Il gas naturale rappresenta il futuro della forza economica del settore degli idrocarburi dell’Azerbaijan. Se storicamente il petrolio è stata la pietra miliare del sistema economico e del sistema Paese, delle esportazioni e degli investimenti in terra azera, a partire dal 2006 – con lo sviluppo del giacimento di Shah Deniz – un ruolo importante, allo stesso livello, è stato occupato dal gas.
Sull’area del Caspio si affacciano importanti produttori di gas naturale; non solo l’Azerbaijan, ma anche Iran, Kazakistan, Russia e Turkmenistan. (Si veda http://www.eia.gov/todayinenergy/detail.cfm?id=12911 ). Il successo del gas naturale in questo Paese si deve fondamentalmente ai due giacimenti di Shah Deniz (I e II) e al gas naturale che viene estratto in corrispondenza dei campi off-shore di petrolio ACG (Azeri-Chirag-Guneshli) a 62 miglia ad Est di Baku.
Secondo i dati dell’Eia, l’Energy Information Administration statunitense, nel 2012 in Azerbaijan sono stati prodotti 607 miliardi di piedi cubi di gas naturale a fronte di un consumo interno (per lo più destinato alla produzione di energia elettrica) di 379 miliardi di piedi cubi. Sempre secondo i dati dell’Eia, in Azerbaijan ci sarebbero stime di gas naturale pari a 50 trilioni di piedi cubi, ma non si sa quanti di questi siano realmente estraibili e quindi da considerarsi come stime vere e proprie.
Questi enormi quantitativi di gas naturale hanno bisogno di infrastrutture per il trasporto e per le esportazioni. Per questo, l’Azerbaijan viene considerato uno degli Stati fondamentali per le esportazioni di gas verso il Mediterraneo, l’Europa e la Russia. Il gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum (BTE, South Caucasus Pipeline) che attraversa la Georgia fino ad arrivare in Turchia – gestito da BP e da un consorzio di altre multinazionali del settore – e il gasdotto che arriva da Gazi a Mozdok in Russia rivelano, come nel caso degli oleodotti, una doppia prospettiva geopolitica dell’Azerbaijan verso il Mediterraneo e verso la Russia.
Ma la scoperta del giacimento Shah Deniz II e la costruzione del Corridoio meridionale (Tap, Trans Adriatic Pipeline) mettono in evidenza una nuova chiave di lettura geopolitica dell’Azerbaijan: l’attenzione verso l’Europa. Tap infatti attraverserà, a partire dall’Azerbaijan, la Turchia, la Grecia e l’Albania, sino ad arrivare in Puglia.
Il consorzio della Tap – attualmente formato da Statoil (20%), l’inglese BP (20%), l’azera Socar (20%), la belga Fluxys (16%), la francese Total (10%), la svizzera Axpo Holding (5%) e la tedesca Eon (9%) – trasporterà 10 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, a partire dal 2018, che a regime potrebbero diventare anche 20 miliardi di metri cubi. Per l’Azerbaijan un corridoio energetico che significa un posizionamento geopolitico nuovo agli occhi del mondo occidentale.