Stando al rapporto Breaking the Plastic Wave 2025 dell’organizzazione non governativa The Pew Charitable Trusts, entro il 2040 l’inquinamento globale da plastica raggiungerà i 280 milioni di tonnellate all’anno. Si tratta di una previsione molto preoccupante, specialmente se si considerano le dimensioni già raggiunte dal fenomeno dell’inquinamento marino – secondo il Wwf, ogni anno otto milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono negli oceani – e la presenza di microplastiche nel corpo umano, con conseguenze ancora poco chiare sulla salute.
IL PROBLEMA DELLA PLASTICA È LO SMALTIMENTO SCORRETTO
Il problema non sono le plastiche in sé, che sono utilizzatissime – e spesso indispensabili – in pressoché tutti i settori dell’economia, ma il loro smaltimento scorretto. A questo proposito, lo scorso agosto sono falliti i negoziati internazionali sulla definizione di un accordo per contenerne l’inquinamento a causa dell’opposizione dei paesi produttori – la plastica è un derivato degli idrocarburi -, contrari all’imposizione di limiti sulla creazione di materiale vergine.
Anche i tassi di riciclo, comunque, sono molto bassi: appena il 9 per cento dei rifiuti plastici vengono riciclati, e solo il 15 per cento degli scarti vengono avviati a riciclo, secondo l’Ocse.
LE DIFFICOLTÀ CON IL RICICLO
“C’è una buona ragione per cui il tasso di riciclo della plastica non ha mai raggiunto le due cifre”, ha spiegato Judith Enck, presidente dell’associazione Beyond Plastics ed ex-dirigente dell’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, come riportato da Bloomberg. “È perché la complessità chimica e polimerica [della plastica, ndr] rende il riciclo su larga scala tecnicamente ed economicamente impraticabile. Stiamo sprecando tempo prezioso affidandoci a un sistema che non funziona da decenni”.
QUANTO AUMENTERÀ LA PRODUZIONE
Secondo il rapporto di Pew, al 2040 la produzione mondiale di plastica vergine aumenterà del 52 per cento, a un tasso doppio rispetto all’evoluzione dei sistemi di gestione dei rifiuti. Le emissioni di gas serra legate alla plastica, invece – petrolio e gas naturale non sono solo le materie prime, ma anche i combustibili che alimentano i processi produttivi -, aumenteranno del 58 per cento a 4,2 gigatonnellate di CO2 equivalente all’anno. Se l’industria della plastica fosse una nazione, sarebbe la terza maggiore emettitrice al mondo.
Anche l’Agenzia internazionale dell’energia, nel suo ultimo World Energy Outlook, aveva segnalato l’aumento della domanda di petrolio da parte dell’industria chimica, che lo utilizza come materia prima nei suoi processi.




