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Auto, tutte le cineserie di Geely in Italia

Debutta ufficialmente sulle nostre strade con due Suv il costruttore cinese Geely. Quasi nessuno ne ha mai sentito parlare, ma in realtà l'azienda del miliardario Li Shufu è da tempo in Europa avendo fatto shopping nell'automotive e persino in Menarinibus

Tra le tante Case cinesi che si apprestano a debuttare con le proprie auto elettriche ed ibride nel Vecchio continente ce ne è una che conosce bene questo mercato. Con ogni probabilità non sarà conosciuta invece dagli europei, perché Geely finora era rimasta ‘dietro le quinte’, agendo come investitore estero. Con l’autunno 2025 i tempi sono maturi per far correre sulle nostre strade vetture con il suo luogo.

GEELY HA FATTO SHOPPING IN EUROPA

Partner della francese Renault ormai in entrambe le divisioni nelle quali si è scissa di recente – Horse (dedicata ai motori a scoppio) e Ampere (auto elettriche) – il costruttore asiatico ha fatto incetta di marchi europei del calibro di Volvo (e della sua divisione sportiva, oggi elettrica, Polestar), Lotus e Smart scalando al contempo Daimler (Mercedes-Benz) così da diventarne il primo azionista. Sempre sul fronte dei mezzi pesanti si segnala inoltre l’ingresso in Menarinibus (ex Industria italiana autobus), azienda di Avellino con sede di ricerca a Bologna a lungo nelle mani dello Stato.

Fondata nel 1986 da Li Shufu che ancora oggi ne è presidente, come molti altri colossi dell’automotive cinese all’epoca produceva tutt’altro – i cinesi più fortunati, del resto, in quegli anni si spostavano in bici – ovvero ricambi di frigoriferi (sul sito ufficiale ostentano con orgoglio che la società fosse nata tra le cascine poverissime della città di Tainzhou, nello Zhejiang) mentre risulta oggi trai i conglomerati asiatici maggiormente arrembanti (nel 2022 il fatturato era di 55,86 miliardi di dollari).

L’ALLARME (INASCOLTATO) DI LI SHUFU

Si tratta anche di una delle prime aziende del Dragone ad avere pronunciato una parola che a Pechino è mal tollerata: “crisi”, sebbene declinata con taglio mondiale, annunciando lo scorso giugno la necessità di razionalizzare ogni spesa, rivedere gli innumerevoli impegni presi finora e, soprattutto, fermare tutti i progetti per la realizzazione di nuove fabbriche in giro per il mondo. “L’industria automobilistica globale – hanno sentenziato da Geely – è impantanata in gravi problemi di sovracapacità, per cui abbiamo deciso di smettere di costruire nuovi impianti di auto”.

COSA DICONO I NUMERI

Proprio come Byd – dalla quale non a caso è appena sceso Warren Buffet – anche l’azienda di Li Shufu continua la sua corsa, ma la frenata è comunque evidente. Se si prende l’ultima semestrale, per esempio, si vede un calo del 14% dell’utile netto a causa di costi più elevati per la ricerca e lo sviluppo e dell’intensa concorrenza nel settore cinese delle auto elettriche. Le vendite totali di veicoli di Geely sono comunque aumentate del 47% raggiungendo il record di 1,41 milioni di unità, tuttavia, i margini sono stati messi sotto pressione dalla guerra dei prezzi scoppiata in Cina ora che gli incentivi governativi sono finiti. Byd ha già fatto capire che il target annuale di 5,5 milioni di auto non sarà portato a casa, Geely invece confida ancora di raggiungere il suo avendo fissato l’asticella a 3 milioni.

E ORA GEELY CORRE IN ITALIA

Mentre Geely tirava il freno a mano sulla possibilità di costruire nuovi impianti, sempre all’inizio dell’estate la casa cinese siglava un accordo di distribuzione per l’Italia con la saudita Jameel Motors, di cui abbiamo parlato approfonditamente qua. La stagione italiana sarà inaugurata col lancio delle Suv EX5 e Starray EM-i. Tutta da costruire la rete di vendita e assistenza: gli obiettivi del costruttore sono ambiziosi e parlano di 100 concessionarie nel giro di un anno e mezzo, staremo a vedere se le condizioni di mercato lo consentiranno.

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