Il 41% del budget industriale del Mimit finanzierà missili, caccia, fregate e blindati.
Secondo gli allegati al disegno di legge di bilancio incrociati con il Dpfp (Documento programmatico di finanza pubblica), nel triennio 2026-2028 il 40,9% dello stato di previsione del Mimit – pari a 10,29 miliardi su 25,16 – sarà destinato a programmi militari, rileva oggi il Sole 24 Ore.
Dietro le tabelle della manovra in discussione in Parlamento emerge una fotografia inequivocabile: la Difesa è ormai il principale beneficiario dei fondi del Mimit, segnale del nuovo ruolo dell’industria militare nelle politiche industriali.
Tutti i dettagli.
IL MUTATO CONTESTO GEOPOLITICO
L’aggressione russa all’Ucraina, unita all’incertezza generata dal sostegno altalenante del presidente statunitense Donald Trump alla sicurezza europea, ha innescato un aumento senza precedenti della spesa per la Difesa nel vecchio continente e un’accelerazione degli investimenti nell’industria degli armamenti.
Parallelamente, al vertice Nato del giugno scorso a L’Aja, i 32 Paesi dell’Alleanza Atlantica hanno approvato l’impegno ad aumentare le spese militari a fino al 5% del Pil entro il 2035. Roma è uno dei Paesi Nato con la spesa militare più bassa: lo scorso anno ha stanziato solo l’1,49% del Pil per le sua spesa in difesa. Questo fa sembrare il nuovo obiettivo del 5% entro il 2035 irraggiungibile. Una corsa agli investimenti che richiede continuità pluriennale e coinvolge sempre più i ministeri economici.
Il Dpfp motiva così la scelta: «Per contribuire al rafforzamento della capacità di difesa europea e al consolidamento del pilastro europeo della Nato, l’Italia sta assumendo un ruolo attivo nell’aumento degli investimenti nel settore della difesa…».
L’Italia segue il trend europeo: consolidamento, co-sviluppo, programmi congiunti, aumento delle spese, priorità ai joint procurement.
IL RUOLO DEL MIMIT
In questo scenario, osserva il Sole 24 Ore, il Mimit si ritrova sempre più “veicolo ideale” per finanziare la Difesa, settore in cui l’Italia può contare su player integrati e competitivi su scala globale: dai colossi Leonardo e Fincantieri a Mbda Italia, Elettronica, Avio Aero e non solo.
I NUMERI
Il nuovo documento “Nota illustrativa sulle leggi pluriennali di spesa in conto capitale”, allegato al Dpfp – introdotto quest’anno in sostituzione della Nadef – permette finalmente una proporzione chiara sul budget totale.
Come dettaglia il quotidiano confindustriale, “da solo il programma “Interventi in materia di difesa nazionale” vale poco meno di 9,2 miliardi nel triennio, praticamente quanto il programma “Incentivazione del sistema produttivo” che, per fare qualche esempio, contiene i contratti di sviluppo (2 miliardi nel triennio), i crediti d’imposta del piano 4.0 (1,4 miliardi), la Nuova Sabatini (1,3 miliardi), gli Ipcei (i progetti di ricerca di comune interesse europeo, 850 milioni), gli Accordi per l’innovazione (300 milioni). Alla difesa afferiscono anche 1,1 miliardi, sempre nel triennio, per progetti di ricerca e sviluppo nel settore dell’industria aeronautica, quota del programma “Politiche industriali, per la competitività, il made in Italy e gestione delle crisi di impresa”.
In altre parole, il peso della difesa nel Mimit è paragonabile a quello di tutte le politiche industriali civili messe insieme.
LE RISORSE PER EUROFIGHTER, FREMM, ASTER, NH90, TESEO MK2/E E NON SOLO
Il dato del 41% del budget Mimit destinato alla Difesa non è un incidente contabile, ma un segnale politico, industriale e strategico.
Secondo quanto rileva il Sole 24 Ore, oltre 7,3 miliardi di euro – stanziati attraverso le leggi 266/1997, 266/2005, 232/2016, 205/2017, 145/2018 e 160/2019 – alimentano un ampio portafoglio di programmi: dallo sviluppo e acquisizione dei caccia Eurofighter Typhoon alle fregate Fremm, dal missile Aster 30 Block 1 NT al sistema FSAF-PAAMS, fino al programma satellitare Sicral 3.
Nei capitoli finanziati rientrano anche l’addestratore M-346, gli elicotteri NH90 e NEES, il missile antinave pesante TESEO Mk/2E di Mbda, i veicoli blindati VBM Freccia 8×8, il nuovo Centauro II e le dotazioni per capacità Combat/SAR.
UNA DINAMICA CHE SEGUE IL TREND EUROPEO
Da questi numeri emerge che la Difesa non è più un capitolo separato, ma un perno della politica industriale italiana.
Una dinamica destinata a rafforzarsi con il nuovo quadro europeo dal momento che Bruxelles intende potenziare l’industria della difesa europea per rendere l’Ue più competitiva sulla scena globale e a ridurre la sua dipendenza da prodotti sviluppati negli Stati Uniti e in Cina.
IL COMMENTO DEGLI ANALISTI
La notizia, commentano gli analisti di Intermonte ripresi da Radiocor, “conferma il rafforzamento strutturale della spesa per la difesa in Italia e l’evoluzione del Mimit in vero strumento di politica industriale strategica per il settore”.
Si tratta, dunque, “di un segnale positivo per l’intera filiera nazionale della difesa”, con Leonardo in prima fila tra i beneficiari diretti grazie ai programmi aerospaziali, missilistici e di elicotteri. Tanto che stamani Leonardo torna a brillare in Borsa dopo alcune sedute sottotono: il titolo avanza dell’1,3% a 45,55 euro, recuperando parte della flessione di oltre l’8% registrata negli ultimi dieci giorni. Nonostante la correzione recente, da inizio anno l’azione mette comunque a segno un rialzo superiore al 76%.
Secondo gli esperti della Sim, anche Fincantieri dovrebbe beneficiare della notizia, grazie alle sue piattaforme navali, tra cui nuove fregate, unità logistiche e sottomarini, ma il titolo al momento cede l’1%. In ogni caso, prosegue Intermonte, la notizia rafforza “il posizionamento competitivo e la capacità di cogliere opportunità sui mercati europei ed export” di entrambe le società. In prospettiva, il crescente coordinamento con i programmi congiunti Ue “rappresenta un ulteriore catalizzatore per consolidare la leadership industriale italiana nel comparto difesa” concludono gli analisti.




