Le aziende della Silicon Valley – che siano colossi tecnologici come Google, startup come OpenAI o società di venture capital come Sequoia Capital – stanno rafforzando i controlli sul personale e sui candidati alle offerte di lavoro per proteggersi dallo spionaggio industriale. Come ha raccontato il Financial Times, c’è il timore che i governi stranieri, e in particolare quello cinese, possano sfruttare i dipendenti delle aziende statunitensi per accedere a dati sensibili o a proprietà intellettuali.
LA RICHIESTA DI SEQUOIA CAPITAL
Sequoia Capital, che ha investito in decine di startup – inclusa xAI, la società di Elon Musk dedicata all’intelligenza artificiale -, ha chiesto alle aziende nel proprio portafoglio di aumentare i controlli sul personale dopo aver appreso che le agenzie di spionaggio straniere stanno cercando di reclutare gli informatici americani. L’anno scorso Sequoia ha scorporato la propria attività in Cina a causa delle tensioni geopolitiche tra Washington e Pechino; tensioni che investono in particolare il settore tecnologico: basti pensare alle rigide e numerose restrizioni alle esportazioni di semiconduttori.
LA VERSIONE DI PALANTIR
Alex Karp, amministratore delegato di Palantir, una società specializzata nell’analisi dei dati che lavora come contrattista per l’industria della difesa, ha detto che lo spionaggio cinese sulle aziende tecnologiche americane è “un grosso problema”, in particolare per gli sviluppatori di software aziendali, di modelli di intelligenza artificiale e di sistemi d’arma. “I nostri nemici”, ha spiegato, “sono culture antiche che lottano per la loro sopravvivenza, non solo per oggi ma per i prossimi mille anni”.
LO SPIONAGGIO CINESE È “ASSOLUTAMENTE REALE”
Se le aziende stanno inasprendo i controlli sui lavoratori è per via dei messaggi provenienti dai funzionari politici. H. R. McMaster, ex-consigliere per la Sicurezza nazionale e consulente di sicurezza per le aziende tecnologiche e le società d’investimento, ha detto che il rischio di spionaggio da parte delle agenzie cinesi è “assolutamente reale”; ha garantito però che “le aziende con cui parlo e con cui lavoro sono molto consapevoli di questo problema e stanno facendo tutto il possibile per ridurlo”.
I CASI RECENTI
Come ricostruisce il Financial Times, lo spionaggio cinese sulle aziende statunitensi non è un fenomeno recente, ma negli ultimi anni i casi si sono moltiplicati. A marzo, per esempio, le autorità hanno accusato un ex-ingegnere di Google di aver rubato segreti commerciali sull’intelligenza artificiale mentre lavorava segretamente con due società basate in Cina. Negli ultimi cinque anni anche Tesla, Micron e Motorola hanno subìto furti di proprietà intellettuali.
Nel 2022 il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha cancellato il programma “China Initiative”, avviato sotto l’amministrazione di Donald Trump e accusato di profilazione etnica. L’iniziativa ha prodotto diverse cause fallimentari nei confronti di accademici legati in vario modo alla Cina ma ha anche permesso la condanna – tra gli altri – di Charles Lieber, professore di chimica ad Harvard che aveva accettato in segreto denaro dalle autorità cinesi, interessate ad accedere alle competenze scientifiche statunitensi.
Nel novembre 2023 il direttore dell’FBI, Christopher Wray, si è riunito con le controparti dei paesi membri dei Five Eyes (l’alleanza sulla sorveglianza di cui fanno parte Stati Uniti, Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito) e ha invitato le società tecnologiche a prestare attenzione alla “minaccia senza precedenti” proveniente dalla Cina.
LE AZIENDE PRIVATE SONO OBIETTIVI “LUCRATIVI” PER LA CINA
Le aziende della Silicon Valley che partecipano alle gare d’appalto indette dal dipartimento della Difesa sono state invitate a rafforzare la due diligence contro le minacce spionistiche cinesi, oltre al rispetto delle tradizionali misure di sicurezza. McMaster ha dichiarato a proposito che le proprietà intellettuali delle aziende private sono diventate “obiettivi potenzialmente lucrativi” per la Cina, dal momento che sono principalmente i privati a realizzare quelle innovazioni rilevanti per la sicurezza nazionale che un tempo erano il frutto di programmi governativi.