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Cybersecurity

Ecco cosa serve per avere un’Italia cyber-sicura

Chi ha partecipato e che cosa si è detto alla presentazione del paper "Focus Cybersecurity: perché non possiamo farne a meno" curato da Start Magazine e Icinn

 

In una fase nella quale si discute di ripianificazione del Pnrr, di protezione dei dati, di nuovi attacchi hacker dalla Russia e di sviluppo digitale per la seconda metà del decennio, serve una roadmap chiara per lavorare su tutto questo. Serve una membrana che vada a proteggere e a fungere da garanzia per un intero sistema-Paese. Quale miglior modo per farlo se non agire sulla cybersecurity?

D’altronde, le cose da fare ci sono e a tutti i livelli. Nell’ultimo paper di Start Magazine e Icinn dal titolo “Focus Cybersecurity: perché non possiamo farne a meno” presentato stamani su startmag.it e sui canali social del nostro giornale è scritto chiaramente. “La crescente esposizione ha determinato, negli ultimi anni, il costante aumento degli incidenti di sicurezza nel patrimonio IT delle aziende, gli attacchi al cloud, ai sistemi di dati e alla catena di approvvigionamento”  e purtroppo le nostre Pmi investono ancora troppo poco per mettersi al riparo.

A febbraio, i sistemi informatici italiani sono stati vittime di numerosi attacchi hacker russi, mandando – come a maggio 2022 – in down diversi portali istituzionali.

I PASSI DA GIGANTE CHE SERVONO ALL’ITALIA IN CYBERSECURITY

Nell’evento moderato dalla giornalista di Start Magazine Chiara Rossi, sono intervenuti la deputata Giulia Pastorella (IX Commissione), Eugenio Santagata Chief Public Affairs & Security Officer di Tim e ad Telsy, Gianluca Galasso (Acn), Giuseppe Russo Security Assurance Manager di Aws e Roberto Pignani DG Cybertech.

Secondo la deputata Giulia Pastorella, “in Italia siamo in ritardo sulla governance, l’Agenzia per la cybersecurity sta recuperando terreno e ricordo che oltre a fare la parte del lupo cattivo funge anche da accompagnatore di aziende”.

E ancora di più, “serve uno shift culturale, la cybersecurity dev’essere vista come una possibilità e non un male necessario. Come un plus al pari di sostenibilità e parità di genere. Spero che sarà sempre più semplice adottarlo per le Pmi, in Parlamento e Ue il lavoro continua”.

Elementi a supporto del quadro generale li ha forniti anche Roberto Pignoni (Cybertech): “I cyber-attacchi sono aumentati del 169% in Italia, l’83% di elevata o critica gravità. Pensiamo che per la cybersecurity servono resilienza, tecnologie, organizzazione e formazione”.

IL RUOLO DELL’AGENZIA PER LA CYBERSECURITY ITALIANA

L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, ha detto Gianluca Galasso del servizio Operazione Acn, “svolge un ruolo pivotale, siamo i catalizzatori dell’ecosistema nazionale cyber. Siamo anche una autorità ispettiva e sanzionatoria ma non è l’attività principale. Obiettivo finale è aumentare consapevolezza”. Proprio la consapevolezza è la chiave che può aprire tante porte.

“Noi creiamo le condizioni affinché ciascuno possa difendersi – ha proseguito Galasso – specie nel caso delle Pmi per arrivare a un business resiliente. Tra i diversi rischi, quello del ramsonware è il maggiore”. Il lavoro nelle prossime fasi è altrettanto chiaro. “La gestione delle vulnerabilità è prioritaria per difendersi. Noi esistiamo da un anno e mezzo, dobbiamo crescere e il nostro lavoro continuo è di promozione culturale per una transizione digitale coerente ed efficiente”. 

E ancora: “Serve il massimo sforzo affinché servizi, dati e tutto ciò che è digitale abbia il minor livello di rischio possibile, anche se arrivare a zero è impossibile. Come agenzia creiamo le condizioni, rileviamo gli eventi con i soggetti interessati”.

L’OPERATO DI AWS E TIM ENTERPRISE SULLA CYBERSECURITY

“Il cloud service provider è un facilitatore per la sicurezza dei clienti, ma anche di aiuto a stare dentro i regolamenti nazionali”, ha detto Giuseppe Russo di Aws.

Secondo Eugenio Santagata, “in Tim pensiamo che la sicurezza non debba interessare solo gli addetti ai lavori. La digital transformation non è solo connettività. Dobbiamo fare un cambio culturale, e non concepirla solo come un costo. Nessuna grande azienda è totalmente impreparata in sicurezza ma problemi nel nostro Paese ci sono. Tim Enterprise e Telsy lavorano su sensibilizzazione, awareness delle Pmi. Serve fare un programma di Innovation by law con gli attori del sistema“.

Sul piano pratico, invece, occorre “fare info-sharing e mettere a disposizione infrastrutture italiane sicure. Servono risorse, e capire quante ne servono sarà un compito per il prossimo futuro”.

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