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meritocrazia

Perché serve una distruzione creativa dei miti del passato

L'intervento di Daniela Coli

Siamo in una situazione gravissima e abbiamo bisogno di un’unità autentica e operosa.

In piena emergenza Covid-19, tutti chiusi in casa, con assembramenti vietati, si è celebrato il 25 aprile con il solo Presidente Mattarella di fronte all’Altare della Patria. Colpisce un tweet di Claudio Petruccioli del 25 aprile: “Io penso che l’Italia di oggi avrebbe bisogno per un tempo non breve di una autentica e operosa UNITÀ NAZIONALE per metter mano a quanto è necessario. Ma come è possibile farla con chi neppure si alza in Parlamento per ricordare il giorno della LIBERAZIONE?”.

Siamo in una situazione gravissima, sarebbe necessario un governo di unità nazionale autentica e operosa, ma com’è possibile – si chiede Petruccioli – con un centrodestra che non si alza in piedi in Parlamento a celebrare il 25 aprile?

Petruccioli, classe 1941, iscritto al Pci dal 1959, ex Presidente Rai, un protagonista e voce autorevole del Pci in tutte le sue varie trasformazioni, è uomo colto e intelligente. Saprà certamente che tory e whig che si erano ammazzati sul serio nella guerra civile inglese del ‘600, quando vi fu da cacciare Giacomo II, perché aveva dato libertà di culto ai cattolici, ma soprattutto per incoronare re Guglielmo d’Orange e mettere le mani sulla compagnia delle Indie olandesi (la mitica Voc), non ci pensarono due volte a unirsi. Se n’erano fatte di tutti i colori, i whig avevano giustiziato Carlo I Stuart e i tory, quando tornò Carlo II, impiccarono i regicidi, relativi parenti e amici, e chiunque fosse sospettato di aver tramato contro la Corona. In Italia dopo 75 anni, il problema principale a unire le forze politiche sarebbe il 25 aprile? Basta pensare che Putin aveva invitato a Mosca il 9 maggio Abe e Merkel per l’anniversario della fine della seconda guerra mondiale e la cerimonia non si terrà per la pandemia. Chiunque abbia letto qualche libro di storia della seconda guerra mondiale in Italia in inglese sa che “The War in Italy” fu l’invasione dell’Italia da parte degli anglo-americani e l’Italia fu sconfitta insieme alla Germania e il Giappone. 

Il 25 aprile nella storia della seconda guerra mondiale non è certo una data capitale: Mussolini era già caduto il 25 luglio ’43, l’importante è l’arrivo di russi e americani a Berlino il 22 aprile. Nella seconda guerra mondiale l’Italia non gioca certo un ruolo militare importante, basta pensare che gli italiani non furono neppure in grado di conquistare la Grecia e dovettero chiamare i tedeschi in aiuto. Come afferma Ian Kershaw, Hitler non fu affatto contento di avere gli italiani in Russia e fu convinto fino alla fine che il rinvio dell’invasione della Russia provocato dalla richiesta di aiuto in Grecia da parte degli italiani, fosse la causa principale della sconfitta tedesca. Ian Kershaw è il massimo studioso britannico di Hitler e della guerra di Hitler e in Fateful Choices: Ten Decisions That Changed the World, 1940-1941 del 2007 rivela che Mussolini decise di invadere la Grecia senza avvertire a Hitler, così come il Giappone non avvertì il Füher dell’attacco di Pearl Harbor causando l’intervento in guerra degli Stati Uniti. Per gli storici giapponesi l’attacco di Pearl Harbor fece infuriare Hitler perché implicava l’entrata in guerra degli Stati Uniti e le chance di vittoria per il Reich diminuivano. In fondo, la seconda guerra mondiale fu principalmente la guerra di Hitler, come afferma Kershaw. Una guerra folle, devastante, che mostrò la potenza bellica tedesca, e cambiò l’ordine mondiale. L’unico obiettivo che Hitler raggiunse fu la fine dell’impero britannico, che per Niall Ferguson era caduto nella trappola di Tucidide nel 1914 di ritenere necessaria l’eliminazione della Germania, come Sparta Atene, e alla fine della seconda guerra mondiale ottenne solo il risultato di essere sostituito in Medio Oriente e Africa dagli US che da alleati divennero rivali.

Quindi, la seconda guerra mondiale fu soprattutto una guerra tra gli imperi europei per la supremazia in Medio Oriente e Africa. L’Italia ebbe un ruolo militare secondario, la guerra fu un disastro per l’Italia, e come avevano previsto gli inglesi sarebbe bastato bombardare il Nord, dove era concentrata tutta l’industria italiana, e Roma per far cadere Mussolini. A parte la retorica fascista, l’Italia era militarmente debole e incapace di affrontare una guerra. Esaltato dalla conquista dell’Etiopia, Mussolini si gettò in una guerra che credeva breve e fu una catastrofe per il paese. Come dimostra La gabbia infranta di Di Nolfo e Serra del 2010, l’Italia fascista aveva ottimi rapporti con gli Stati Uniti, da cui, malgrado l’ostentata autarchia, riceveva sostegni finanziari e gli ambienti finanziari americani tentarono subito di sganciare l’Italia dalla guerra di Hitler. Con lo sbarco alleato in Sicilia, la caduta del fascismo il 25 luglio ’43, la fuga del re da Roma per Brindisi, nel Regno del Sud, si posero le basi si una pace separata.

L’8 settembre il re firmò l’armistizio (“surrender”, resa) in inglese), e ordinò all’esercito italiano a combattere contro i tedeschi insieme agli Alleati. Fu una resa separata disorganizzata che lasciò il paese allo sbando. I tedeschi alleati e presenti nella penisola divennero invasori e occupanti. Un periodo triste per l’Italia, con due minoranze di italiani alleati a due eserciti stranieri, quello tedesco e quello angloamericano, che si contendevano l’Italia. Ian Kershaw, nominato Sir dalla regina per i suoi libri sulla Germania di Hitler, considera la difesa dell’Italia di Albert Kesselring un capolavoro. Come molti storici militari britannici considera Kesselring uno dei più valorosi generali delle due guerre mondiali. E furono i britannici a salvarlo da Norimberga, dicendo che anche loro avevano fatto rappresaglie. Ciò che non funziona nell’interpretazione del Pci e ora del Pd è l’affermazione che sia stata la Resistenza a sconfiggere il fascismo, e non gli Alleati, fino a nascondere che l’Italia a Parigi nel 1948 fu considerata nazione sconfitta e punita come la Germania con riduzioni territoriali, la perdita delle colonie, etc.

La guerra degli Alleati in Italia (The War in Italy), una guerra difficile per gli angloamericani, è diventata in Italia la Resistenza, perché, dopo l’operazione Prunas-Vishinsky con cui l’Italia del Regno del Sud si alleò con l’Urss, alle spalle degli Alleati, i comunisti si mostrarono i più determinati contro tedeschi e repubblichini. Ma non fu mai una guerra civile: ci furono sabotaggi, uccisioni di fascisti famosi come Gentile, attentati come quello di via Rasella, ma nessuna battaglia tra antifascisti e fascisti. Non si possono classificare come “guerra civile” le stragi di massa di repubblichini dopo il 25 aprile o la “guerra di classe” nel “triangolo rosso”, le uccisioni di piccoli proprietari terrieri, ingegneri, avvocati, insegnanti. Persone della piccola e media borghesia, che non erano nemmeno mai stati repubblichini, come il padre del filosofo Matteucci, uno dei fondatori del Mulino. Il Cln, d’altronde, finanziato dagli Alleati, era sotto il comando alleato, e il capo era Alfredo Pizzoni, oxoniense, vicino ai britannici, che tutto avrebbe appoggiato tranne una guerra civile. Celebrare il 25 aprile come simbolo della Resistenza, perché a Milano il Clnai attaccò i fascisti senza alcun intervento degli Alleati, mentre aveva trattato il ritorno indisturbato dei tedeschi in Germania, fu un errore e lo è ancora, perché fu una grande astuzia degli Alleati lasciare che fossero gli italiani a eliminare i fascisti. Sapevano quanto il paese fosse diviso, e permettendo ai partigiani di uccidere Mussolini, gerarchi e fare strage di fascisti sapevano che avrebbero lasciato un paese diviso e divorato da rancori inconciliabili. Fu una sottile vendetta contro un paese che si era alleato sotto i loro occhi con l’Urss. Questo né il Pci, né il Pd, né i partiti dell’arco costituzionale, non l’hanno mai valutato. Gli Alleati furono i veri machiavellici. Il 22 aprile russi e americani erano arrivati a Berlino e il Clnai aveva già trattato con i tedeschi il ritorno indisturbato in una Germania ormai sconfitta e occupata. Quindi, non vi fu, come nella vulgata, alcuna cacciata dei tedeschi, che avevano già ottenuto il ritorno indisturbato in Germania. Il Clnai si rifiutò di trattare con Mussolini. Il Duce non seguì il metodo Cleopatra, consigliato a ogni capo sconfitto: non farsi catturare vivo dal nemico per non dargli la soddisfazione di ucciderlo. Fece una scelta alla Gheddafi, diversamente da Hitler che seguì Cleopatra e fece bruciare pure il proprio cadavere. Piazzale Loreto preoccupava però il laico Bobbio che definì Mussolini “carismatico anche nella morte” in un’intervista a Buttafuoco nel 1999. Non si sa quanti articoli si siano scritti dal 1994 nel Regno Unito e in America su the Italians e Mussolini’s ghost. Forse non ci fu migliore antidoto contro l’Urss che lasciare ai partigiani mano libera contro i fascisti a Milano e nel resto dell’Italia. Per questo, gli Alleati, in particolare i britannici, furono machiavellici.

Anche se la celebrazione del 25 aprile è un rito dell’establishment italiano, ha ragione quella parte dell’Italia che la considera una cerimonia che continua ad alimentare le divisioni tra gli italiani. Purtroppo il Pci ha costruito la propria egemonia culturale e sociale sul 25 aprile ed è difficile il Pd rinunci al potere conquistato, ma questo crea gravi difficoltà in un momento in cui sarebbe necessaria un’unità autentica e operosa. L’Europa è una grande realtà ed è anche il vincolo esterno necessario per non far fare bancarotta all’Italia,  il Pd ha meritoriamente fatto argine alle ultime elezioni europee alla destra di Salvini e Meloni, che vuole distruggere l’Ue. Il Pd dovrebbe considerare che il successo del centrodestra di Berlusconi, alleato a Sud con l’ex-MSI e a nord con la Lega, è stato sempre cementato dal dissenso nei confronti del 25 aprile e il Pd dovrebbe avere la forza di rinunciare a quella data, comporta dei costi, ma ne trarrebbe tanti vantaggi per la riunificazione dell’Italia e la difesa dell’Europa. Diventerebbe davvero il Partito della Nazione. Il Pd non si è reso conto che nelle regioni rosse la Lega si prende i voti “rossi” perché è stato il Pci ad alimentare per decenni l’odio contro il tedesco invasore. Insieme la Lega ricorda agli elettori dell’ex Pci che il Pd ha tradito gli operai, sta con le élite, l’establishment, la finanza, il capitalismo, la globalizzazione. Senza contare la simpatia sbandierata da Salvini per la Russia, il mito del Pci ancora presente nel paese. È un tragico contrappasso per il Pd e un dramma infinito per il paese.

La Lega ha vinto finora con i classici cavalli di battaglia del Pci, ma non è detto che, di fronte a un Pd Partito della Nazione, non scopra con Giorgetti e i governatori leghisti il sovranismo europeo e divenga europeista, magari aprendo a un governo Draghi insieme al Pd e al partito di Giorgia Meloni e a quel che resta di Forza Italia rivitalizzata da Renzi e Calenda. Le piccole imprese del Nord dipendono dalle commesse dell’industria automobilistica tedesca: difficile il Nord voglia perdere gli ordini di bulloni e di freni dell’automobilistica tedesca o della componentistica degli elettrodomestici tedeschi. Salvini fa il piccolo Lenin con Bagnai, Borghi e Tremonti e si oppone al Mes – come dice Fabrizio Cicchitto – per spingere l’Italia fuori dall’euro e dall’Ue perché col Covid-19 sarebbe finita la globalizzazione e l’Italia può tornare alla lira e perfino dichiarare guerra alla Germania, ma il Nord, la locomotiva d’Italia, sa che senza le commesse tedesche e l’euro gli italiani finirebbe a fare i giardinieri e le badanti di tedeschi e inglesi. Quindi, occorre mettere da parte i miti, rendersi tutti conto che l’Italia ha perso la seconda guerra mondiale e darsi tutti una regolata, a sinistra e a destra. Il romanticismo in politica è il peggior pericolo per un Paese.

Non ha nemmeno senso celebrare il 25 aprile per celebrare l’antifascismo, perché il Cln si formò il 9 settembre 1943, dopo l’8 settembre, e a capo aveva Alfredo Pizzoni, apolitico, in ottimi rapporti con i britannici che finanziarono il Cln, perché volevano atti di sabotaggio e spionaggio. Gli Alleati si comportarono come qualsiasi esercito in guerra e finanziarono l’opposizione al fronte nemico. L’enfatizzazione della Resistenza fino a nascondere la sconfitta italiana poteva avere senso fino alla riunificazione tedesca e all’esistenza dell’Unione Sovietica per la sinistra. Come si vede dal dialogo tra Bobbio e Pavone nel libro a cura di David Bidussa, Bobbio era convinto che la Germania non si sarebbe mai riunificata.

Il Pd non è mai stato in grado di comprendere che la Resistenza è solo un mito italiano e ha reso l’Italia incapace di autogovernarsi, di fare riforme costituzionali, giuridiche, politiche, fiscali necessarie per crescere e non indebitarsi. Gli italiani si fidano talmente poco tra loro da non accettare una repubblica presidenziale come i francesi. La democrazia è vissuta in Italia come una lotta per sottomettere il “nemico”, prendersi le sue casematte, demolirlo. La democrazia implica invece due schieramenti politici che si alternano al potere e collaborano in politica estera e nei momenti di crisi interna. Mentre l’Occidente americano si sta dissolvendo, l’Italia è un paese politicamente fratturato. La sinistra celebra la Resistenza contro i “fascisti”, la destra celebra il ricordo delle foibe e degli esuli istriani e dalmati contro i “comunisti”. Ma l’esodo da Istria e Dalmazia avvenne in base al trattato di Parigi del 1948.

L’Italia, come la Germania, subì riduzioni territoriali e i cittadini italiani dovettero decidere se diventare jugoslavi o tornare in Italia. La Germania subì le stesse violenze ed espulsioni in Jugoslavia per circa mezzo milione di tedeschi. La Germania ebbe enormi riduzioni territoriali e circa 15 milioni di tedeschi furono espulsi dall’Europa orientale. Circa tre milioni morirono durante il ritorno: morirono di fame, furono uccisi e torturati. La Germania però non ha mai istituito giornate del Ricordo contro i “comunisti”. Heidegger parlò di genocidio tedesco, ma la Germania non ha mai istituito celebrazioni perché responsabile della Shoah e perché voleva mantenere buoni rapporti con l’Europa orientale per riunificarsi. La riunificazione ha dato alla Germania un grande slancio verso il futuro, è ritornata la potenza egemone in Europa, mentre l’Italia, che non ha subito occupazioni dopo il 45, è rimasta divisa e chiusa nel passato ed emarginata in Europa.

Il mondo è cambiato, e ancora di più cambierà dopo la pandemia che sta accelerando i processi di digitalizzazione e automatizzazione di vari settori. Siamo in piena distruzione creatrice. Non torneremo al piccolo mondo antico sognato dai leghisti-leninisti, né finirà la globalizzazione, anche se sarà diversa. Dobbiamo prepararci a questo nuovo mondo. E per questo è necessaria una distruzione creativa dei miti del passato e guardare al futuro. Anche con l’aiuto del Mes, è chiaro che solo da noi potremo salvarci. Tutti dovremo fare rinunce, forse anche piangere lacrime e sangue, e avremo bisogno della massima unità autentica e operosa. E per questo dobbiamo andare oltre al passato e scoprire la Ragion di Stato, mentre finora è purtroppo trionfata quella di partito.

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