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Spesa Pensioni

Le pensioni, la Commissione Ue e la mia analisi

L’intervento di Giuliano Cazzola, blogger di Start Magazine. Prosegue il dibattito sulle pensioni dopo l’editoriale di Gianfranco Polillo su Start Magazine Con la consueta competenza Gianfranco Polillo ha commentato su Start Magazine (in un articolo dal titolo ‘’Tutte le stranezze degli isterismi di Bruxelles sulle pensioni italiane’’) le anticipazioni fornite da La Repubblica a proposito…

Con la consueta competenza Gianfranco Polillo ha commentato su Start Magazine (in un articolo dal titolo ‘’Tutte le stranezze degli isterismi di Bruxelles sulle pensioni italiane’’) le anticipazioni fornite da La Repubblica a proposito delle previsioni contenute nell’Ageing Report 2018 sulla spesa pensionistica italiana. Secondo Polillo se le indiscrezioni fossero confermate ‘’sarebbe, innanzitutto, un fulmine a ciel sereno’’ dal momento che la Commissione europea è informata, ogni anno, delle previsioni a lungo termine sulla dinamica della spesa pensionistica italiana.

Conoscendolo e stimandolo non gli attribuisco il titolo dell’articolo che, malignamente, lascia intendere che vi sia un atteggiamento tendenzialmente strumentale della Ue a fronte del nuovo quadro politico emerso dalle elezioni del 4 marzo. Ma il dubbio, Polillo, me lo lascia quando si chiede “se quindi fosse allarme rosso, come quei dati lasciano intravedere, perché finora si è taciuto?’’. E la sua ulteriore domanda è già un’implicita risposta: “In Italia c’era forse un governo amico, mentre ora dominano gli “estremisti”, come si è lasciato andare, con poco garbo diplomatico, Emmanuel Macron, nella sua conferenza stampa a fianco di Angela Merkel? (Dio li preservi in buona salute, ndr)’’.

L’antica amicizia e la grande stima per Gianfranco mi consentono di dissentire da queste sue valutazioni. È proprio lui a ricordare (prendendosi pure l’onere della traduzione) quanto scriveva l’ultimo report ufficiale (Country Report Italy 2018) sull’argomento: “Il budget del 2018 estende alcune provvidenze già previste in quello del 2017 peggiorando parzialmente l’ultima riforma pensionistica ed aumentando ulteriormente la già alta quota della spesa previdenziale sul complesso di quella sociale”.

A me sembra che questo sia un modo di parlare chiaro, tanto più che il medesimo caveat era stato espresso sulle misure contenute nella legge di bilancio per il 2017. Certo, sono discutibili le considerazioni di carattere macroeconomico sottostanti alle valutazioni pessimistiche del AWG (e del Report anodino del Fmi). Se è condivisibile il ‘’peggioramento’’ dei trend demografici, qualche dubbio è legittimo per quanto riguarda l’entità dei tassi di crescita che vengono attribuiti all’Italia (anche perché, come afferma Gianfranco, se fossero veri ci giocheremmo non solo le pensioni ma anche il Paese).

Ecco allora che l’incremento della spesa sul Pil soffrirebbe in particolare per effetto di un denominatore che cresce meno del previsto e di quanto sarebbe necessario per tenere in condizioni di (dis)equilibro sostenibile il sistema pensionistico. Tuttavia, come risulta dal grafico sotto riportato, anche la RGS – sia pure con un notevole scostamento di ben due punti di Pil nel picco della spesa – si concede qualche segnale di preoccupazione. A metà del secolo, infatti, l’incidenza della spesa sul prodotto si colloca tra il 15% e il 16%. Alcuni anni or sono le previsioni erano migliori. E, con riferimento agli effetti della riforma del 2011, erano sinteticamente riassunte da Vittorio Conti, allora Commissario straordinario dell’Inps con queste parole: ‘’Partendo dal 14% circa prima della crisi, il dato attuale è al 16,3% del Pil, sarebbe arrivato oltre il 18% senza le recenti riforme, grazie alle quali si arriverà al 13,9% nel 2060. Tra il 2010 ed il 2060 nell’area euro il rapporto peggiora di 2 punti percentuali (di 1,5 per la UE27), mentre per l’Italia migliora di 0,9’’.

Mi pare che le cose non stiano andando in questo modo. E’ lo stesso Polillo a ricordare che nell’ultima Nota d’aggiornamento al Def, del settembre 2017, le previsioni riguardavano il lasso di tempo che intercorre tra il 2010 ed il 2070. Secondo il relativo diagramma, la spesa pensionistica dovrebbe crescere dal 15,3 per cento del Pil (2020) al 18,4 per cento (2040): anno destinato a rappresentare il culmine della curva. Da quell’anno in poi inizierebbe la discesa, destinata a raggiungere quota 13,8 per cento nel 2070. Se capisco bene, la curva preconizzata non è diversa da quella del AWG. Poi, caro Gianfranco, con l’aria che tira sulle pensioni è il caso di dire “Paese avvisato, mezzo salvato’’.

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