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Autostrade Spostamenti

Autostrade, Gavio più furibondo dei Benetton contro l’Autorità sui pedaggi

Come le concessionarie autostradali hanno reagito alle nuove regole stabilite dall'Autorità per i trasporti (Art)

Entra nel vivo la riforma tracciata dall’Autorità per i trasporti (Art) sui pedaggi autostradale con un price cap uguale per tutti e una rivoluzione nel sistema tariffario che porterà a prezzi più bassi e maggiore efficienza, secondo gli obiettivi dell’Authority. Ma naturalmente questa rivoluzione sta trovando sul suo cammino la resistenza delle concessionarie.

PROVE DI AGGIRAMENTO

Come racconta il Fatto Quotidiano della scorsa settimana, alcuni concessionari “hanno provato ad aggirare” le nuove regole “aprendo uno scontro con il ministero delle Infrastrutture che in una serie di lettere ha bloccato la furbata. La vicenda – prosegue il quotidiano – è indicativa dello strapotere di cui gli operatori del settore godono da decenni, con profitti stellari che non intendono mollare”.

IL METODO CHE SEGUIRÀ L’ART

La novità è frutto delle disposizioni introdotte con il decreto Genova scritto dopo il crollo di Ponte Morandi e dall’intenzione del governo di rivedere i meccanismi alla base degli incrementi dei pedaggi. Il nuovo sistema prevede un price cap uguale per tutti i pedaggi autostradali per rendere le tariffe più certe per i concessionari e più basse per gli utenti. In aggiunta a tagli programmati per costringere gli operatori a cercare di ridurre i costi e ulteriori riduzioni quando i profitti superano le previsioni. Il tutto per arrivare, nel giro di cinque anni a un unico sistema tariffario.

LA DELIBERA ART

La normativa è chiara, come si evince dalla delibera di Art: “La disposizione di cui all’articolo 37, comma 2, lett. g)” della legge su Genova “ non lasci margini esegetici” e impone all’Autorità di stabilire “sistemi tariffari” basati sul metodo del price cap, “anche rispetto ai rapporti concessori in essere, e ciò a prescindere da atti di impulso del concedente”. L’Autorità è tenuta, in particolare, “a garantire condizioni di accesso ‘eque’ e ‘non discriminatorie’ all’infrastruttura autostradale da parte degli utenti” e ad adottare, “al fine del raggiungimento di tale obiettivo, ‘metodologie che incentivino la concorrenza, l’efficienza produttiva delle gestioni e il contenimento dei costi per gli utenti, le imprese e i consumatori’”, ma anche a utilizzare, “in via generale e senza eccezioni, il metodo del price cap” determinando, in concreto, e per ciascuna concessione, “l’indicatore di produttività X a cadenza quinquennale”. Applicare questa metodologia tariffaria basata su criteri uniformi per tutte le concessioni, considera l’Art, “risponde all’avvertita e precipua esigenza di promuovere la concorrenza, stimolare l’efficienza produttiva delle gestioni e determinare un contenimento dei costi per gli utenti, attraverso la fissazione di criteri economici elaborati con garanzia di indipendenza (Corte Costituzionale, sentenza n. 41/2013) dagli interessi economici dei soggetti regolati”.

LA PIOGGIA DI RICORSI

Lo scorso 19 giugno l’Art “ha elaborato il sistema tariffario dei pedaggi per 16 concessioni in essere, per le quali serve rivedere o aggiornare il Piano economico finanziario (Pef) – scrive il Fatto Quotidiano –. Il sistema sostituisce le sette formule prima vigenti con aumenti annuali, in favore di un meccanismo quinquennale”. Il vecchio meccanismo “era molto più generoso. Autostrade, per dire, ha un rendimento per gli investimenti del 10,2%, oramai fuori mercato e il 30% più alto di quello deciso dall’Art. Questo meccanismo – prosegue il Fatto Quotidiano – ha garantito una crescita costante dei ricavi da pedaggio del settore, passati dai 4,7 miliardi del 2009 ai 5,9 del 2017 con una redditività stellare. In media i concessionari hanno un margine operativo lordo oltre il 40% contro il 10-12 di aziende comparabili”. E qui è nata la querelle. Quasi tutti i 16 concessionari coinvolti, ad eccezione di Strada dei Parchi, insieme ad Aiscat hanno fatto ricorso contro le decisioni dell’Authority: “C’è chi si è spinto oltre e il giorno dopo la delibera dell’Art ha inviato al ministero un Pef che ignorava del tutto il nuovo sistema tariffario: è il caso del gruppo Gavio, il secondo italiano (Autostrada dei Fiori, Cisa, Autostrade valdostane etc). La risposta della direzione autostrade è stata durissima: ‘La proposta – si legge nelle lettere viste dal Fatto – viene considerata irricevibile’. Segue l’invito ad adeguarsi alla delibera dell’autorità, altrimenti ‘il mancato riscontro sarà considerato quale causa di inadempimento agli obblighi contrattuali’ che può portare alla revoca della concessione”.

ESCLUDERE LE OPERE GIA’ CANTIERATE

Sempre secondo il quotidiano, l’obiettivo dei concessionari è “escludere dal nuovo sistema tariffario, oltre alle opere già cantierate, anche quelle solo programmate. Un ritorno al passato dove nei Pef si stabiliva quali opere andavano realizzate ma poi nessuno vigilava perché tanto il vecchio sistema prevedeva comunque di remunerarle a tassi fuori mercato”.

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