Il crollo del viadotto Torino-Savona fa sentire la sua pressione anche a Piazza Affari, dove soffre Astm, la holding controllata dalla famiglia Gavio, cui fa riferimento l’Autostrada dei Fiori, che ha in concessione il ponte crollato per la frana. In calo, in Borsa, anche Sias.
Ma questa è solo l’ultima vicenda che in questi mesi ha coinvolto il gruppo Gavio. Andiamo per gradi.
IL CROLLO IN BORSA
Soffre in Borsa la società autostradale Astm (-2,57% a 27,3 euro) con la controllata Sias (-1,58% a 15 euro), dopo il crollo di una parte di un viadotto sulla A6 Torino-Savona (Autostrada dei Fiori) in Liguria per l’abbattersi di una frana e per l’aprirsi di una voragine sulla A21 Torino-Piacenza in Piemonte. Entrambe tratte gestite dal gruppo Astm.
IL CONTROLLO
Autostrada dei Fiori è controllata da Sias, che a breve verrà incorporata da Astm nell’accorciamento della catena societaria del gruppo Gavio già deliberato dalle rispettive assemblee dei soci.
È bene anche ricordare che il gruppo Gavio gestisce oltre all’autostrada in questione anche la Torino-Piacenza-Brescia, anche questa interrotta per una voragine tra Asti e Villanova.
EQUITA NESSUN IMPATTO INGENTE
Nonostante l’andamento negativo a Piazza Affari, secondo gli analisti di Equita “il blocco del traffico tra i caselli coinvolti e i costi di ricostruzione, considerando anche i rimborsi assicurativi e le dinamiche tariffarie, non avrà impatti ingenti per Astm”.
GLI ULTIMI ACQUISTI DI GAVIO
Quello che dovrebbe maggiormente influenzare i conti della società, invece, è l’acquisizione del controllo di Ativa (concessionaria in regime di prorogatio dal 2016 della Torino-Aosta, della Torino-Pinerolo e della Tangenziale di Torino).
Tramite le controllate Astm e Sias, il gruppo Gavio ha rilevato a fine ottobre il 31,7% della società detenuto dal gruppo Mattioda per un controvalore di 48,9 milioni, salendo così al 72,34% delle quote, come spiegato da Start, con la Città Metropolitana di Torino al 17,64% e Mattioda al 10%.
GAVIO SALE ANCHE IN SITAS
C’è di più. Sempre secondo l’accordo, Astm e Sias acquisiranno la partecipazione, pari al 10,19%, detenuta dal Gruppo Mattioda in SITAF, società concessionaria che gestisce la Torino-Bardonecchia e il traforo del Frejus, per un controvalore di euro 53,6 milioni. In questo modo, Gavio è salito al 47,08% della società.
L’EVOLUZIONE DEL GRUPPO
Le due società del Gruppo Gavio, per cui le rispettive assemblee hanno approvato a ottobre la fusione, continueranno a essere quotate in un’unica nuova società. Un riassetto favorito dall’arrivo lo scorso autunno del fondo Ardian (col 40%) accanto ai Gavio (al 60%) nella Nuova Argo Finanziaria, controllante delle società operative. Dopo l’ultima acquisizione in Brasile del settembre scorso, il gruppo intanto è diventato il secondo operatore autostradale mondiale dopo Atlantia-Abertis e davanti alla francese Vinci, con oltre 4.500 chilometri di rete in concessione.
IL NUOVO SISTEMA DEI PEDAGGI
E sui conti del gruppo dovrebbe pesare anche il nuovo tariffario dei pedaggi autostradali, chiesto dal M5S nel Decreto Genova e messo a punto dall’Autorità dei Trasporti, che impone un price cap uguale per tutti, con prezzi più bassi, con l’obiettivo di “garantire condizioni di accesso ‘eque’ e ‘non discriminatorie’ all’infrastruttura autostradale da parte degli utenti”.
Il sistema, però, non trova il favore del gruppo Gavio che solo il giorno dopo la delibera dell’Art ha inviato al ministero un Pef che ignorava del tutto il nuovo sistema tariffario.
L’AUTOSTRADA ASTI-CUNEO
Non mancano altri subbugli per il gruppo Gavio. Per il completamento dell’autostrada Asti-Cuneo (soci: 35% Anas e 65% gruppo Gavio) mancano ancora 350 milioni di euro. Soldi, però, come ha scritto l’economista esperto di concessioni Giorgio Ragazzi su Il Fatto Quotidiano “che il gruppo Gavio aveva concordato di finanziare con l’ex ministro dei Trasporti Graziano Delrio attraverso proventi dei pedaggi di un’altra autostrada del gruppo, la Satap (Torino-Milano), in cambio della proroga di 4 anni della concessione di quel ricco tronco”.
Con l’arrivo di Danilo Toninelli al dicastero dei Trasporti, non è stata concessa più la proroga della concessione al gruppo Gavio sull’Asti-Cuneo, ma confermando l’accordo per il finanziamento incrociato, ha previsto di “riconoscere alla Satap un indennizzo di subentro che salirebbe a circa 800 milioni nel 2026, dovutole da un eventuale subentrante al termine della concessione”. In sostanza, è come se avesse concesso la proroga, ha aggiunto Ragazzi: “Se lo Stato non ha oggi i fondi per completare l’ Asti-Cuneo è assai improbabile che potrà o vorrà sborsare 800 milioni nel 2026 per riprendersi l’autostrada e gestirla in house. Lo Stato sarà costretto allora a rimettere a gara una nuova concessione e ben difficilmente si presenterà un concorrente disposto a versare 800 milioni di euro per subentrare al gruppo Gavio”.
LE DOMANDE DI RAGAZZI
Ma la questione è anche più complicata di quello che si crede. E le domande irrisolte sono tante, due su tutte: perché per la fine dei lavori non si utilizza in parte la quota capitale di 200 milioni di euro messa a disposizione (ma utilizzata solo per 50 milioni) da Anas e Gavio?, si chiede Ragazzi su Il Fatto. E ancora: “Visto che lo Stato ha già investito in questa autostrada circa 700 milioni con contributo a fondo perduto e investimenti effettuati dall’Anas, mentre il gruppo Gavio a oggi ha versato come capitale solo 33 milioni (oltre a dei prestiti ben remunerati), perché mai il concessionario privato dovrebbe mantenere una quota di controllo ed incassare il 65% degli utili per i 25 anni della concessione?”.