Il Tax Free Shopping di cui parla tanto il ministro del Turismo Daniela Santanché funziona o no? Secondo i dati divulgati poche ore fa da questo comunicato stampa ministeriale non solo funge, ma va persino alla grande: “A sette mesi dall’introduzione della nuova soglia del tax free shopping, che a partire dal 1° febbraio 2024 è stata ridotta da 154,95 a 70,01 euro, e a chiusura della stagione estiva, il bilancio della misura – si legge – fortemente voluta dal Ministero del Turismo si rivela essere molto positivo.”
️ #TaxFreeShopping dopo 7 mesi +43% nelle transazioni +300k nuovi shopper nella fascia 70-155€.
️”La riduzione soglia innalza competitività e decentra i flussi” @DSantanche
https://t.co/4HE9aYWoNn pic.twitter.com/qWKZdinJMb— Ministero del Turismo (@MTurismoItalia) September 19, 2024
IL SUCCESSO DEL TAX FREE SHOPPING IN NUMERI
Lecito aspettarsi dati a supporto di affermazioni tanto forti. E ci sono: “Le principali performance della nuova soglia, come rilevato da GlobalBlue, parlano di un +43% nelle transazioni, di un +5% nella spesa e di oltre 300mila nuovi shopper che hanno acquistato solo nella fascia 70-155 euro. Inoltre, è cresciuto al 26% il contributo delle località cosiddette “minori” al tax free shopping di questa soglia, a fronte di una riduzione al 53% del contributo apportato dalle canoniche quattro grandi destinazioni (Milano, Roma, Firenze, Venezia): una ricaduta positiva per le località turistiche più periferiche, che agevola i processi di decentralizzazione e destagionalizzazione dei flussi”.
IL PARERE ENTUSIASTICO DI GLOBALBLUE
La nota ministeriale, oltre alla scontata dichiarazione entusiastica del ministro, riporta pure un commento di Stefano Rizzi, Managing Director di GlobalBlue Italy: “La stagione estiva ha consolidato i risultati positivi innescati dall’abbassamento della soglia di accesso al Tax Free Shopping, evidenziati fin dai primi mesi di vita della norma. L’Italia gode ora di maggiore attrattività sul palcoscenico europeo, riuscendo nell’obiettivo di decentrare le occasioni di shopping e di allargare il mix di nazionalità che ricorrono al servizio, democratizzandone l’utilizzo. Solo una stretta collaborazione tra istituzioni, operatori e associazioni di settore può rilanciare l’Italia come meta di eccellenza per il turismo e lo shopping, assicurando ai turisti internazionali la migliore esperienza di viaggio”.
— Arturo Aletti (@Reartwo) September 19, 2024
COSA DICE ARTURO ALETTI, EX CEO GLOBALBLUE
Se ci fermassimo qui il quadro sembrerebbe completo e ricco di dettagli. Per una volta avremmo insomma dati incontrovertibili che ci illuminano sulle conseguenze di una mossa di un dicastero. Se non fosse che, a stretto giro dal comunicato del ministero del Turismo, Arturo Aletti scrive sui social: “Prendendo per oro colato quello che dicono i portatori d’interesse, cui danno retta come portatori esclusivi di competenze, fanno una figura barbina: più transazioni non significa più vendite!! In un mercato che vale 8-9 miliardi€/anno, le vendite tra 70 e 154€ che prima avvenivano senza TaxFree, ora sono soggette al beneficio e gli intermediari brindano, perché continuano a rimborsare il 12-13% rispetto all’ IVA (aliquota 22%) che lo Stato rinuncia a incassare”.
Arturo Aletti non è un commentatore qualunque. Già sulle pagine di Start si era definito così: “Pioniere della introduzione e sviluppo in Italia del TaxFree, già ad dal 1989 al 1998 della società GlobalBlue Italia (leader rimborsi TaxFree) e poi senior advisor fino al 2013 di Fintrax Group, la rivale Irlandese, ora Planet”.
Insomma, abbiamo il vecchio Ceo della società GlobalBlue Italia che contraddice platealmente non solo il dicastero del Turismo, ma anche e soprattutto l’attuale Managing Director di GlobalBlue Italy. Chi ha ragione? Per Aletti, “solo aumentando i rimborsi effettivi ai turisti, prima e più che in altri Paesi nostri competitor, si accresce la competitività dello shopping detassato nel nostro Paese!! Per ora si sono fatti solo dei favori agli intermediari e ai loro partner, non ai turisti che dovremmo attrarre a fare acquisti qui in Italia!”
COME FUNZIONA IL TAX FREE SHOPPING? LA VERSIONE DI ALETTI
Aletti, in un intervento su Start, aveva spiegato come stessero le cose per chi, come lui, aveva il privilegio di osservarle in moto da dietro le quinte, da tutt’altra prospettiva: “In sostanza, cosa accade? L’attività è regolata dall’art 38 quater DPR 633/72, in recepimento di una Direttiva Comunitaria. Esso dice, in sintesi, che i turisti cittadini o residenti extra Ue, se fanno acquisti retail in Italia spendendo almeno € 154,95 in ogni esercizio, hanno diritto allo sgravio immediato o al rimborso Iva. L’esercente deve emettere fattura e, quando la riceve timbrata da una Dogana in uscita dalla Ue, ha diritto a stornarne l’Iva dalla sua dichiarazione periodica. Cosa succede però?”
Lo spiegava sempre Aletti: “Succede che alcuni intermediari multinazionali dominanti si propongono agli esercenti (tra cui ovviamente i brand del lusso/moda/accessori) per occuparsi di questa procedura, sia per quanto riguarda la promozione del beneficio presso i turisti, sia per la fatturazione digitale (dal 2017 digitalizzata con sistema Otello delle Dogane) in negozio. Per cui, in sintesi, quando un cinese, un americano, o svizzero o un italiano residente fuori dalla Ue fa un acquisto, scatta la fattura digitale TaxFree la quale prevede la cessione del credito Iva (ricordo che Iva al 22% compresa nel prezzo in negozio equivale al 18,04% del prezzo stesso) che viene sgravato (raramente) o rimborsato in aeroporto (prevalentemente) dalla organizzazione TaxFree incaricata, prescelta dal negozio e pressoché mai beneficiata dal turista ignaro a condizioni inferiori.”
“Per importi di spesa sui 1000,00€ (media su milioni di transazioni) il rimborso è 11/12% invece del 18,04 che l’intermediario incassa dal negoziante con cadenza periodica. L’intermediario – continuava l’ex Ad di GlobalBlue Italia – riconosce sotto forma di bonus sul fatturato una parte della differenza e questo spiega perché un aumento dei rimborsi rispetto all’Iva dovuta è visto male dagli intermediari e non è sostenuto dai cfo dei grandi gruppi del Lusso/Moda: troppo comodo incassare milioni di euro sul business in corso, piuttosto che scommettere su un boom degli acquisti dei turisti in futuro.”
Per altri dettagli vi rimandiamo naturalmente al suo intervento integrale, qui interessava solo evidenziare il cortocircuito tra vecchio e nuovo, tra l’ex Ad di GlobalBlue Italia e quanto dichiara invece l’attuale Managing Director. In mezzo restiamo noi che, come tutti i contribuenti italiani, abbiamo interesse di sapere se questa misura certo non gratis per le finanze dello Stato, funge o meno. E soprattutto se arricchisce solo taluni. Non sarebbe il caso di appaltare lo studio sulle conseguenze del Tax free shopping a un ente terzo e imparziale?