Huawei esce dalla porta per rientrare dalla finestra in Spagna.
Il governo spagnolo si avvarrà del colosso tecnologico di Shenzen per la gestione e l’archiviazione delle intercettazioni telefoniche autorizzate dalla magistratura nel paese, utilizzate sia dalle forze dell’ordine che dai servizi segreti, nonostante le preoccupazioni su come il governo cinese possa costringere Huawei ad assistere Pechino nelle proprie attività di intelligence.
Come riportato per primo dal quotidiano digitale spagnolo The Objective, il Ministero dell’Interno ha ufficialmente assegnato a Huawei un contratto da 12,3 milioni di euro (14,3 milioni di dollari) a seguito di una procedura di gara pubblica standard. Non si tratta nemmeno di una prima volta per la società cinese: Huawei aveva già ricevuto infatti un contratto per fornire supporto tecnico a SITEL (Sistema Integrado de Interceptación Legal de las Telecomunicaciones), il sistema integrato spagnolo per l’intercettazione delle telecomunicazioni.
Sebbene il contratto per l’archiviazione delle intercettazioni telefoniche imponga a Huawei di rispettare le linee guida sulla sicurezza informatica stabilite dal Centro Nazionale di Crittologia spagnolo, secondo The Objective si sta verificando una “crescente inquietudine” nella Polizia Nazionale e nella Guardia Civil riguardo al coinvolgimento dell’azienda cinese in sistemi sensibili.
Da tempo Washington e Bruxelles puntano a bloccare le apparecchiature Huawei nello sviluppo delle reti di telecomunicazioni 5G per motivi di sicurezza nazionale. Alcuni paesi, tra cui Germania, Francia, Svezia e Regno Unito, hanno adottato restrizioni esplicite temendo che il gigante delle tlc cinese possa installare le cosiddette backdoor nelle sue apparecchiature di rete per le telecomunicazioni che consentirebbero al governo di Pechino di accedere ai dati degli utenti. Da parte sua Huawei ha ripetutamente negato una simile possibilità.
Tutti i dettagli.
L’APPALTO AGGIUDICATO DA HUAWEI IN SPAGNA
Sempre The Objective riporta che il provvedimento del dicastero spagnolo a favore di Huawei prevede l’archiviazione digitale dei risultati delle intercettazioni disposte da giudici e pubblici ministeri e rientra nei processi standard gestiti dalla Direzione Generale per la Razionalizzazione e la Centralizzazione degli Appalti.
Il sistema utilizzato è OceanStor 6800 V5, una linea di server di archiviazione ad alte prestazioni sviluppata dalla società cinese. Questa apparecchiatura serve come supporto per la conservazione e la classificazione delle comunicazioni intercettate legalmente dalle forze di sicurezza dello Stato, nel rispetto delle Linee guida sulla sicurezza ICT sviluppate dal National Cryptologic Center (CCN-STIC) e dei requisiti del National Security Framework.
APPARECCHIATURA PIÙ ECONOMICA RISPETTO ALLE CONCORRENTI DELL, IBM E HITACHI
All’interno della sua categoria, OceanStor si distingue per essere più economico rispetto ai concorrenti occidentali, come Dell EMC, IBM e Hitachi, evidenzia ancora il quotidiano digitale spagnolo. Questa combinazione di caratteristiche e prezzo ha favorito la sua espansione in diversi paesi dell’Africa, dell’America Latina e anche dell’Europa orientale. Tuttavia, la sua origine e i legami di Huawei con l’apparato statale cinese sono fonte di allarme ricorrente.
SÁNCHEZ DALLA PARTE DELLA SOCIETÀ TLC CINESE
La testata spagnola ricorda come il Primo Ministro spagnolo Pedro Sánchez sia – tra i leader dell’Ue – uno tra più favorevoli a Huawei e finora si è opposto ai tentativi del blocco di limitarla dalle reti 5G.
Tanto che il presidente cinese Xi Jinping ha elogiato la Spagna come un partner stretto all’interno dell’Ue e ha accolto Sánchez a Pechino lo scorso aprile. Parallelamente, Huawei ha aperto nuovi centri di innovazione a Madrid e ha rafforzato la sua forza lavoro in Spagna, dove è un importante appaltatore tecnologico per diverse amministrazioni pubbliche, sottolinea ancora The Objective.
I TIMORI OCCIDENTALI SUL COLOSSO TECNOLOGICO DI SHENZEN
Negli ultimi anni i paesi dell’Occidente si interrogano circa i legami di Huawei con il regime cinese.
Da quando la prima amministrazione Trump ha annunciato il divieto assoluto alla partecipazione di Huawei alle sue reti mobili 5G nel 2019, il governo degli Stati Uniti ha esercitato crescenti pressioni sugli alleati affinché ne seguano l’esempio, in un contesto di crescenti tensioni tra Occidente e Cina. A luglio 2020, il Regno Unito è diventato il primo paese europeo ad annunciare l’intenzione di escludere Huawei dalle sue reti entro il 2027. Nell’ottobre 2020 il governo svedese aveva concesso alle compagnie di telecomunicazioni tempo fino al 2025 per rimuovere le apparecchiature Huawei e ZTE dalle loro infrastrutture. Le due compagnie di telecomunicazioni cinesi hanno ripetutamente negato le accuse di spionaggio.
Nel 2023, la Commissione europea ha raccomandato ai suoi Stati membri di escludere i fornitori “ad alto rischio” dalle implementazioni 5G. Questo avvertimento ha interessato direttamente Huawei e diversi Paesi.
L’INCHIESTA DELLA POLIZIA BELGA
Sebbene molti Paesi dell’Ue abbiano già limitato o escluso Huawei dal lancio delle reti 5G per motivi di sicurezza, alcuni stanno ancora valutando se consentirne in parte la partecipazione.
Nel frattempo, lo scorso marzo la polizia belga ha fatto irruzione negli uffici di Huawei a Bruxelles nell’ambito di un’ampia indagine su presunti casi di corruzione che coinvolgono membri del Parlamento europeo.
L’obiettivo era quello di influenzare la politica dell’Ue a favore di “interessi commerciali” e potrebbe anche aver comportato riciclaggio di denaro, ha affermato la procura, senza fare il nome di Huawei, riportava il Financial Times. All’epoca un portavoce di Huawei ha affermato che l’azienda “prende sul serio queste accuse e contatterà urgentemente le indagini per comprendere meglio la situazione”. “Huawei ha una politica di tolleranza zero nei confronti della corruzione o di altri illeciti e ci impegniamo a rispettare sempre tutte le leggi e i regolamenti applicabili”, ha aggiunto il portavoce.
IL COMMENTO DELL’ESPERTA
In questo contesto in cui i paesi occidentali stanno rafforzando uno scudo digitale contro possibili ingerenze straniere, si inserisce la mossa di Madrid che ha deciso di affidare compiti altamente sensibili a un’azienda che sta affrontando gravi allerte da parte dei servizi segreti.
Natasha Buckley, ricercatrice presso il Rusi e docente di sicurezza informatica presso l’Università di Cranfield, ha dichiarato a Recorded Future News che l’approccio della Spagna nei confronti dell’azienda era in netto contrasto con quello di altri alleati della Nato e di molti Stati membri dell’Ue.
“Sebbene il 5G Cybersecurity Toolbox dell’UE raccomandi di limitare o escludere i fornitori cinesi ad alto rischio come Huawei, l’attuazione da parte della Spagna è stata disomogenea. Huawei è soggetta a restrizioni per alcuni progetti 5G pubblici, eppure i suoi server sono stati autorizzati a memorizzare dati sensibili delle intercettazioni della polizia. Il risultato è un approccio caso per caso che non si traduce in una politica chiaramente definita nei confronti dei fornitori ad alto rischio”, ha osservato Buckley.