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Città

Come saranno le città del futuro?

Chi c’era e cosa si è detto nel secondo “Green & Net Zero Talk’ di RCS Academy, organizzato in collaborazione con Corriere della Sera e Pianeta 2030

Come saranno le città del futuro? La risposta più importante arriverà da infrastrutture sostenibili, mobilità green e tecnologie digitali, i tre elementi che plasmeranno le città del futuro. Il secondo appuntamento dei “Green & Net Zero Talk’ di RCS Academy, organizzato in collaborazione con Corriere della Sera e Pianeta 2030 ha offerto un’anteprima sul volto futuro dei centri urbani, protagonisti cruciali della transizione verso le 0 emissioni.

COME SARANNO LE CITTÁ DEL FUTURO

Pianificazione, inclusione e razionalizzazione. Sono le parole d’ordine per ridisegnare le città del futuro. Città che dovranno essere compatte, connesse e coordinate, in una sola parola smart. Plasmare le città del futuro, però, è un processo arduo, che richiederà uno sforzo considerevole da parte di tutti gli attori coinvolti. Le infrastrutture rappresentano un tassello fondamentale del puzzle della transizione sostenibile dei centri urbani. Al tempo stesso, pongono di fronte a noi sfide importanti. Possiamo fare uno scatto in avanti grazie a infrastrutture e tecnologie digitali, secondo Ferruccio Resta, Presidente del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, che sottolinea come “dovremmo allargare il perimetro delle città per risolvere i problemi. Per fare questo serve connettività dal punto di vista digitale e fisico”.

“Servono tanti strumenti, una politica che tenga la barra dritta sulla sostenibilità in Ue. La sostenibilità si fa sia con le tecniche chimiche e fisiche, ma anche il digitale. Digitale e tecniche green sono due strumenti per uno stesso obiettivo. Ad esempio, i mezzi a guida autonoma rivoluzioneranno le città. Il costo della manutenzione delle infrastrutture deve essere sopportato anno per anno. L’Alta Velocità è un elemento caratteristico che continuerà ad essere sviluppato. Gli investimenti sono significativi e trasformeranno il nostro Paese”, ha aggiunto Resta.

NUOVI MODELLI PER CITTÁ A IMPATTO ZERO

“Possiamo ottimizzare l’uso delle scuole invece di realizzare nuovi edifici, stiamo lavorando molto su questo fronte. È possibile razionalizzare il patrimonio scolastico e metterlo al servizio del quartiere. Stiamo lavorando anche per pedonalizzare o mettere in sicurezza gli spazi fuori dalle scuole. L’Atlante dei Quartieri è solo una delle tante strategie che deve essere vista in modo integrato rispetto alla città”, ha sottolineato Giancarlo Tancredi, l’Assessore alla Rigenerazione Urbana Comune di Milano.

Nei prossimi anni sarà importante trovare un’equazione che permetta al pubblico di riqualificare gli edifici e alle aziende di avere un ritorno sugli investimenti, secondo Giovanni Brianza, amministratore delegato di Edison Next.

“Serve un sodalizio tra pubblico e privato per sostenere i costi della riqualificazione delle scuole, che si aggirerebbero complessivamente intorno a 11 miliardi di euro. Serve visione, finanza pubblica e privata ma soprattutto un modello socialmente sostenibile e scalabile, affinché l’idea si possa riproporre in diverse realtà”, ha sottolineato Brianza.

CITTÀ, I BENEFICI DELL’INCLUSIONE

Ma non basta coinvolgere solamente le aziende. Per ridisegnare le città “serve un processo inclusivo delle categorie più fragili, dal bambino all’anziano”, secondo Cristiana Fragola, Head of ESG & Sustainability Solutions di CBRE Italy.

“Alle tre C citate in precedenza dobbiamo aggiungere co-disegnate con tutti gli attori. Bisogna puntare sui trasporti pubblici e sul co-designing, guardando all’impatto sociale che può influenzare le diverse possibilità di utilizzo. Serve anche un modello di pianificazione urbana a livello macro. Già oggi esistono diversi modelli su scala globale che stanno funzionando, bilanciando così l’interesse del sistema terrestre con tutti gli altri”, ha sottolineato Fragola.

CITTÀ, IL PUNTO SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI

Le percentuali di raccolta differenziata crescono di anno in anno nel nostro Paese ma molti prodotti finiscono ancora nell’indifferenziata. Il problema è che manca una filiera che si occupi del recupero, secondo Camilla Colucci, Ceo di Innovatech.

“Le aziende iniziano ad occuparsi del fine vita dei prodotti, come previsto dalla norma europea sulla responsabilità estesa del produttore (EPR). Riportare i capi d’abbigliamento in negozio permette di raccogliere i materiali e vestiti da avviare al riciclo. Un tema su cui Milano è molto attiva sulla circolarità dei rifiuti, grazie anche ai Piani Aria e Clima e il Piano per l’Economia Circolare. Bisogna capire quanta differenziata si riesce a riciclare”, ha aggiunto Colucci.

Un aiuto in questo senso arriva dal nuovo impianto di recupero dei RAEE che sorgerà nel carcere di Bollate, che “prevede un robot basato sull’IA che svita i RAEE per permettere il recupero delle terre rare. Parliamo di un progetto che può essere ampliato e replicato. A Caivano inizieremo un progetto di formazione per i NEET”, secondo Carlotta Ventura, presidente di AMSA.

“Il livello di raccolta differenziata di Milano è al 62% e non mandiamo un grammo in discarica. La città cambia insieme al clima, che ha un impatto sempre maggiore sulle città. C’è un tema importante di sicurezza. Cambia anche l’uso della città, il che vuol dire night economy, che produce molti rifiuti. La città muta anche perché la popolazione stessa si evolve, è sempre più multiculturale. Arriveranno tantissimi mezzi nuovi, meno inquinanti, alcuni dei quali saranno elettrici. A breve assumeremo anche 60 nuove colleghe. Le città devono diventare un elemento per il contrasto al cambiamento climatico o la battaglia sarà persa”, ha aggiunto Ventura.

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