Stella Li, vicepresidente esecutiva della casa automobilistica cinese Byd, specializzata in veicoli elettrici, ha affermato che la società punta a diventare uno dei primi tre costruttori in Europa entro i prossimi cinque anni. In questo piano di espansione manifatturiera, pare che l’Italia avrà un ruolo importante: in un’intervista al Sole 24 Ore durante il salone di Monaco, infatti, Li ha detto che il nostro paese “è nella short list per la seconda fabbrica in Europa”, dopo quella in Ungheria, a Seghedino, dedicata alla produzione della citycar Dolphin Surf.
LE PRECISAZIONI DI STELLA LI E I COLLOQUI CON IL GOVERNO MELONI
“Abbiamo bisogno di un secondo impianto e, in futuro, ci servirà anche un impianto per le batterie”, ha aggiunto Li. “La scelta si scontra con costi energetici, infrastrutture, burocrazia. Penso che ora, se si guarda al confronto con gli altri paesi, il costo dell’energia sia l’ostacolo più grande, che rende l’Italia non la nazione più competitiva”. Già Carlos Tavares, ex-amministratore delegato di Stellantis – l’unico grosso produttore automobilistico nel nostro paese -, disse che in Italia è svantaggioso costruire auto per via dei prezzi elevati dell’energia, doppi rispetto alla Spagna, un paese dalle caratteristiche simili.
Di conseguenza, non sembra probabile che Byd deciderà di insediarsi in Italia: non come seconda scelta dopo l’Ungheria, almeno. All’inizio del 2024, comunque, il governo di Giorgia Meloni contattò Byd con l’obiettivo di concludere un accordo di investimento; anche al tempo la società non escluse la possibilità, ma precisò che sarebbe dipeso “dalle nostre vendite” in Europa.
LE DIFFICOLTÀ DI BYD
Vendite che però, nel complesso, non vanno granché bene e Byd – stando a Reuters – avrebbe deciso di tagliare del 16 per cento gli obiettivi per quest’anno, a 4,6 milioni di unità anziché 5,5 milioni. Inoltre, nel secondo trimestre del 2025 la società ha riportato un calo dei profitti del 30 per cento: si è trattato della prima diminuzione in tre anni.
GLI OBIETTIVI IN EUROPA
Ad oggi il mercato cinese vale l’80 per cento delle vendite di Byd, ma il business in patria è complicato dalla concorrenza agguerrita e dalla “guerra dei prezzi” in corso tra le varie case che erode i margini di profitto. Da qui, la necessità di espandersi all’estero.
A questo proposito, Stella Li ha detto al Sole 24 Ore che in Europa “il nostro primo impegno è quello di ampliare il nostro stabilimento in Ungheria e raggiungere la piena capacità produttiva entro l’anno prossimo. Non è facile ma vogliamo raggiungerla coinvolgendo anche più fornitori locali”: è una precisazione interessante perché Byd produce internamente la maggior parte dei componenti delle sue auto, a cominciare dalle batterie. “D’altro canto”, ha aggiunto la vicepresidente, “vedremo dove ci sarà una buona opportunità per collaborare e acquisire. Il motore di qualsiasi scelta è la tecnologia”.
BYD, APPLE E NVIDIA
Stella Li ha definito Byd non una casa automobilistica bensì una società tecnologica, “la Apple dell’automotive“, riferendosi probabilmente agli sforzi per lo sviluppo della guida autonoma: anche la statunitense Tesla, la sua rivale principale nella mobilità elettrica, sta puntando parecchio su questi sistemi.
La vicepresidente ha poi aggiunto che “il nostro partner tecnologico principale è l’americana Nvidia, noi prendiamo il meglio del tech da tutto il mondo indipendentemente dalla nazionalità. Ci interessa solo l’eccellenza, non la provenienza”. Nvidia è nota principalmente per i processori per l’intelligenza artificiale, ma realizza anche microchip per l’industria automobilistica: non si tratta di componenti altrettanto sofisticati e dunque non sono soggetti agli stessi controlli sulle esportazioni che il governo degli Stati Uniti applica nei confronti dei semiconduttori avanzati.
Sulla collaborazione con Nvidia, il consigliere speciale per l’Europa di Byd, Alfredo Altavilla, ha aggiunto che “l’industria tecnologica è globale per definizione, senza frontiere e non ha passaporto. Conta solo la capacità di innovare e creare prodotti all’avanguardia”.
BYD TRA UNGHERIA, TURCHIA, GERMANIA E ITALIA
Oltre allo stabilimento di assemblaggio in Ungheria, Byd sta lavorando a un secondo sito per la regione europea in Turchia, che dovrebbe entrare in funzione nel marzo 2026 con una capacità produttiva di 500.000 unità all’anno.
Come opzione per la terza fabbrica regionale era stata valutata la Germania, trattandosi dell’economia (e del mercato automobilistico) più grande d’Europa. Ma la scelta era stata messa in discussione per via degli alti costi del lavoro e dei prezzi energetici.
Lo scorso marzo Altavilla dichiarò che sarebbe stato “difficile immaginare” uno stabilimento di Byd in paesi europei che “non sono favorevoli alle auto cinesi”. A proposito dell’Italia, sottolineò che il nostro governo si era espresso in favore dei dazi sui veicoli elettrici importati dalla Cina. Ma aggiunse anche che Byd aveva firmato degli accordi di fornitura con diverse aziende italiane come Brembo (freni), Pirelli (pneumatici) e Prima Industrie (laser) legati allo stabilimento in Ungheria.