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Le rinnovabili aiutano il mercato elettrico. Non fermiamole

Il mercato energetico nazionale sta attraversando una fase di transizione delicata, ma il Governo favorevole allo sviluppo delle rinnovabili a parole rischia di contraddirsi nei fatti con i provvedimenti che falciano il settore Ci troviamo ancora una volta in una fase di transizione nella quale più che le decisioni prese, importantissime, rischiano di diventare centrali…

Ci troviamo ancora una volta in una fase di transizione nella quale più che le decisioni prese, importantissime, rischiano di diventare centrali le tempistiche con le quali vengono assunte. Il sistema elettrico nel suo complesso è infatti all’inizio del guado che dovrebbe portare alla modifica del sistema del mercato elettrico nazionale, anche sulla spinta dell’oramai prossimo Market Coupling (che dal 2016 aprirà al mercato unico europeo). (…)

Un mercato efficiente e funzionante infatti non può prescindere né dalla individuazione dei parametri di sicurezza energetica necessari né da una definizione di un mix complessivo utile al raggiungimento degli obiettivi di riduzione degli agenti inquinanti e dalla necessaria decarbonizzazione. Solo dopo aver soddisfatto questi requisiti ci si potrà concentrare sull’individuazione dei necessari meccanismi di mercato utili a ridurre il costo dell’energia elettrica.

A fianco di questo necessario passaggio dovrà peraltro essere messo in campo anche un sostanzioso piano di sviluppo infrastrutturale che vada a rendere efficiente ed economico il soddisfacimento dei primi due presupposti sui quali il mercato unico europeo si deve basare, sicurezza e ambiente. Solo infatti tramite la realizzazione delle infrastrutture necessarie allo stoccaggio, alla trasmissione e all’utilizzo delle risorse energetiche, potremo avere un mercato sicuro, capace di soddisfare le necessità di approvvigionamento e soprattutto in grado di affrontare le sfide tecnologiche del futuro.

energie rinnovabili
energie rinnovabili

La generazione distribuita, la mobilità elettrica, la programmabilità della domanda lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili sono alcuni dei principali temi che il nuovo assetto dovrà far propri. Oggi infatti la tecnologia consentirebbe di gestire i carichi senza alcun problema tramite il controllo della domanda accoppiato a quello dell’offerta, superando ogni criticità connessa alla non programmabilità di alcune fonti, eppure ci troviamo a dover fare battaglie di retroguardia per evitare i danni derivanti da Delibere dell’Autorità che chiedono agli operatori rinnovabili di fare quello che non si può. L’ostracismo dimostrato negli ultimi anni verso le nuove fonti di energia ha infatti dell’incredibile, dopo averle schernite di non funzionare, dopo averle limitate con introduzione di tasse di ogni tipo, dopo aver tagliato retroattivamente gli incentivi, dopo aver disegnato una regolazione penalizzante oggi si rischia di non aver più un quadro normativo.

Mentre infatti in Europa l’Italia con il Primo Ministro decanta l’importanza di una economia low carbon rassicura che l’Italia sarà in prima linea nello sviluppo delle Fonti Rinnovabili di Energia, i provvedimenti di legge necessari a dare attuazione alle norme che regolano lo sviluppo delle FER al 2020 non si vedono. Inoltre mentre per motivi contingenti dovuti alle enormi oscillazione dei prezzi dell’energia ci si avvia a grandi passi verso il possibile raggiungimento del tetto fissato per gli incentivi, ancora non si sa se verrà definito il criterio di calcolo degli stessi depurato dalle oscillazioni dovute a contingenze.

Su quest’ultimo tema a dir la verità il Governo si è positivamente espresso a Ecomondo, dove il Viceministro De Vincenti ha rassicurato sul fatto che l’esecutivo sta pensando ad un provvedimento tampone che eviti il collasso del settore, tuttavia è indispensabile che questo avvenga tempestivamente per evitare l’ulteriore danno del blocco degli investimenti oggi già in essere. Su questo tema sembra utile ricordare che il livello totale egli incentivi è oggi, secondo il GSE, molto vicino ai 5,8 Mld, ma come noto il valore calcolato dal GSE include anche alcune centinaia di Milioni di soldi non spesi e solo impegnati (di questi una buona metà non verranno mai utilizzati poiché riferibili a progetti orami irrealizzabili). A fronte di questo, e per un mero artificio contabile, con la pubblicazione periodica del valore medio dell’energia elettrica effettuato dall’Autorità per l’energia, a inizio anno vi sarà un aumento virtuale di tali importi (perché nella realtà non varierà di un centesimo il livello economico ricevuto dagli impianti in oggetto) e questo potrebbe far scattare il blocco di tutte le nuove iniziative. Questa che già così è follia, è poi aggravata dal fatto che, se il settore continuerà il suo naturale percorso di crescita, tale importo è destinato a scendere di oltre 1 Miliardo di € (sì proprio così!) nei prossimi cinque anni.

Quindi oggi tutto il mondo industriale rinnovabile è nelle mani del Governo, in attesa che provveda ad evitare il fallimento ulteriore di un settore che sta già soffrendo pesantemente la crisi e rischia di morire definitivamente per un puro artificio contabile e un ritardo nel gestirlo… non possiamo permetterlo !!

Simone Togni (editoriale tratto dalla rivista mensile Il Pianeta Terra)

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