Un processo di selezione senza quasi nessuna interazione umana. È così che più di 100 ex dipendenti delle maggiori banche d’investimento, quali JPMorgan, Morgan Stanley e Goldman Sachs, sono entrati a far parte di un progetto riservato all’interno di OpenAI, noto con il nome in codice Mercury. La loro missione è “ridurre il lavoro ripetitivo dei giovani banchieri”. Quella di Sam Altman, Ceo della software house, iniziare a fare profitti.
IL PROGETTO MERCURY DI OPENAI
Secondo quanto riferito da Bloomberg, il gruppo coinvolto ha il compito di addestrare con le proprie competenze la sua intelligenza artificiale. I partecipanti ricevono un compenso di 150 dollari l’ora per scrivere prompt e costruire modelli finanziari relativi a diverse tipologie di operazioni, come ristrutturazioni e offerte pubbliche iniziali (IPO). Inoltre, l’azienda ha dato loro accesso anticipato all’intelligenza artificiale in fase di sviluppo, concepita per sostituire i compiti di livello base nelle banche d’investimento.
NUOVE FORME DI COLLOQUIO
Il processo di selezione per il Progetto Mercury, come raccontato da una fonte, prevede un’interazione minima con persone. Il primo step consiste in un colloquio di circa 20 minuti con un chatbot, che formula domande basate sul curriculum del candidato. La seconda fase valuta le conoscenze sui bilanci finanziari, mentre l’ultima prevede un test di modellizzazione.
CARATTERISTICHE DEL LAVORO
Il lavoro è flessibile e ai collaboratori viene richiesto di consegnare un modello a settimana. Le istruzioni prevedono di scrivere prompt in termini semplici e poi realizzare il modello. I partecipanti ricevono un feedback da un revisore e devono correggere eventuali errori prima che il loro lavoro venga integrato nei sistemi di OpenAI.
I PARTECIPANTI
Finora, il progetto ha coinvolto persone che hanno lavorato in diverse sedi di Wall Street, tra cui Brookfield, Mubadala Investment, Evercore e KKR. Anche alcuni studenti MBA di Harvard e del Massachusetts Institute of Technology stanno partecipando all’iniziativa.
OBIETTIVI DI OPENAI
Il progetto sottolinea la necessità, da parte di OpenAI e del suo Ceo, di rendere la tecnologia IA più utile per le imprese in vari settori, tra cui consulenza, finanza, legale e tecnologia. Nonostante infatti la valutazione della startup abbia raggiunto i 500 miliardi di dollari all’inizio del mese, OpenAI non ha ancora registrato profitti.
Un portavoce dell’azienda ha dichiarato che la società collabora con esperti “per migliorare e valutare la capacità dei nostri modelli in diversi ambiti” e che “gli esperti sono reclutati, gestiti e compensati da fornitori terzi”.
SVOLTA O ROVINA?
Gli analisti di investment banking generalmente lavorano più di 80 ore a settimana su operazioni attive, realizzando modelli dettagliati con Excel, per fusioni e acquisizioni e operazioni di leveraged buyouts. Sono spesso sottoposti a numerose richieste dai superiori per modificare presentazioni in PowerPoint, generando una cultura che ha dato origine al noto meme di Wall Street “pls fix” (ovvero, “per favore correggi”).
Le banche d’investimento, tra l’altro, non sono nuove all’ingresso dell’IA nella loro quotidianità. Già un anno fa Morgan Stanley aveva presentato il suo nuovo assistente di intelligenza artificiale (IA) alimentato da OpenAI, JPMorgan aveva una propria versione di un modello linguistico di grandi dimensioni e Goldman Sachs affermava di vedere nell’uso dell’IA “enormi opportunità di aumento della produttività e anche di efficienza”. Quest’ultima, lo scorso luglio, ha anche assunto centinaia di programmatori IA, con l’intenzione di averne migliaia.
Inoltre, numerose startup stanno sviluppando strumenti di intelligenza artificiale per assistere le banche in varie attività. Tuttavia, mentre gli analisti hanno da tempo lamentato la monotonia del lavoro, l’aumento dell’uso dell’IA ha alimentato timori riguardo alla sicurezza del loro impiego.






