Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha promesso che farà tutto il possibile per evitare la messa al bando nell’Unione europea dei veicoli con motore a combustione interna dal 2035. Tra meno di dieci anni, infatti, non sarà più possibile immatricolare automobili e furgoni a benzina o a gasolio sul territorio comunitario perché non rispettano l’obbligo di abbattimento del 100 per cento delle emissioni allo scarico.
La regolazione europea punta a favorire la diffusione dei veicoli elettrici, che però ad oggi rappresentano solo una parte minoritaria delle immatricolazioni nell’Unione: tra le nuove auto, infatti, l’elettrico ha una quota di mercato inferiore al 16 per cento; tra i furgoni è dell’8,5 per cento e tra i camion del 3,6 per cento.
IL PENSIERO DI MERZ
Secondo Merz, la cancellazione del divieto al motore endotermico non fermerà la transizione all’elettrico, e che anzi questa rimarrà la tecnologia centrale. Ma il cancelliere ha detto anche che l’industria automobilistica europea – va ricordato che la Germania è il paese dell’Unione che produce ed esporta più auto – ha bisogno di tempo per adattarsi.
Il governo tedesco, comunque, ha presentato un nuovo piano di incentivi all’acquisto di veicoli elettrici da 3 miliardi di euro, destinato ai cittadini a medio e basso reddito.
IL PARERE DI VOLKSWAGEN E MERCEDES-BENZ
Anche l’amministratore delegato del gruppo Volkswagen, Oliver Blume, crede che l’elettrico sia la tecnologia del futuro, ma pensa anche che la data ultima del 2035 per i motori a combustione sia irrealistica.
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Secondo il capo di un’altra grande casa automobilistica tedesca, Ola Kaellenius di Mercedes-Benz, le autorità europee dovrebbero garantire degli spazi ai motori ibridi (che abbinano le tecnologie termica ed elettrica) dopo il 2035.
COSA PENSANO I COSTRUTTORI AUTOMOBILISTICI EUROPEI
Non solo le case tedesche, ma l’intera Associazione dei costruttori europei di automobili ha invitato la Commissione europea a rivedere gli obiettivi sulla decarbonizzazione della mobilità, alla luce della fiacchezza delle immatricolazioni nell’Unione (i consumatori, peraltro, preferiscono i modelli ibridi agli elettrici “puri”), della concorrenza della Cina (le cui aziende sono avanti nell’elettrico a batteria) e dei nuovi dazi statunitensi.
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Secondo l’Associazione, meglio nota come Acea, la regolazione europea deve prevedere spazi maggiori per i veicoli ibridi e per i carburanti alternativi, come i biocarburanti e gli elettrocombustibili (e-fuel). Anche se l’elettrico resterà la tecnologia dominante, spiega, una maggiore flessibilità permetterà di tutelare la sicurezza economica dell’Unione.
I biocarburanti e gli e-fuel rilasciano CO2 al momento della combustione ma il loro impatto emissivo è complessivamente neutro; inoltre, possono circolare nei tradizionali motori a combustione interna. I biocarburanti sono ricavati da colture agricole o da rifiuti organici e sono promossi soprattutto dall’Italia, mentre gli elettrocombustibili sono di origine sintetica e sono spinti dalla Germania. Ad oggi, tuttavia, non esiste una produzione né di biocarburanti né di e-fuel su vasta scala e a prezzi competitivi per il mercato di massa.
Lo scorso marzo la Commissione europea aveva annunciato lo stanziamento di 570 milioni di euro (in aggiunta ai 2,2 miliardi del periodo 2022-2025) per lo sviluppo di carburanti alternativi, in particolare per i veicoli pesanti, più difficili da elettrificare rispetto alle automobili.
L’ACEA VUOLE ANCHE REGOLE MENO RIGIDE PER IL 2030
L’Acea chiede a Bruxelles anche di ammorbidire le regole sulle emissioni al 2030, quando è prevista una riduzione del 55 per cento delle emissioni di CO2 per le auto e del 50 per cento per i furgoni rispetto ai livelli del 2021.
Secondo l’associazione, il rispetto del target dovrebbe basarsi su una media di cinque anni, dal 2028-2032; inoltre, alcune tipologie di vetture – come le auto elettriche di piccole dimensioni e gli ibridi plug-in – dovrebbero ricevere un trattamento particolare, i veicoli alimentati con carburanti neutri andrebbero considerati allo stesso modo di quelli elettrici e bisognerebbe prevedere incentivi per l’utilizzo di acciaio a basse emissioni.