiarisce: "Nessuna pressione Usa". Fatti e approfondimenti

 

«La Commissione europea è un’istituzione e come tale ha un forte focus sulla protezione della sicurezza informatica ed è su questo che abbiamo preso questa decisione». A dirlo è stato Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno. «Siamo estremamente attenti a proteggere i nostri dati». Dopo il governo federale americano, anche l’Unione europea mette sotto la lente di ingrandimento il social preferito dai giovanissimi, quello di balletti e brevi video, TikTok.

L’Ue in particolare ha formalmente richiesto a tutti i dipendenti della Commissione di disinstallare l’app dai propri telefoni, sia da quelli professionali sia da quelli personali. Ingerenze di Washington in quella che potrebbe apparire come una lunga coda virtuale delle attuali tensioni geopolitiche? «No, non c’è stata alcuna pressione dagli Stati Uniti» , dice sempre il Commissario.

PERCHE’ L’UE VUOLE TIKTOK FUORI DAI PALAZZI

L’accusa velata, ma nemmeno troppo, è che TikTok possa fare da cavallo di Troia per potenziali spioni: infatti chi vorrà tenere il social sul proprio smartphone privato potrà farlo, ma allora non dovrà avere documenti di lavoro e nemmeno usare il device per accedere a mail e file ufficiali.

Chiara, insomma, la natura dei sospetti di Bruxelles, che potrebbe inviare di lì a breve la medesima richiesta anche agli eurocrati di Parlamento e  Consiglio. I dipendenti avranno tempo fino al 15 marzo per disinstallare l’app.

IL PRECEDENTE USA

A fine anno era stato il presidente Joe Biden a chiedere a tutti i dipendenti della Casa Bianca e degli apparati federali di disinstallare l’app dagli smartphone usati per lavoro. Un’imposizione già in vigore al Pentagono e, a livello nazionale, in alcuni Stati (dall’Ohio al New Jersey).

Il primo a lanciare la crociata contro il social cinese fu probabilmente il presidente Usa che passa più tempo allo smartphone: Donald Trump. Nell’estate 2020 l’inquilino della Casa Bianca dichiarò guerra pure a WeChat, app di messaggistica e di video chiamate simile a WhatsApp di proprietà della conglomerata cinese Tencent, che negli Stati Uniti ha 3 milioni di utenti attivi: è molto usata dai cino-americani per comunicare con i parenti in Cina.

LA REPLICA DI TIKTOK

«Siamo delusi da questa decisione, che riteniamo sbagliata e basata su pregiudizi. Abbiamo contattato la Commissione per mettere le cose in chiaro e spiegare come proteggiamo i dati dei 125 milioni di persone che sono su TikTok ogni mese in tutta l’Unione Europea. Stiamo continuando a migliorare il nostro approccio alla sicurezza dei dati, anche attraverso la creazione di tre data center in Europa per conservare i dati degli utenti a livello locale, riducendo ulteriormente l’accesso ai dati da parte dei dipendenti e minimizzando il flusso di dati al di fuori dell’Europa».

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