Nel 2018 Amazon aveva acquistato l’azienda Ring per circa 1 miliardo di dollari così da dotarsi di una serie di prodotti per la sicurezza e la domotica attraverso i quali estendere i propri servizi ancillari rispetto al business principale, ovvero l’e-commerce.
SE IL CAMPANELLO SA CHI C’E’ ALLA PORTA…
Qualche giorno fa il colosso dell’e-commerce ha alzato il velo sulla nuova gamma di videocamere e videocitofoni con prodotti capaci di trasmettere immagini e registrazioni ad alta risoluzione ma, soprattutto, dotati di funzioni Ai.
Nell’offerta di Amazon Ring spicca, su tutti, il Familiar Faces opzione che se attivata consente ai device di scansionare i tratti fisiognomici di ciascun individuo, confrontarli rapidamente con quelli tenuti in archivio, per avvertire l’utente che c’è Marco alla porta o che il nonno s’è chiuso ancora una volta fuori e sta bussando. Una tecnologia raffinata usata finora, non senza polemiche, per motivi di sicurezza nazionale in diversi Stati e che tra poco in Nord America sarà invece a portata di e-commerce.
LA DIFFICILE POSIZIONE DEL WASHINGTON POST
Il Washington Post, il cui editore è proprio il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, enfatizza la novità: “Ring di Amazon prevede di scansionare il volto di chiunque entri in casa”, titola. “L’obiettivo è identificare tua sorella, un vicino o altre persone che conosci”, viene spiegato, senza farsi troppe domande se la sorella, il vicino e tutti gli altri abbiano mai dato il proprio assenso a farsi scansionare il volto, cedendo così dati univoci senza conoscere le finalità del trattamento.
AMAZON RING COME LE TELECAMERE DEGLI AEROPORTI?
Poi lo stesso Wp ammette che ciò inquieta gli utenti: “Sebbene la funzionalità sarà facoltativa per i possessori di dispositivi Ring, i sostenitori della privacy affermano che è ingiusto che, ovunque venga utilizzata questa tecnologia, il volto di chiunque si trovi nel raggio d’azione venga scansionato per determinare chi è un amico o uno sconosciuto”. Certo, ridurre tutto a un problema dei “sostenitori della privacy”, come se fossero una setta, fa sorridere, ma siamo comunque sul giornale di Bezos.
La testata insiste sulla bontà dell’operazione: “In genere è legale filmare in luoghi pubblici, incluso l’ingresso di casa. E nella maggior parte degli Stati Uniti, non è richiesta alcuna autorizzazione per raccogliere o utilizzare le impronte digitali del viso“. Però una portavoce di Ring ha affermato che la funzione di riconoscimento facciale non sarà disponibile in Illinois, Texas e Portland, Oregon, e sarà limitata “a scopo precauzionale” a causa di diverse normative statali.
IL WP: ANCHE GOOGLE LO FA
Intanto il Wp fa notare che “Altre aziende, tra cui Google, offrono già il riconoscimento facciale per campanelli e telecamere connesse” e poi ventila una sorta di trattamento discriminatorio “Tuttavia, gli enti di controllo della privacy hanno affermato che l’uso del riconoscimento facciale da parte di Ring comporta rischi aggiuntivi, poiché i prodotti dell’azienda sono integrati nei nostri quartieri e hanno sempre sollevato questioni sociali, legali e di privacy”.
Non è del resto la prima volta che Amazon Ring solleva dubbi lato privacy, ma è la prima che presenta tecnologie tanto pervasive che pongono quesiti su dove verranno stoccati simili dati biometrici, per quanto tempo e con quali finalità.
I TIMORI AMERICANI SUSCITATI DA AMAZON RING
Alla fine è lo stesso Washington Post ad ammettere che “Gli esperti di privacy hanno affermato che l’uso della tecnologia da parte di Ring rischia di oltrepassare i limiti etici a causa del suo potenziale utilizzo diffuso in aree residenziali senza la conoscenza o il consenso delle persone”.
E a riportare alcune osservazioni, come quella di Calli Schroeder, consulente senior presso l’Electronic Privacy Information Center, un gruppo di difesa dei consumatori che sostiene che la funzione è “invasiva per chiunque si trovi nel raggio d’azione del campanello Ring”.
Ogni impronta facciale verrebbe poi confrontata con i volti precedentemente identificati nel database Ring, viene sottolineato sempre alla medesima testata da Albert Fox Cahn, direttore esecutivo del Surveillance Technology Oversight Project, altro gruppo di difesa della privacy.
UN TEMA CHE STA PER SCOPPIARE?
Il tema non riguarda solo i dispositivi per la domotica e si farà via via maggiormente incalzante all’aumentare delle quote di mercato di device sulla rampa di lancio per una diffusione sempre più capillare come gli occhiali smart. “Grandi aziende come Google e Meta si sono astenute dall’integrare il riconoscimento facciale negli occhiali intelligenti”, fa notare il Wp.
Molti costruttori di questi smart glasses sono inoltre cinesi: il rischio che dati tanto sensibili carpiti dalle lenti hi-tech volino fino ai server di Pechino potrebbe presto scuotere la società americana il cui governo fin dall’amministrazione Biden ha bloccato alla frontiera le auto cinesi con funzionalità intelligenti adducendo proprio non meglio precisati motivi di sicurezza nazionale. Alle Big Tech di casa propria sarà invece concesso tutto?