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governo libico

Ecco come Turchia ed Emirati Arabi in Libia prendono in giro l’Europa

Il ruolo di Turchia ed Emirati Arabi Uniti in Libia. La posizione imbelle o tartufesca dei maggiori Paesi europei come l'Italia. Il Punto di Giuseppe Gagliano

La rilevanza – sia detto in senso ironico – dell’Europa in merito alla questione libica è di tale portata che al Sarraj e Haftar continuano a farsi supportare militarmente rispettivamente dalla Turchia e dagli Emirati Arabi Uniti (EAU) in palese e flagrante violazione delle risoluzioni del vertice di Berlino.

Vediamo in breve i motivi della irrilevanza delle risoluzioni del vertice di Berlino sulla Libia.

In primo luogo l’offensiva missilistica di Haftar sull’aeroporto di Mitiga e la volontà strategica di indurre le milizie di al Sarraj a concentrare le sue forze a Misurata lasciando sguarnita Tripoli dimostrano ancora una volta l’assenza di qualsiasi politica europea unitaria e l’esistenza al contrario di una precisa progettualità politica da parte Haftar.

In secondo luogo, a livello geopolitico, la postura offensiva turca prosegue in modo coerente come dimostrano la presenza delle fregate turche di classe Gabya Göksü e Gökova, inviate dalla Turchia per consolidare le difese aeree della capitale della Libia.

Il terzo dato significativo, sia a livello militare che a livello geopolitico, è l’abbattimento di un drone degli EAU a est di Misurata; abbattimento che dimostra la relativa efficienza militare turca sul piano tattico ma anche come prosegua il supporto militare degli EAU ad Haftar, emiratini che fra l’altro continuano a rifornire di mercenari sudanesi l’Esercito libico.

Il quarto dato, questa volta meramente politico, sono le minacce insieme patetiche e ipocrite da parte del ministro degli Esteri tedesco Maas e del ministro degli Esteri francese Le Drian sulla necessità di imporre sanzioni relativi all’embargo sulle armi quando sono proprio i paesi europei – come quelli arabi – a rifornire i players libici di armi.

Quanto infine sia mistificante la realtà presentata al vertice di Berlino lo dimostra un altro dato di natura militare e cioè non solo il rafforzamento promosso dalla Turchia della presenza di miliziani jihadisti – come quelli di al-Nusra e di Hayat Tahriral -Sham – ma anche la presenza dei miliziani siriani e di circa 300 componenti delle forze speciali turche.

Un’ulteriore prova della proiezione di potenza turca, che procede parallelamente con la più assoluta assenza di una postura offensiva da parte italiana, è la presenza della nave turca per perforazioni petrolifere Yavuz che ha iniziato a esplorare il «blocco 8» di competenza giuridica di Eni e Total nella più totale assenza allo stato attuale di qualsiasi reazione politica italiana.

Superfluo osservare che il nostro paese dovrebbe agire militarmente – come avrebbe dovuto fare in Libia – utilizzando lo strumento navale a scopo dissuasivo per salvaguardare i suoi interessi nazionali.

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