Anche se in zona Cesarini, per usare un linguaggio in linea con gli Europei, l’Italia ha messo a punto il decreto sulle cripto, chiesto da Bruxelles per conformarci al Regolamento Ue n. 2023/1114 del 31 maggio 2023. Finora Roma si era occupata delle monete virtuali solo con finalità tributarie.
COSA PREVEDE IL DECRETO SULLE CRIPTO
Il decreto individua in Banca d’Italia e Consob le autorità competenti così come richiesto dalla disciplina comunitaria che ha fissato la cornice di riferimento lasciando ai Ventisette membri della Ue il compito di dettagliare il quadro per ciò che concerne le norme tecniche di regolamentazione e di attuazione del medesimo regolamento.
Si prevede perciò un adeguamento dei loro ambiti di competenza e dei loro poteri generali di vigilanza e di indagine secondo le linee di specializzazione funzionale già definite dal Tuf: la vigilanza prudenziale spetta a Bankitalia mentre la vigilanza di trasparenza e correttezza a Consob.
IL QUADRO SANZIONATORIO
In coerenza con le previsioni del Micar (così viene chiamato in gergo il corpus normativo sui mercati per le cripto-attività, l’acronimo sta sta per Markets in Crypto-Assets e la “r” per regolamento) sono state previste sanzioni, di natura amministrativa e penale, per coloro che esercitano senza la necessaria autorizzazione, ma anche nei confronti di chi abusa di e comunica illecitamente informazioni privilegiate o, ancora, chi manipola il mercato, esattamente come avviene già ora per tutelare gli scambi della Borsa tradizionale.
NUOVI REATI
Le persone fisiche saranno punite con la reclusione da sei mesi a quattro anni e con la multa da 2.066 a 10.329 euro, qualora svolgano le attività senza le necessaria autorizzazione. Negli altri casi, sono previste sanzioni amministrative che vanno per le persone fisiche da a da 5000 fino a cinque milioni di euro e per le società da 30 mila euro fino a 15 milioni oppure, se superiore, fino al 12,5% del fatturato annuo dell’azienda per le violazioni di particolare gravità.