Dopo i microchip, le terre rare, la soia e le navi, la guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina si è spostata sull’olio da cucina.
LE PAROLE DI TRUMP
Il presidente Donald Trump, infatti, ha detto che potrebbe interrompere la compravendita di olio da cucina con la Cina come ritorsione per le limitazioni poste da Pechino alle importazioni di soia americana. Il paese, di solito, ne è un enorme acquirente: l’anno scorso ha comprato circa il 45 per cento di tutte le esportazioni statunitensi di questo legume, che utilizza principalmente come mangime per i suini. Ma da qualche tempo sta trattenendo le importazioni, sostituendole con le forniture dall’Argentina e dal Brasile, come forma di pressione su Washington in vista dell’imminente vertice tra Trump e Xi Jinping. I due presidenti dovrebbero riunirsi in Corea del sud per discutere di un accordo commerciale, e la Cina sembra voler arrivare all’incontro da una posizione di forza.
“Stiamo valutando la possibilità di interrompere i rapporti con la Cina relativi all’olio da cucina e ad altri elementi del commercio, come ritorsione”, ha dichiarato Trump. “Ad esempio, possiamo facilmente produrre noi stessi l’olio da cucina, non abbiamo bisogno di acquistarlo dalla Cina”.
L’OLIO ESAUSTO PER I BIOCARBURANTI
L’olio da cucina esausto viene utilizzato dall’industria dei biocarburanti per produrre combustibili grossomodo equivalenti a quelli fossili ma dal minore impatto emissivo. La stragrande maggioranza delle importazioni statunitensi di questo prodotto arrivano dalla Cina, e l’anno scorso hanno raggiunto un valore record: 1,2 milioni di tonnellate, per 1,2 miliardi di dollari.
Il vantaggio dell’olio esausto è che, trattandosi di uno scarto, ha un’intensità carbonica inferiore rispetto alla soia, alla colza o al mais coltivati negli Stati Uniti per essere destinati alla produzione di biocarburanti. Sostenibilità a parte, l’olio vegetale esausto ha un prezzo inferiore di circa un terzo rispetto all’olio di soia raffinato.
La situazione attuale è molto problematica per gli agricoltori statunitensi di soia: non possono venderla in grandi quantità alla Cina perché ha congelato le importazioni, ma non possono venderla nemmeno alle bioraffinerie americane perché queste ultime preferiscono il più economico olio esausto cinese.
I NUMERI DEL COMMERCIO DI OLIO ESAUSTO TRA AMERICA E CINA
Già da prima che Trump si esprimesse sulla questione, comunque, le esportazioni cinesi di olio esausto negli Stati Uniti stavano già diminuendo. Inoltre, le eventuali ritorsioni su questo commercio non basteranno a compensare le perdite degli agricoltori americani, dato che la soia è una commodity di maggior valore dell’olio da cucina esausto.
Nel 2024, come detto, le esportazioni cinesi di oli vegetali negli Stati Uniti sono ammontate a 1,2 milioni di tonnellate, per un valore di 1,2 miliardi di dollari. Nei primi sette mesi del 2025, però, sono scese a 387.000 tonnellate, rispetto alle 684.000 tonnellate dello stesso periodo dell’anno precedente.
Nel 2024, la Cina ha acquistato soia dagli Stati Uniti per un valore di 12,6 miliardi di dollari.