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Energia

L’energia per un mondo nuovo

Il post dell'avv. Angela Lupo

La questione energetica e di transizione continua a preoccupare non poco lo sviluppo delle economie mondiali. L’approvvigionamento delle risorse energetiche è da sempre uno dei capisaldi della politica di un paese. Il tema dell’energy transition è una questione che i vari governi nazionali, e dunque anche il governo italiano, dovranno affrontare.

Prima o poi avverrà il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, dal carbone, una fonte del passato, e quelle del futuro, le c.d. rinnovabili (idroelettrico, eolico, solare, geotermico e biomasse).

Come più volte sottolineato da Gianni Bessi –  autore di ben due saggi sui temi dell’energia (“Gas naturale. L’energia di domani”, 2018, Ed. Innovative Publishing e “House of zar”, 2020, Ed. goWare) –  è proprio sul gas naturale che si dovrà incentrare un pezzo di storia contemporanea per la transizione energetica in attesa delle c.d. rinnovabili.

Ricorda Gianni Bessi che, in tempi recenti, il forte calo dei prezzi globali del petrolio ha portato a molte chiusure nella produzione dell’oro nero negli Stati Uniti, il che inevitabilmente causerà l’aumento dei prezzi del gas naturale estratto dal suolo americano. Nel momento che stiamo vivendo di grave crisi pandemica ed economica, l’aumento del gas naturale complicherebbe tanto, davvero tanto, la c.d. questione dell’energy transition.

Verrebbe da domandarsi: come si muove il Mondo oggi, nel corso di questa atroce pandemia, per l’approvvigionamento del gas naturale? Come si muovono Usa, la Russia, la Polonia che addirittura ha progettato la costruzione del Baltic Pipe, un gasdotto sottomarino per portare il gas dalla Norvegia alla Polonia, attraverso la Danimarca? E cosa farà la Germania proprio nel semestre europeo –  dal 1 luglio 2020 –  a presidenza tedesca con la Cancelliera Angela Merkel? E soprattutto cosa farà l’Unione Europea?

L’Ue, come noto, con la messa a punto del Green New Deal, intende decarbonizzare –  entro il 2050 –  l’economia e l’industria del gas, puntando ad essere il primo continente a impatto climatico zero.

Il 14 gennaio 2020 il Parlamento Ue ha segnato la prima tappa dell’ambizioso progetto di legge.

La plenaria ha approvato l’ingente piano di investimenti per concretizzare la trasformazione sostenibile degli Stati membri. Il Progetto è anche al centro del piano di ripresa post Covid.

E non va dimenticato che tale Progetto avrà notevole impatto economico e finanziario per i vari sistemi produttivi dei singoli Stati e quindi anche dell’Italia.

La decarbonizzazione potrebbe creare nuovi scenari di alleanze? E come avverrebbe questa “decarbonizzazione”?

Nei precitati saggi sulla questione energetica, Gianni Bessi sostanzialmente delinea tre possibili fasi: 1) sostituzione del carbone con il gas nella produzione di energia elettrica e dei combustibili liquidi con metano e Gnl nel settore dei trasporti (decarbonizzazione strutturale); 2) decarbonizzazione tecnologica, basata su un mix metano– idrogeno (MHM) nelle stazioni di compressione e il suo utilizzo come gas combustibile al posto del metano (così si ridurrebbero emissioni di CO2); 3) decarbonizzazione profonda, basata sulla transizione alla produzione di idrogeno dal metano senza emissioni di CO2, in vista del futuro utilizzo dell’idrogeno.

In un siffatto scenario, ruolo princeps –  attualmente –  è dato dal gas naturale concepito come elemento utile e imprescindibile della transizione energetica per l’Italia e per l’Ue.

In Italia c’è una risorsa nell’area adriatica – a Ravenna e zone limitrofi – dove esiste già una piattaforma naturale per far coesistere le attività collegate al gas naturale, alla green energy e al green material del nostro made in Italy. Ci sono, dunque, le premesse per nuove strategie di approvvigionamento energetico – a Km zero – e, per dirla con le parole di Gianni Bessi, si potrebbe aprire una nuova stagione per l’Ue.

Se si va indietro nel tempo, si rinvengono pagine di Storia importantissime legate proprio al tema energetico: all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, nel 1952, nasce la Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio (Ceca), l’Accordo siglato tra sei paesi (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) accordo che, nel 1957, diede successivamente vita alla Comunità economica europea (Cee) o Mercato Comune per giungere al 1 novembre 1993 con il trattato di Maastricht che istituisce l’Unione Europea.

Appare davvero singolare come oggi si possa concepire il Green New Deal a fronte di una decarbornizzazione resa necessaria dalla questione del Climate Change.

Il carbone (e l’acciaio) –  che ha reso possibile l’incontro di sei Paesi del continente europeo per consolidare la pace tra i popoli, all’indomani di una guerra atroce –  oggi dovrà cedere il passo ad altre risorse energetiche più pulite e più adatte al Mondo Nuovo che va delineandosi.

Ancora una volta l’energia diventa perno per la nascita di un’alleanza europea che –  auguriamoci –  possa essere costitutiva di un Nuovo Patto sociale prima che economico.

Sarebbe davvero bello – attraverso il Climate Change e il Green New Deal – sperimentare una nuova Storia europea con l’Italia protagonista nel Mondo Nuovo.

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