Anche il colosso cinese del fast fashion finisce sotto la lente dell’Antitrust italiana. L’Autorità guidata da Roberto Rustichelli ha infatti avviato un’istruttoria nei confronti di Infinite Styles Services CO. Limited, con sede a Dublino, che gestisce il sito web italiano di Shein. Piazza Verdi vuole vederci chiaro su alcune affermazioni ambientali contenute nelle sezioni “#SHEINTHEKNOW”, “evoluSHEIN” e “Responsabilità sociale” del sito shein.com. che potrebbero risultare ingannevoli per i consumatori.
Nell’avvio del procedimento l’Autorità ipotizza che la società adotterebbe strategie di comunicazione “con tratti ingannevoli/omissivi in tema di sostenibilità, considerato anche l’impatto ambientale del proprio settore di attività, quello del cosiddetto ‘fast o super fast fashion’”.
COSA FA SHEIN
Fondata nel 2008 a Nanchino da Chris Xu, suo attuale ceo, per vendere nel mondo abiti da sposa prodotti in Cina, oggi Shein ha sede a Singapore e offre ai clienti, abiti, scarpe e accessori. Se nel 2020 il gruppo aveva oltre 10mila dipendenti e 10 miliardi di dollari di fatturato, lo scorso anno Shein ha messo a segno ricavi per 45 miliardi di dollari (circa 42 miliardi di euro), secondo quanto riportato dal Financial Times che cita fonti vicine all’azienda.
A fine 2023, secondo il Wall Street Journal Shein ha presentato in via confidenziale una richiesta di Ipo alla Borsa di New York che “potrebbe essere una delle più grandi degli ultimi anni”.
Poche settimane fa il gruppo è salito agli onori delle cronache, invece, per uno studio pubblicato dalla rivista tedesca Oko-test, secondo cui alcuni prodotti messi in vendita sulla piattaforma sarebbero pieni di sostanze chimiche tossiche. L’analisi effettuata da Oko-test ha preso in esame 21 capi di abbigliamento per diverse fasce d’età ed ha portato a concludere che la maggior parte dei prodotti Shein non supera il test, risultando contaminata da sostanze chimiche, tra cui antimonio, dimetilformammide, piombo, cadmio, ftalati vietati, naftalene e idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). “Lavoriamo a stretto contatto con agenzie di analisi internazionali di terze parti, come Intertek, SGS, BV e TUV, per effettuare regolarmente test che garantiscano la conformità dei fornitori ai nostri standard di sicurezza dei prodotti. Nell’ultimo anno, abbiamo condotto più di 400.000 test di sicurezza chimica con queste agenzie” ha ribattuto l’azienda in una nota.
Un’altra recente novità per Shein è arrivata da Bruxelles: la Commissione europea ha infatti inserito il suo sito tra le piattaforme “very large digital”, come Amazon e TikTok per intendersi. Dunque, per stare sul mercato Shein deve sottostare alle norme, più rigide, previste dal Digital Market Act, come quelle per proteggere gli utenti, compresi i minori, e per monitorare il rischio di contenuti illegali.
PERCHÉ SI È MOSSA L’ANTITRUST ITALIANA
L’attenzione di Piazza Verdi si è focalizzata invece sul green claim, ovvero sulle autodichiarazioni che una società trasmette al mercato in merito alle caratteristiche ambientali dei suoi prodotti. Secondo l’Autorità, a fronte della crescente sensibilità dei consumatori per l’impatto delle loro scelte di consumo sull’ambiente, la società “cercherebbe di veicolare un’immagine di sostenibilità produttiva e commerciale dei propri capi d’abbigliamento attraverso asserzioni ambientali generiche, vaghe, confuse e/o fuorvianti in tema di “circolarità” e di qualità dei prodotti e del loro consumo responsabile”.
Per l’Authority guidata da Roberto Rustichelli “anche alcune informazioni presenti su ‘evoluSHEIN’, la collezione di abbigliamento dichiarata ‘sostenibile’ dalla società, potrebbero indurre in errore i consumatori riguardo alla quantità utilizzata di fibre ‘green’, omettendo anche di informarli sulla non ulteriore riciclabilità dei capi d’abbigliamento”.
Altra questione rimarcata dall’Antitrust: Infinite Styles Services CO. Limited “enfatizzerebbe in maniera generica l’impegno anche nell’ambito del processo di decarbonizzazione delle proprie attività, mentre gli obiettivi indicati sul sito web apparirebbero contraddetti dal consistente incremento delle emissioni di gas serra indicato nei rapporti sulla sostenibilità di Shein per il 2022 e il 2023”.