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Cristoforetti

Samantha Cristoforetti: cosa riporta dalla spazio?

Fotografa gradita dal pubblico, fenomeno social da strafacebook, lettrice di filastrocche per bambini, del viaggio cosmico pop di Samantha Cristoforetti ci sarebbe qualcos’altro da ricordare. Tutto è certo possibile ma non si manda una donna per sei mesi nella Stazione Spaziale Internazinale (ISS) per intrattenere il pubblico. Al contrario, Missione Compiuta per Samantha che dallo…

Al contrario, Missione Compiuta per Samantha che dallo spazio è andata per condurre esperimenti in condizioni uniche di microgravità per migliorare la vita sulla terra. Oggi, 11 Giugno 2015, nel giorno del suo ritorno sarebbe bene ricordare cosa veramente ha fatto la prima donna italiana in orbita.

Ecco gli esperimenti italiani della missione “Futura” i cui risultati offrono materiali di studio per migliorare la vita sulla terra.

Studio dei fluidi:

L’astronauta riporta sulla terra i dati dell’esperimento italiano in partnership con Argotec-Lavazza per lo studio della dinamica dei fluidi. Una sorta di macchinetta del caffè spaziale realizzata per determinare il comportamento delle miscele in condizioni di microgravità.

Malattie vascolari:

Nel progetto “Drain Brain” la Cristoforetti è stata lei stesso oggetto di ricerca, riportando informazioni importanti su come si comporta l’organismo umano in condizioni di microgravità. Ha monitorato il flusso del sangue e la respirazione, portando a termine un’ecografia vascolare in remoto. Confrontando i parametri della partenza con quelli in arrivo.

Patologie del connettivo, osteoporosi, cancro:

L’esperimento “Cytospace”, realizzato dalla Kayser Italia S.r.l. e dal Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare dell’Università La Sapienza di Roma. L’esperimento ha permesso di raccogliere informazioni sull’influenza della microgravità sull’espressione genica, come essa  modifichi la forma cellulare.

Osteoporosi:

Con il progetto “Nanoparticles and Osteoporosis” (Nato) realizzato dalle Università di Pavia e di Milano, dall’Istituto di Cristallografia del Cnr e dalla Kayser Italia S.r.l. è stato possibile dimostrare l’efficacia dell’utilizzo di nanoparticelle su cellule staminali adulte umane, isolate da midollo osseo per valutarne l’impiego come contromisura all’osteoporosi indotta da microgravità durante il volo spaziale. L’esperimento offre nuove misure di contrasto alla riduzione di massa minerale ossea, stimolata e quindi maggiormente visibile in condizioni di minore gravità.

Invecchiamento:

Il progetto Bone/Muscle check seguito dal Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Salerno ha studiato i meccanismi che regolano, in un contesto di microgravità, perdite di massa ossea e muscolare. L’esperimento prevede la raccolta a intervalli temporali prefissati di campioni di saliva e urina, che verranno congelati e analizzati nei laboratori dell’Università di Salerno, paragonandoli con campioni raccolti prima del volo.

Voli spaziali: 

L’esperimento Orthostatic Tolerance in collaborazione con IRCCS San Raffaele Pisana di Roma, ha avuto come obiettivo l’acquisizione d’informazioni per lo sviluppo di contromisure basate sull’esercizio fisico al fine di prevenire problemi di salute dopo i voli spaziali, specialmente di lunga durata, come l’intolleranza ortostatica.

Qualità del sonno:

Con Werearable monitoring della fondazione Don Carlo Gnocchi è stata approfondita la conoscenza sui meccanismi fisiologici del sonno in microgravità.  ‘Astrosamantha’ha utililizzato una maglietta con sensori tessili per la rilevazione dell’elettrocardiogramma e del respiro attraverso un’unità Elettronica Portatile per la raccolta dei dati e la misura delle vibrazioni cardiache, e un termometro esterno per la misura della temperatura cutanea.

Stampa 3D nello spazio

POP 3D ha permesso la produzione automatizzata di oggetti (3D) in polimero termoplastico in assenza di gravità. L’esperimento ha permesso la produzione di un piccolo oggetto di plastica che verrà analizzato al momento del ritorno. POP 3D ha studiato l’influenza dell’ambiente microgravità sul processo di produzione automatizzato, raccogliendo dati e competenze come primo passo verso un futuro impianto di produzione digitale e automatizzata a bordo della stazione orbitante o su altri veicoli spaziali.

Biocontaminazione:

Anche ambienti della Iss ospitano batteri e funghi. Attraverso il monitoraggio della biocontaminazione delle superfici dei moduli è importante per assicurare una buona qualità della vita agli astronauti, garantire la manutenzione dei dispositivi di bordo. Il progetto è stato seguito in collaborazione con il dipartimento di Agrobiologia e Agrochimica dell’Università della Tuscia di Viterbo.

Samantha Cristoforetti
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