Il pupazzetto 3D (o avatar) di Mark Zuckerberg resterà con ogni probabilità il solo a popolare le spoglie lande del metaverso di Meta: Menlo Park avrebbe infatti deciso di ridurre fino al 30% il budget dedicato al non-luogo per eccellenza che avrebbe dovuto rivoluzionare il Web, almeno secondo quanto promesso da Mr. Facebook che aveva puntato così tanto sul progetto da cambiare il nome societario in Meta.
META DISMETTE IL METAVERSO?
Presentato come un mondo virtuale in cui fare festa 24 ore al giorno con amici e sconosciuti, vivere esperienze multiplayer immersive in giochini dal discutibile impianto grafico, allenarsi fisicamente nel proprio sport preferito e persino studiare, il metaverso di Meta avrebbe dovuto offrire ai propri utenti migliaia di possibilità.
O IL METAVERSO ERA GIÀ DISMESSO?
Non si sono mai viste, o se c’erano davvero nessuno le ha mai viste dato il clamoroso flop di Horizon Worlds, universo virtuale desolante e desolato che ora Meta sta comunque provando a popolare con l’Ai per dare la sensazione ai pochi giocatori che ancora ne esplorano le lande di essere meno soli.
IL FLOP DEI VISORI
Ma ad avere grosse difficoltà sono stati pure i visori che avrebbero dovuto costituire la porta di ingresso al nuovo modo di intendere gli ambienti virtuali: su quei costosissimi device sono cadute tutte le big che ci hanno investito, da Sony a Google fino incluse ovviamente le realtà che fino all’ultimo hanno perseverato, ovvero Apple e appunto Meta. Con ogni probabilità Menlo Park ripiegherà sugli smart glasses, settore che già presidia con stile (grazie a EssilorLuxottica).
QUANTI MILIARDI HA INGHIOTTITO IL METAVERSO?
I detrattori del metaverso di Meta in questi anni si sono divertiti a tener traccia dei miliardi che Mark Zuckerberg ha caparbiamente investito nel progetto portato ormai avanti in solitaria, dato che tutte le altre grandi aziende che avevano fatto annunci in tal senso si sono via via silenziosamente ritirate.
Sfida raccolta anche da Start: eravamo arrivati a contare 45 miliardi di dollari finiti in fumo, poi la calcolatrice ha iniziato a dare i numeri. Sarebbero molti di più: il Financial Times annota infatti che la sola divisione Reality Labs, il team responsabile del progetto, avrebbe perso oltre 70 miliardi di dollari in neanche un lustro. Ma se a questo si aggiunge anche il flop commerciale dei visori, la cifra finale potrebbe essere molto più elevata.
SOLDI VERI BRUCIATI PER MONDI VIRTUALI
Mark Zuckerberg ha potuto perseverare solo perché la sua holding da 1,7 trilioni di dollari ha continuato a registrare trimestrali ampiamente positive grazie agli introiti pubblicitari derivanti dei social. Aveva anche dato vita a un ampio battage pubblicitario capillare che s’accompagnava a un’opera di persuasione carsica intravista pure qua in Italia. Qualsiasi altro Ceo sarebbe stato fermato molto prima, ma Zuck è e resta il golden boy della Silicon Valley e i conti di Meta lo dimostrano.
Prova ne sia che appena le agenzie di stampa hanno battuto la notizia dei tagli nel progetto, possibile spia di una dismissione totale dello stesso, le azioni di Meta – riporta sempre il Ft – sono aumentate fino al 7 per cento all’inizio delle contrattazioni a New York prima di ridurre i guadagni e chiudere con un rialzo del 3,4 per cento, aggiungendo circa 60 miliardi di dollari al suo valore di mercato.
TRUMP STANA META DAL METAVERSO?
Che Meta non potesse continuare a bruciare miliardi nel parco giochi virtuale privato del proprio amministratore delegato è apparso chiaro appena Donald Trump ha fatto ritorno alla Casa Bianca e ha convocato le aziende più capitalizzate degli Usa imponendo loro di effettuare investimenti mostre negli States. Anticipammo il tema qua.
All’epoca le nostre erano solo riflessioni. Oggi possiamo dire di avere in mano la prova. Mentre Bloomberg infatti annunciava che Meta sarebbe pronta a sacrificare il 30 per cento del budget per il metaverso, l’azienda rendeva ufficialmente noto che investirà 600 miliardi di dollari nelle infrastrutture e nell’occupazione negli Stati Uniti nei prossimi tre anni, includendo la costruzione di data center per l’intelligenza artificiale.
I PIANI INDUSTRIALI DELLE BIG TECH VENGONO DECISI ALLA CASA BIANCA?
Come per Apple, la sensazione è che anche Meta abbia scritto il proprio piano industriale sotto dettatura di The Donald che, per avviare la tanto promessa (in campagna elettorale) “età dell’oro”, ha bisogno che le aziende più grandi tornino a scommettere sugli Usa. Inoltre la Casa Bianca sta imponendo alle software house a stelle e strisce di investire a più non posso in Ai per non perdere la competizione con la Cina, riedizione del Terzo millennio della corsa allo Spazio della metà del secolo scorso. In cambio Trump promette una deregulation totale, nonostante – è noto – l’intelligenza artificiale coinvolga così tanti temi (occupazionali ed etici) che dovrebbe essere strettamente imbrigliata dal legislatore.
Insomma, per non indispettire Trump (e nessun imprenditore sulla cresta dell’onda vuole correre un simile rischio, come dimostra la lunga lista di aziende, da Apple ad Amazon, passando per Google e Microsoft fino appunto a Meta, che ha partecipato alla colletta da 300 milioni di dollari per regalare al presidente la nuova sala da ballo della Casa Bianca per Natale) Meta dovrà fare la sua parte con una serie di investimenti mostre. La stessa cifra è stata chiesta pure ad Apple.
Lo scorso mese, il gigante dei social media ha concluso un accordo di finanziamento da 27 miliardi di dollari con Blue Owl Capital per finanziare il suo data center in Louisiana, il progetto più grande a livello globale dell’azienda. Il gruppo guidato da Zuckerberg ha inoltre annunciato in ottobre un investimento di 1,5 miliardi di dollari in un data center in Texas, avviando la costruzione della sua ventinovesima struttura di questo tipo a livello mondiale. Date le spese non preventivate, il metaverso di Meta dovrà per forza aspettare.



