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Criptovalute

Cosa farà il governo sulle criptovalute e cosa ne pensa Bankitalia

La manovra di bilancio introduce una disciplina tributaria complessiva delle criptovalute per le quali finora le norme fiscali non avevano trovato espressa sistemazione e la valutazione della Banca d'Italia

 

Le criptovalute entrano, finalmente, nel radar di un governo italiano. Ignorate fino a oggi, sono comparse per la prima volta in una norma quando il nuovo esecutivo le ha citate nella Legge di Bilancio 2023.

Sono principalmente tre, scrivono su BTC Sentinel, le leggi su cui si mettono le mani:

TUIR – Testo unico delle imposte sui redditi
D.P.R., 22/12/1986 n° 917, G.U. 31/12/1986 in vigore dal 1° gennaio 2022.

DECRETO LEGISLATIVO 21 novembre 1997, n. 461
Riordino della disciplina tributaria dei redditi di capitale e dei redditi diversi, a norma dell’articolo 3, comma 160, della legge 23 dicembre 1996, n. 662.

DECRETO-LEGGE 28 giugno 1990, n. 167
Rilevazione a fini fiscali di taluni trasferimenti da e per l’estero di denaro, titoli e valori.

COSA VUOLE FARE IL GOVERNO CON LE CRIPTOVALUTE

La manovra di bilancio introduce una disciplina tributaria complessiva delle cripto-attività per le quali finora le norme fiscali non avevano trovato espressa sistemazione, se non per mezzo di interpretazioni dell’Amministrazione finanziaria (con le quali il fenomeno era stato ricondotto a categorie già disciplinate dal sistema fiscale).

Viene inoltre prevista la possibilità di regolarizzare le cripto-attività detenute in esercizi pregressi. Dal 2023 i proventi derivanti da queste attività saranno tassati come redditi diversi, con modalità simili a quelle previste per le attività finanziarie; come per queste ultime, viene previsto anche un prelievo annuale sul valore delle cripto-attività possedute.

Viene estesa agli investitori in cripto-attività la possibilità di avvalersi dei regimi del risparmio “amministrato” e “gestito”, che affidano il prelievo e la gestione dei connessi obblighi fiscali agli intermediari. A questo fine, oltre che sui tradizionali intermediari finanziari, l’assolvimento degli obblighi tributari relativi alle cripto-attività potrà fare affidamento sui prestatori di servizi in cripto-attività e sui gestori di wallets (tenuti all’iscrizione all’apposita sezione del registro tenuto dall’Organismo dei mediatori creditizi e finanziari).

Per le imprese si dispone la tassazione dei proventi delle cripto-attività solo al momento del loro realizzo. A persone fisiche, società semplici ed enti non commerciali viene concessa la possibilità di regolarizzare gli adempimenti fiscali relativi a cripto-attività detenute in esercizi pregressi. Infine, per le cripto-attività detenute al 1° gennaio 2023, si prevede la possibilità di “affrancare” le plusvalenze maturate fino a quella data attraverso il pagamento di un’imposta sostitutiva del 14 per cento.

IL GIUDIZIO DI BANKITALIA

L’introduzione di una disciplina fiscale specifica per le cripto-attività consente di dare maggiore certezza a operatori e investitori, adeguando il sistema tributario a una delle evoluzioni più rilevanti degli ultimi anni. In una recente comunicazione, ha ricordato Fabrizio Balassone, capo del servizio Struttura economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla legge di bilancio, la Banca d’Italia, ribadendo l’importanza di definire un quadro normativo chiaro in questo settore, ha posto l’accento sulla necessità di assicurare un bilanciamento tra peculiarità del settore ed esigenze di coerenza fra la disciplina fiscale delle cripto-attività e quella di altri cespiti, nonché con l’ordinamento giuridico in generale.

La soluzione individuata – è la critica di Balassone – presenta alcune criticità, con riguardo in particolare alla definizione di criptoattività ai fini fiscali e al trattamento dei redditi da cripto-attività rispetto a quelli degli strumenti finanziari, soprattutto con riferimento alle soglie di esenzione e alle permute tra cripto-attività, ha detto sempre Balassone in audizione sulla legge di bilancio.

La definizione di cripto-attività prevista dal disegno di legge – ha proseguito il capo del servizio Struttura economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia – fa riferimento alla tecnologia sottostante alla conservazione o al trasferimento delle cripto-attività, indipendentemente dalle altre caratteristiche delle attività.

L’ambito di applicazione potrebbe essere meglio specificato – ha puntualizzato Balassone -, limitandolo alle cripto-attività ancorate in valore a strumenti diversi da una singola valuta avente corso legale in uno Stato, alle cripto-attività non ancorate ad alcuna attività dell’economia reale e/o finanziaria (inclusi i cosiddetti utility token emessi a fronte di Initial Coin Offerings), e ai token digitali che rappresentano diritti su beni (materiali o immateriali) unici e non sostituibili (cd. token non fungibili).

Andrebbero quindi distinte – è il suggerimento di Bankitalia – dalle cripto-attività le monete digitali, il cui scopo principale è quello di essere utilizzate come mezzo di scambio e che mirano a mantenere un valore stabile con riferimento al valore di una moneta fiduciaria avente corso legale in uno Stato; queste ultime, qualora non riferite all’euro, andrebbero ricondotte nella categoria delle valute estere.

Sotto il profilo della tassazione, la previsione di una soglia di esenzione per le plusvalenze derivanti da cripto-attività (fissata a 2.000 euro), insieme all’esclusione delle operazioni di permuta da quelle che possono dare luogo a redditi imponibili, pone le cripto-attività in una posizione di vantaggio relativo rispetto ai prodotti finanziari, viene evidenziato da Bankitalia.

Rispetto alla regolarizzazione delle posizioni pregresse in cripto-attività, particolare attenzione nella fase di applicazione concreta della disposizione andrebbe posta sulla verifica della liceità della provenienza delle somme investite, opportunamente prevista dalla norma.

Verso la fine di novembre il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento nella giornata conclusiva del Salone dei pagamenti a Milano aveva ammonito che sulla regolamentazione dei cripto asset “siamo indietro, sì. Stiamo però procedendo su un percorso segnato da tanto tempo. Immagino che ci sarà una risposta non solo da noi, ma a livello globale: negli Usa, dove c’è più resistenza, è importante che ci sia una risposta”. In Europa, aveva aggiunto, “abbiamo in atto una regolamentazione delle criptoattività che è in corso di adozione: si chiama Mica e ha l’obiettivo di regolamentare le stablecoin” e prevede “una serie di passaggi per informare i cittadini”, aveva spiegato.

Per le stablecoin Visco aveva auspicato “regole, le stesse regole che valgono per le banche quando operano con la clientela: capitale, assicurazione sui depositi e ci vuole ovviamente una governance ben definita”, spiega Visco nel corso del suo discorso durante il quale ha parlato a lungo dei rischi legati al sistema delle criptovalute e ha definito quello delle “stablecoin un altro mondo”, in grado di permettere “una riduzione dei costi molto efficace e risultati positivi”.

“Micar è un regolamento non una direttiva una volta che viene decisa viene applicata: noi lo cominceremo ad applicare dalla primavera. Il mondo sta cambiando molto rapidamente, noi cerchiamo di stare dietro alla rapidità con cui cambia e non è detto che saremo sempre in grado. Dove non ci sono regole possono emergere nuove proposte, è importante avere non solo strumenti normativi ma anche capacità di osservazione”, aveva auspicato.

Mentre su su Bitcoin il numero 1 di Bankitalia aveva affondato: “è una scommessa, possiamo impedire le scommesse ma se c’è piacere per il gioco che si giochi. Bisogna stare attenti. Non possiamo sorvegliare le scommesse, ma possiamo regolarle. Lo stesso vale per le cripto attività”, aveva aggiunto Visco: “È un percorso complesso, siamo consapevoli della necessità di garantire regole che siano ben conosciute e anche applicate”. Per il governatore di Bankitalia “il tentativo è essere sempre al tempo con il cambiamento, per ora lo siamo ma anche nel nostro paese ci possono essere problemi per chi investe incautamente: noi dobbiamo evitare che questo avvenga”.

Parole che paiono ricalcare quelle della Bce nei confronti di Bitcoin, pubblicate in un post sul blog ufficiale della banca dal titolo emblematico: “Bitcoin’s last stand”. Gli autori dell’articolo – Ulrich Bindseil e Juergen Schaaf – la definiscono una criptovaluta “artificialmente sostenuta” che “non dovrebbe essere legittimata dalle autorità di regolamentazione o dalle società finanziarie, poiché è simile al gioco d’azzardo”.

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